I dati del superindice Ocse mostrano un’Italia pronta a uscire dalla crisi

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I dati del superindice Ocse mostrano un’Italia pronta a uscire dalla crisi

09 Agosto 2009

Venerdì, a distanza di poche ore, sono stati diffusi due dati assolutamente fondamentali per comprendere lo stato di salute dell’economia italiana: da una parte il superindice dell’Ocse, dall’altra i risultati sul PIL del secondo trimestre. Messi a confronto, i risultati delle due ricerche sembrano ritrarre due paesi differenti: per l’Ocse l’Italia è una delle nazioni che sta reagendo meglio alla crisi mondiale; l’unica, insieme alla Francia, ad avere ottenuto risultati migliori rispetto a un anno fa. Dall’analisi dell’Istat, invece, emerge che la situazione del Belpaese è la peggiore da quasi trent’anni, con il livello del Pil che è in caduta libera. A chi credere? Forse vale la pena esaminare un po’ meglio i dati dell’Ocse…

Durante la conferenza stampa di venerdì sull’operato del Governo nei primi 14 mesi d’attività, Berlusconi si sofferma proprio sui risultati arrivati da Parigi. “L’Ocse dice che l’Italia è la prima in Europa per segni di ripresa. È una buona notizia che va nella direzione della fiducia, che io, insisto, bisogna avere per uscire presto dalla crisi”, dichiara raggiante il Cavaliere. Secondo l’Ocse, infatti, il livello del superindice italiano è cresciuto di 4,8 punti rispetto al valore di giugno 2008, portandosi a 103,3 punti. Si tratta di un risultato davvero ottimo, specie alla luce del fatto che in Europa solo Italia e Francia hanno avuto un incremento rispetto allo scorso anno, anche se i nostri cugini d’Oltralpe si sono fermati a “soli” 2,7 punti in più. Facile capire la soddisfazione di Berlusconi. L’Italia è in piena ripresa, dunque. O no?

Sempre venerdì scorso l’Istat ha pubblicato i dati sul Pil del secondo trimestre 2009. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, il Pil italiano ha fatto registrare una flessione dello 0,5% rispetto al valore dello scorso trimestre e del 6% su base annua. Riguardo a quest’ultimo, si tratta del risultato peggiore dal 1980. Eppure anche in questo caso c’è un barlume di speranza, nel senso che poteva andare peggio. Gli analisti della Reuters, infatti, stimavano una flessione di 0,7 punti percentuali su base trimestrale e 6,1 su quella annuale. Ma in ogni caso va spiegata la differenza tra il ritratto dell’Ocse e quello dell’Istat.  

La risposta è che si tratta di due analisi diverse tra loro, e tutt’altro che in conflitto. Le rilevazioni sul Pil sono operazioni assimilabili a quelle che un medico compie per registrare la presenza di segni vitali in un paziente: in altre parole, l’Istat saggia il polso dell’economia italiana. Le analisi sul superindice dell’Ocse sono invece previsioni più o meno articolate riguardo al futuro prossimo dello stesso paziente. Il superindice, o Composite Leading Indicators, è utilizzato per fornire segnali anticipatori dei punti di svolta del ciclo economico, dove il livello di 100 punti segna lo spartiacque tra la fase di flessione e quella di espansione. In questo modo è facile capire perché i due risultati siano così differenti: l’Istat ci comunica che negli ultimi tre mesi il Pil italiano ha avuto una forte flessione, anche se minore rispetto a quella che importanti analisti si aspettavano. I dati dell’Ocse, invece, vanno letti soprattutto in prospettiva futura, in quanto il superindice anticipa le fasi di espansione o rallentamento di una data economia.

In definitiva, mettendo insieme i dati delle due ricerche, emerge che l’economia italiana sta attraversando un momento davvero difficile (dati Istat), ma è già possibile vedere i primi segni della ripresa (dati Ocse).