I grillini sono di sinistra (ma non ditelo a nessuno)
24 Luglio 2019
Da quando il Movimento Cinque Stelle è salito alla ribalta del palcoscenico politico italiano, i principali opinionisti si sono posti la fatidica domanda sulla collocazione da affibbiare a questo nuovo soggetto: “E’ di destra o di sinistra?”. In tutti questi anni, nessun esponente di rilievo pentastellato ha voluto (o potuto) dare una risposta diretta e precisa al quesito, cercando ossessivamente di far passare il concetto che ormai, una divisione così netta tra destra e sinistra, non esisterebbe più. Certamente nel corso dell’ultimo decennio alcuni contorni che ben nettamente definivano i due campi politici sono pian piano sfumati, ma non si può affermare che le divisioni siano del tutto scomparse.
Se fino ai primi anni del terzo millennio l’appartenenza ad una delle due aree era determinata quasi esclusivamente dalle posizioni che si assumevano in materia di economia ed identità, nell’ultimo decennio le parole attorno alle quali il dibattito si è concentrato sono state altre, come ad esempio diritti civili, gender, immigrazione, globalizzazione e sovranità. Il vero spartiacque può essere individuato negli otto anni della presidenza Obama, che hanno visto il mondo dei progressisti andare verso l’applicazione di quasi tutte le teorie cosiddette liberal, spingendo l’acceleratore su aumento della globalizzazione, aperture senza se e senza ma a tutti i tipi di minoranze etniche e civili e su un radicale ripensamento del fenomeno migratorio – visto come essenziale per la sopravvivenza dell’Occidente stesso.
Ecco perché le forze che oggi si definiscono di sinistra hanno mutato il loro atteggiamento verso alcuni di questi temi e ciò ha riguardato anche la sinistra italiana, che è passata dal decretare il blocco navale nel 1997 nelle acque dell’Adriatico a venerare personaggi come Carola Rackete. Se dunque i Cinque Stelle non hanno mai voluto riferire in merito alla loro collocazione politica, sono le dichiarazioni e gli atti di tre importanti esponenti del Movimento a chiarire questo “rebus”: stiamo parlando di Vincenzo Spadafora, Roberto Fico ed Elisabetta Trenta.
Il primo è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità e pare essere uno dei fedelissimi di Luigi Di Maio. Spadafora sposa notoriamente cause quali matrimoni gay, adozioni per le coppie omosessuali e ha partecipato a varie edizioni del Gay Pride. La sua nomina governativa, per molti, ha rappresentato il contrappeso a quella di Lorenzo Fontana a Ministro della Famiglia. Ma è negli ultimi giorni che il sottosegretario è salito alla ribalta per le dichiarazioni rilasciate a “Repubblica” contro Matteo Salvini: infatti ha accusato il ministro dell’Interno di maschilismo e sessismo – altri argomenti sempre cari alla propaganda liberal – in relazione alle accuse rivolte dallo stesso Salvini a Carola Rackete e questo aveva portato il leader leghista a chiederne le dimissioni (ipotesi puntualmente respinta da Di Maio).
Roberto Fico è più conosciuto, visto che dallo scorso anno è diventato Presidente della Camera dei Deputati. Grillino della prima ora, è stato sempre individuato come il rappresentante dell’ala “sinistra” del Movimento e si è distinto per le sue parole di sostegno verso tutte le ONG che, a suo dire, svolgono un lavoro straordinario nel salvataggio in mare dei migranti. La dichiarazione più discussa fu quella pronunciata un mese fa nel corso dei festeggiamenti del 2 giugno, quando Fico dedicò quella giornata a tutti i migranti e ai rom, scatenando un vespaio di polemiche.
Anche il ministro della Difesa Trenta, sin dal suo insediamento, si è contraddistinta per le posizioni immigrantiste e così come per Fico, ha vissuto un 2 giugno di fuoco: infatti, dopo aver definito questa giornata come “festa dell’inclusione” (scatenando la protesta di 4 generali, che si sono rifiutati di partecipare alla parata sui Fori Imperiali), il Ministero della Difesa aveva negato la possibilità di sedere nel palco riservato alle istituzioni a due rappresentanti di Fratelli d’Italia, vale a dire Giorgia Meloni e Ignazio La Russa (alla faccia della festa dell’inclusione!).
Insomma: se per molto tempo i 5 Stelle hanno provato a giocare a nascondino riguardo la loro appartenenza ad un determinato schieramento politico, questi atteggiamenti non hanno fatto altro che farli scoprire, inequivocabilmente, come una forza di sinistra.