I diritti umani e il diritto a uccidere

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I diritti umani e il diritto a uccidere

31 Agosto 2011

E’ vero che dopo l’eliminazione di Osama Bin Laden, la luce verde al raid di Abbottabad accesa dal presidente Obama e i festeggiamenti esplosi nelle piazze di Washington e New York alla notizia della morte del capo di Al Qaeda, abbiamo capito che a volte per sconfiggere il male occorre oltrepassare la linea che divide ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, perché quando le democrazie si arrabbiano, diceva Churchill, possono diventare ancora più spietate dei regimi contro cui combattono.

Il nuovo governo libico sorto dalle macerie della Jamaria, però, sembra aver imparato in fretta la lezione. Insieme ai diritti umani invocati per rovesciare Gheddafi, infatti, il CNT bengasino ne ha scoperto anche un altro: "il diritto di uccidere il Colonnello". "Dappertutto nel mondo se un criminale non si arrende è diritto di chi deve far rispettare la legge farlo uccidere," ha spiegato un alto responsabile militare del Consiglio.

In realtà non proprio tutto il mondo è Paese, cari amici libici. Ve lo possiamo assicurare noi italiani che di vendette spietate contro un dittatore rovesciato ne sappiamo qualcosa, ricordando ciò che accadde a Piazzale Loreto. E che forse anche per questo abbiamo deciso di bandire la pena di morte. Sarebbe bene che il nostro ambasciatore, che oggi inaugura la nuova rappresentanza diplomatica italiana in Libia, lo facesse presente ai nuovi alleati.