I dieci piccoli sì del Movimento 5 Stelle
08 Luglio 2014
Dopo gli insulti, le dieci risposte. Dopo che Beppe Caciara fa un altro show su "l’ebetone di Firenze" e Renzi taglia corto chiedendo chiarezza a M5S via Twitter, i grillini pubblicano sul Blog "dieci risposte alle dieci domande" del Pd sulla legge elettorale e sulle riforme costituzionali.
Dieci "sì" convinti solo a metà perché, se è vero che delle aperture ci sono, ad ogni "sì lo voglio" i grillici sembrano ingoiare un rospo e piantano un paletto, una obiezione, una sottolineatura rossa. Del resto, apprendiamo che per M5S "la governabilità è un’altra cosa", evidentemente non appartiene alla dimensione della politica terrena ma al regno di Gaia.
In certi casi si rilancia dicendo ‘noi l’abbiamo già fatto meglio di voi’, adeguatevi, in altri casi si lega il parere positivo a formule generiche come "l’impianto generale" della legge a venire. In altri ancora, si prenda la "clausola di supremazia" (Titolo V), risuona l’eco un attimo più soft della polemica innescata dal Grillo partigiano sulla dittatura del renzismo.
L’impressione, nella più rosea delle aspettative, è che la partita tra Renzi e il Movimento 5 Stelle andrà molto oltre i tempi supplementari, tra post, blog, rinvii, eccezioni, mentre l’aula incombe. In una prospettiva meno rosea, anzi, decisamente virata al giallo, ripensando alle dieci risposte di M5S, viene in mente l’immagine degli indiani seduti in egual numero al tavolo del celebre romanzo.
Uno alla volta, che fine faranno i dieci "sì"? Cadranno in disuso finché non ne resterà più nessuno? E di chi sarà la manina sabotatrice?