I democratici molisani rischiano la fine dei “capponi di Renzo”

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I democratici molisani rischiano la fine dei “capponi di Renzo”

21 Luglio 2011

Niente trionfo della democrazia o della sovranità popolare, le primarie del centrosinistra in Molise si avviano a essere l’ennesima occasione per un regolamento di conti interno al Partito democratico. Nemmeno il tempo di ufficializzare le candidature per la corsa al titolo di sfidante – alle Regionali di novembre – del governatore Michele Iorio e già si è partiti con furibonde polemiche. Tutti contro tutti: la base del Pd che se la prende con il vertice del partito, i candidati alle primarie che attaccano il segretario regionale, Sinistra e Libertà che incrocia le spade con l’Italia dei Valori. Insomma, di serenità ce n’è proprio poca e la cosa non aiuta nessuno.

Non aiuta i partiti, che invece di avviare un confronto costruttivo per proporre la migliore alternativa possibile a Iorio sono costretti a ripiegare su quotidiane polemiche; non aiuta i candidati, che invece di spiegare ai cittadini quali sono i progetti di governo della Regione si devono preoccupare di parare i colpi del “fuoco amico”; non aiuta gli elettori, che sono disorientati dai continui litigi e non ne capiscono i motivi.

Certo, perché di motivi accettabili non ce ne sono. Non è accettabile, infatti, che la polemica di questi giorni ruoti attorno a beghe di partito. Originate da un fatto: il segretario regionale del Pd, Danilo Leva, ha ammesso pubblicamente di puntare alle primarie su Paolo Di Laura Frattura, ex presidente della Camera di Commercio di Campobasso, uomo non iscritto al Pd con una storia personale che nulla ha a che vedere con il partito di Bersani. Niente Antonio D’Ambrosio, storico esponente democratico molisano, tantomeno Michele Petraroia, attuale consigliere regionale del Pd. Il Pd molisano, nella corsa per le primarie, non sostiene i candidati del Pd, ma un esponente della “società civile” (ex centrodestra). Una situazione un po’ paradossale che ha suscitato inevitabili polemiche.

La scelta non appare comprensibile, se non a un altro livello, più profondo. Quello relativo a un probabile regolamento di conti interno al partito: Leva vorrebbe riaffermare la propria leadership, appannata dopo le recenti performance elettorali, e starebbe cercando di fare terra bruciata attorno agli esponenti del Pd che godono di maggiore visibilità. Come Petraroia e D’Ambrosio. I democratici molisani, dunque, userebbero appuntamenti ufficiali e pubblici, come le primarie, per sistemare i rapporti di forza interni. E la scelta di Di Laura Frattura come candidato “ufficiale” del Pd pare andare esattamente in questa direzione. Un “papa straniero” su cui l’attuale gruppo dirigente democratico investirebbe per tenere a bada il protagonismo di altri esponenti, forse considerati un po’ troppo “arrembanti”.

Le tensioni sono palpabili e c’è solo un personaggio che in questa situazione ha tutto da guadagnare: Michele Iorio. Con lui l’intero centrodestra che, lontano dagli strumentali dibattiti quotidiani, si sta organizzando ed è già pronto ad affrontare un lungo autunno di campagna elettorale con le idee chiare e i partiti uniti. Diversa l’aria che si respira in casa centrosinistra dove gli esponenti, piuttosto che discutere dei programmi, perdono tempo a litigare tra di loro e a beccarsi come i famosi “capponi di Renzo” di manzoniana memoria. Rischiando di fare la stessa fine.