I decreti sui debiti della PA avranno effetti positivi sulla produzione industriale
23 Maggio 2012
La firma dei quattro decreti ministeriali sui debiti che le imprese vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione è senz’altro una buona notizia per le imprese. Grazie alla nuova normativa il Governo ritiene di poter fornire liquidità alle imprese colpite gravemente dalla crisi economica, attraverso lo strumento delle compensazioni di crediti e debiti e grazie al supporto del sistema bancario.
I primi due decreti riguardano la certificazione dei crediti scaduti vantati dalle imprese nei confronti, rispettivamente, delle Amministrazioni centrali e locali, inclusi gli enti del Servizio Sanitario Nazionale. Il decreto riguardante le Amministrazioni centrali sarà immediatamente operativo, mentre quello sugli enti locali necessiterà prima del parere della Conferenza Stato-Regioni e richiederà un po’ più di tempo. La certificazione del credito sarà funzionale all’anticipazione della somma, alla cessione in banca o alla compensazione del credito.
Un terzo decreto riguarda le compensazioni dovute a seguito di iscrizione a ruolo, in attuazione della legge n. 78 del 2010. Infine, un ultimo decreto riguarda il Fondo Centrale di Garanzia, che prevede agevolazioni per le imprese creditrici della Pubblica Amministrazione, in attuazione del ‘Salva Italia’.
A latere di questa operazione, si colloca l’importante accordo raggiunto tra Abi e associazioni imprenditoriali, che si sostanzierà nella istituzione di un plafond dedicato alla smobilizzo dei crediti delle imprese verso la Pubblica Amministrazione.
Secondo i conti del Governo, alle imprese dovrebbero arrivare, già a partire da quest’anno, circa 20-30 miliardi di euro.
Se la notizia è stata accolta con particolare entusiasmo da Confindustria, che da tempo sperava in un intervento di questo tipo, rimane tuttavia l’incognita dell’impatto della manovra sui conti pubblici. Secondo Grilli questa dovrebbe essere un gioco a somma zero; a fronte di uno storno dei debiti nei confronti delle imprese, lo Stato vedrà diminuite le previsioni sulle entrate derivanti dalle compensazioni. Nessun impatto sui conti pubblici, dunque. Tuttavia, la vera incognita è quella relativa ai flussi di cassa, che include il ciclo degli incassi e dei pagamenti. Dal momento che è impossibile prevedere esattamente quali saranno le scelte di tutti gli imprenditori, relativamente alle opzioni che saranno loro consentite, le previsioni di cassa sono ancora molto aleatorie.
Questa incertezza preoccupa non poco il Premier, alle prese con l’obbligo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Nelle ultime settimane lo spread ha sfondato nuovamente la soglia psicologica dei 400 basis points e da quella non si è più mosso, con conseguente aumento dei rendimenti sui titoli di Stato. Sarebbe opportuno che il Governo mostrasse al Parlamento le sue previsioni su quanto questo aumento inciderà negativamente sui saldi di bilancio. Da questo punto di vista, invece, non trapela alcuna notizia da Palazzo Chigi, che anzi ostenta sicurezza sulla capacità della finanza pubblica italiana di raggiungere l’obiettivo di bilancio senza ricorrere ad un nuovo intervento sui conti. A raffreddare le aspettative ottimistiche del Governo, ci ha pensato però l’Ocse, che ha rivisto al ribasso le aspettative di crescita del Pil italiano, prevedendo il raggiungimento del pareggio di bilancio soltanto nel 2014. Queste previsioni sono da prendere con la dovuta cautela, poiché in passato l’istituto di Parigi ha commesso degli errori previsionali molto grossolani. Tuttavia, l’aspettativa sembra ragionevole; se l’economia peggiora, il gettito erariale è destinato a diminuire e, con una componente in conto interessi che continua a salire per via dell’aumento dello spread, e i famosi tagli della spesa che finora sono rimasti soltanto sulla carta, non ci si può attendere nient’altro che un peggioramento dei saldi.
Il pareggio di bilancio rischia così di rimanere un’araba fenice, una chimera imposta dall’eccessivo rigorismo tedesco, che sempre si è vicini a toccare ma che sempre sfugge. La fobia nel raggiungimento di questo obiettivo sta facendo perdere di vista la vera medicina per uscire dalla crisi, e quindi per migliorare i conti pubblici, quella della crescita. Da questo punto di vista, i decreti di ieri rappresentano una scelta giusta. Anche se nel breve periodo gli effetti sul bilancio dello Stato saranno negativi, dovrebbero migliorare quasi sicuramente i bilanci delle imprese, con effetti positivi finali sulla produzione.