I dati della Banca d’Italia dicono che il Molise dà segnali di ripresa

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I dati della Banca d’Italia dicono che il Molise dà segnali di ripresa

21 Giugno 2011

di g.l.

L’economia del Molise torna a crescere, sebbene non si possa ancora parlare di uscita dalla crisi e di piena ripresa. È il consueto rapporto annuale della Banca d’Italia a mettere in evidenza luci e ombre del 2010. La ricerca è stata presentata ieri a Campobasso nell’aula Colozza dell’Università, davanti alle autorità, ai rappresentanti delle istituzioni e a diversi imprenditori.

I lavori sono stati aperti dal rettore dell’ateneo molisano Giovanni Cannata. La ricerca è stata introdotta da Giuseppina Capozza, direttore della Filiale di Campobasso della Banca d’Italia. Sono intervenuti Magda Bianco, titolare della Divisione Economia e Diritto della Banca d’Italia, e Pietro De Matteis, funzionario della stessa banca. È stato aperto, poi, un confronto con l’imprenditrice Sabrina Ricci e con Alberto Franco Pozzolo, direttore del Dipartimento di Scienze Economiche Gestionali e Sociali.

Nell’ultimo anno, la ricchezza prodotta in Molise è cresciuta dello 0,3 per cento, ma considerando che nel biennio precedente si era registrata una contrazione di quasi quattro punti percentuali, il dato va considerato in maniera positiva, perché potrebbe significare un punto di svolta, un’inversione di tendenza. Si tratta di cifre in linea con il resto del Mezzogiorno, ma inferiori al Centro Nord.

Il miglioramento, sottolineano dalla Banca d’Italia, è stato più pronunciato nel comparto metalmeccanico, mentre spiragli positivi arrivano dal settore della moda con la risoluzione della vertenza Ittierre. Ma per conoscere l’entità della ripresa bisognerà aspettare i numeri delle esportazioni. Per quanto riguarda gli altri settori, l’agricoltura è ancora in difficoltà e diminuiscono le imprese attive anche nel 2010 (dal 2001 le aziende si sono ridotte di un quarto). Gli investimenti industriali restano contenuti e nelle costruzioni rimangono le difficoltà per i cantieri fermi e la flessione delle opere pubbliche. Anche il terziario sta affrontando timidamente la fase di ripresa ma dall’indagine della Banca d’Italia risulta in crescita il reddito delle aziende di servizi non finanziari. Bisognerà aspettare, inoltre, anche per vedere crescere di nuovo turismo e consumi.

Veniamo al lavoro: secondo la Banca d’Italia le condizioni del mercato rimangono sfavorevoli e l’occupazione è ulteriormente diminuita. La partecipazione delle donne, inoltre, resta ai minimi. Il dato positivo, però, riguarda la cassa integrazione, che in chiusura d’anno ha registrato primi segni di riduzione.

E se alle istituzioni e alla politica spetta il compito di agire per accelerare la ripresa dell’economia locale, il rapporto della Banca d’Italia dà indirettamente alcune possibili linee guida sui punti su cui intervenire. Nel confronto tra il Molise e le altre regioni italiane ed europee simili per struttura produttiva e condizioni socio-economiche, emerge che la ripresa è frenata dagli investimenti ridotti in ricerca e sviluppo e dalla poca presenza di personale qualificato. Ad incidere negativamente è anche la forza minore sui mercati esteri. È su questi indirizzi che bisognerebbe lavorare e investire. La Banca d’Italia evidenzia i limiti all’interno dei quali la Regione Molise è costretta ad operare: “Sulle politiche di bilancio adottate dalla Regione Molise continuano a pesare gli impegni per il contenimento dei costi della sanità. La persistenza di squilibri nella gestione del sistema sanitario ha comportato, dall’anno d’imposta 2010, un incremento delle aliquote Irap e dell’addizionale Irpef al di sopra dei livelli massimi vigenti. Tale misura, prevista dalla procedura relativa ai disavanzi sanitari elevati, ha interessato quattro regioni di cui tre nel Mezzogiorno”.

Il rapporto mette in evidenza anche la situazione relativa al credito. “Dopo un biennio di progressivo indebolimento, nel 2010 i finanziamenti bancari sono tornati a crescere – evidenzia la ricerca – e l’espansione ha avuto riflessi sull’accelerazione dei prestiti alle famiglie consumatrici e il recupero di quelli alle imprese, che erano calati nel 2009. I prestiti al settore produttivo sono rimasti complessivamente su livelli non distanti da quelli osservati nel 2009”. Andando ad analizzare i contenuti del rapporto, infatti, emerge come il credito alle famiglie consumatrici sia aumentato del 7,3 per cento: un’espansione superiore a quella dell’anno precedente. Sono cresciuti soprattutto i mutui contratti per l’acquisto di un’abitazione, anche per effetto di tassi di interesse ancora molto contenuti. La qualità del credito è apparsa in miglioramento, con un tasso di decadimento in calo sia per le imprese sia per le famiglie.