I compagni coltelli già tramano per mettere Emiliano fuori pista
21 Marzo 2012
Ci sono tanti elementi, nella vicenda barese, che lasciano pensare che Emiliano sia finito in un bel trappolone. Una vera e propria resa dei conti interna al centrosinistra, che prende a pretesto l’inchiesta Degennaro e la bufera che si è scatenata sul sindaco di Bari per regolare una serie di questioni in sospeso da tempo e, soprattutto, togliere di mezzo lo scomodo competitor.
Dopo la brutta batosta della presidenza dell’Anci, incassata dal sindaco senza neanche troppe polemiche tenuto conto del suo animo "fumantino", Emiliano prosegue per la sua strada e non potendo tessere la tela, ormai logorata, con il Pd si riscopre novella Penelope insieme al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, con il quale ha in comune molto di più della carica di primo cittadino di una importante città del Sud: entrambi ex pm, entrambi "scassatori", entrambi in condizione – per volontà o per necessità – di muoversi al di fuori del recinto dei propri rispettivi partiti, con i quali entrambi hanno un rapporto difficile. Parte, dunque, l’idea di una Lista civica nazionale per raccogliere, insieme, quei consensi che i partiti tradizionali non sono più in grado di portare a casa, lanciando una nuova idea di politica (in che consista di preciso, non è dato saperlo) ma, soprattutto, cercando di replicare il successo della rivoluzione arancione che ha portato De Magistris alla guida di Napoli con una percentuale di consenso impressionante. Una mobilitazione, obiettivamente, come non se ne vedevano da tempo. Quale miglior compagno di viaggio, dunque, del sindaco di Bari Michele Emiliano, a sua volta considerato una delle personalità più carismatiche del centrosinistra, pugliese ma non solo.
Sull’onda lunga del lancio delle liste civiche – sia a livello locale che nazionale – Emiliano si dirige a passo sempre più spedito verso il suo obiettivo principale, un sogno che ha tirato fuori dal cassetto e che è determinato a realizzare: diventare il nuovo governatore della Regione Puglia dopo Vendola. Quando quest’ultimo non soltanto gli dà il via libera, ma ne fa praticamente il suo delfino nella successione al governo regionale, il tutto di fronte a un Bersani inerme e che ormai ha ben poca voce in capitolo, Emiliano è già pronto ai blocchi di partenza per partire con uno scatto (vista la sua mole, in senso figurativo) e tagliare per primo il traguardo.
Guardando quel momento alla luce del putiferio che oggi gli si è scatenato contro, forse il sindaco non deve aver pensato, allora, che in molti e per i più disparati motivi sarebbero stati ben contenti di tirargli uno sgambetto per farlo inciampare durante la sua corsa. Meglio ancora se nella fase iniziale, quando poi è troppo tardi per sperare di veder già accumulato quel sufficiente distacco tale da competere comunque per un posto sul podio. Invece, il peggiore degli scenari si è materializzato: quello che ha fatto passare Emiliano dal sogno all’incubo.
Succede che una brutta inchiesta sui Degennaro, una delle più potenti famiglie di imprenditori che hanno sostenuto il sindaco al momento della sua elezione, lo trascini anche nell’occhio del ciclone insieme al fratello Alessandro e al cugino (omonimo) Michele. Non soltanto per i chili di pesce e frutti di mare fatti recapitare a casa di Emiliano come strenna natalizia ma, soprattutto, per alcuni legami poco trasparenti tra l’impresa dei Degennaro e l’amministrazione comunale; con i parenti del sindaco a loro volta invischiati e che contribuiscono a metterlo in ulteriore imbarazzo.
E’ bastata l’ombra del sospetto per aizzare i giustizialisti democratici della prima ora, quelli pronti a prescindere a scagliare la prima pietra. Salvo poi, come ha fatto il segretario regionale del Pd, Sergio Blasi, ritrattare su tutta la linea passando dall’etichettare Emiliano come "maschera delle lobby" a garantirgli "sostegno" e "fiducia" non dubitando della sua "onestà personale". Una linea che ha sposato – non potendo dire che sia stato lui a dettarla – anche il segretario nazionale Pierluigi Bersani, con quell’sms che tanto ha fatto piacere al sindaco di Bari nel quale, con la solita ironia incomprensibile alla quale ci ha abituati, lo incita a non mollare: "Togli i peli alle cozze e vai avanti!". Peccato che i democratici si siano divisi i compiti e che, se a Bersani tocca fare la parte del buono, nel resto del partito si stiano già dando da fare per mettere Emiliano fuori gioco.
Si parla del senatore Gianrico Carofiglio – peraltro marito di Francesca Romana Pirrelli, ironia della sorte, uno dei pm che sta portando avanti l’inchiesta Degennaro – e del collega Nicola Latorre come di personalità del centrosinistra già in pole position nel caso in cui, in Puglia, dovesse esserci bisogno di qualcuno da candidare alla guida della Regione. Entrambi in grado di portare in dote al Pd – e non è una cosa da poco – buoni rapporti con il governatore Vendola, l’oste senza il quale i conti, questo è certo, non si fanno.
Se poi ci si mette anche Nichi a stroncare la volata di Emiliano verso la presidenza della Regione, consigliandogli (anche lui con il suo particolare linguaggio) di stare "pancia a terra al lavoro per la città", allora le cose per Michè si mettono veramente male. Il fuoco amico – al di là di qualche levata di scudi più pelosa delle famose cozze – a ben guardare è dei più accaniti, specialmente se a fargli da cassa di risonanza ci si mette anche La Repubblica, con le sue penne taglienti come lame affilate.
Sarà anche per questo che Emiliano – che è molto meno ingenuo di quanto non voglia apparire – ha messo subito al riparo dagli attacchi a lui rivolti il progetto nato per fare da volano alle sue ambizioni: “Non credo che parlerò mai più della Lista civica nazionale. Temo che non sia aria”. In effetti, come dargli torto. Almeno, in questo modo, la speranza è che almeno una delle due ambizioni – regionale o nazionale – si salvi.
Messa al sicuro la Lista, ora l’altra mission di Emiliano- questa, davvero, impossible – è quella di recuperare la fiducia dei baresi. Che, a dire la verità, hanno tutte le ragioni di avercela con un sindaco che, solo per citare i disastri più recenti, ha portato il teatro Petruzzelli al commissariamento e ha fatto deridere la città da tutta Italia, aizzando il peggiore dei vecchi stereotipi sul Sud "magnaccione", quello in cui le clientele e i traffici poco trasparenti sono ordinaria amministrazione. A prescindere dalle responsabilità penali, che sarà la magistratura ad accertare e che comunque – per ora – non riguardano direttamente il sindaco che non è indagato, le responsabilità politiche emerse dalle ultime vicende sono molto pesanti e chissà che non siano i baresi, ancor prima dei compagni di partito, a mettere Emiliano definitivamente fuori pista.