I guai interni che rallentano la marcia di Alemanno
15 Aprile 2011
Il bossolo di proiettile recapitato nel suo ufficio, i sondaggi negativi, le guerre interne alle correnti, le scorie di parentopoli, un rapporto burrascoso con la governatrice del Lazio Renata Polverini e un bilancio lacrime e sangue che alla fine peserà sulla gestione di Roma. Per il sindaco della capitale Gianni Alemanno la strada verso il consenso, oggi, è un percorso tutto in salita. Il 2013, anno in cui i romani torneranno a votare per il rinnovo di sindaco e assemblea capitolina, è ancora lontano ma non è un caso che da qualche settimana in Campidoglio si stia studiando l’ipotesi di far nascere un quotidiano free press per anticipare la campagna elettorale.
C’è il progetto, scritto nientemeno che da Maurizio Costanzo, ma mancano i soldi. Dopo tre anni alla guida di Roma, e un giro di boa effettuato tra giunte azzerate e scie di parentopoli, Alemanno è costretto a fare i conti con le cose portate a compimento, i progetti ancora da realizzare e i cittadini che non sembrano aver apprezzato troppo il lavoro fin qui svolto. Di acqua sotto i ponti ne deve passare ancora molta, e l’ex ministro è scalatore abituato alle salite, ma certo anche ad uno come lui farebbe comodo, dal momento in cui si decide di riorganizzare la risalita, che tutti gli attori coinvolti nella missione, parliamo quindi di tutti i dirigenti e gli eletti nel Pdl romano, remassero nella stessa direzione. Così non è. Il partito romano non riesce a contenere i mal di pancia, le invidie e le gelosie delle varie correnti.
Non siamo ancora al “ tutto contro tutti” ma la direzione intrapresa è quella giusta. “Se non si cambia registro faremo una brutta fine”, ironizza un deputato del pdl che conosce molto bene le vicende capitoline, “qui a Roma è in atto una guerra tra correnti. Il fatto è che la guerra non è più sotterranea, ma finisce sui giornali un giorno si e l’altro no e crea un danno al sindaco difficilmente riparabile”. L’ultimo scontro in ordine di tempo ha avuto come campo di battaglia l’Auditorium, quel parco della Musica che tutta Italia invidia alla capitale. Musica per Roma, la fondazione che gestisce l’Auditorium, ha trionfalmente pubblicato i dati della stagione 2010.
Un trend così positivo che addirittura il Corriere della Sera nel dorso romano ha descritto l’Auditorium come “la più potente macchina da cultura nazionale, fino ad ora imbattibile in termini di gestione e produzione culturale” e Alemanno stesso, per appendere il proprio cappello al successo, lo ha indicato come “un esempio di imprenditoria culturale che unisce alti valori artistici a risultati economici significativi”. Nemmeno il tempo di stappare lo spumante che i festeggiamenti sono stati rovinati. Da qualche membro dell’opposizione? No. Da qualche associazione filantropica? Men che mai. Da qualche musicista? Tantomeno. A rovinare la festa ci ha pensato Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura del Comune di Roma. Ha spiattellato su tutti i giornali altri dati, decisamente meno convincenti, insinuando più di dubbio sul reale successo della città della musica. Un vero e proprio sputtanamento a suon di titoli sui giornali e interviste.
Il fatto è che, dietro la guerra – anche legittima – dei dati, si nasconde una vera e propria resa dei conti tutta interna al Pdl romano. Questa dei biglietti del Parco della Musica vede battersi i “gabbiani”, corrente guidata dal deputato laziale Fabio Rampelli e dal Ministro della Gioventù Giorgia Meloni e dall’ariete Mollicone, contro il sindaco in persona. Reo, quest’ultimo, di aver cacciato a gennaio un loro assessore dalla giunta comunale. Ed è una guerra che sta bloccando la vita politica anche dei diciannove municipi romani dove la flotta dei consiglieri circoscrizionali agli ordini di Rampelli mette spesso e volentieri le ruote nel bastone. “Ai tempi di Veltroni sindaco se una corrente del Pd registrava dei mal di pancia o un certo scontento andava a sfogarsi nelle stanze di partito con il segretario romano, mai avrebbe fatto la guerra sui giornali”, spiega un consigliere comunale del Pdl che da anni siede in Aula Giulio Cesare, “ il Pdl in questo momento a Roma non è unito e il partito non riesce ad arginare l’emorragia”. Ma non è tutto.
Anche la base militante, formata da centinaia di rappresentanti nei municipi, è in subbuglio. Addiruttura circola da qualche settimana un ordine del giorno, scritto da alcuni consiglieri municipali del Pdl, pronto ad essere presentato nei vari consigli municipali con il quale vengono richieste le dimissioni del vicesindaco di Roma Mauro Cutrufo, senatore in quota alla Dc di Rotondi, colpevole di aver firmato un emendamento che riduce del 70% il rimborso del consiglieri municipali, ai quali da sempre spetta il ruolo di formiche operose portatrici di voti e consensi. Quell’esercito di persone che ogni giorno si fanno in quattro per affrontare i cittadini in strada. Anche loro sono sul piede di guerra e anche con loro l’armonia si è incrinata. Poi c’è il rapporto, non sempre idilliaco, tra il sindaco e il vice di Galan, il sottosegretario Francesco Giro. Gestione dei beni culturali, manifestazioni nei parchi, gestione dei manufatti abusivi, non c’è argomento sui quali i due abbiano la stessa condotta.
Non è un problema di guerra politica, assicurano i ben informati, ma semmai di continue invasioni di campo nelle aree di rispettive competenze. Invasioni di campo mal sopportate dall’uno e dall’altro. Insomma, le grane ad Alemanno non mancano. Tanto che, racconta una fonte ben informata molto vicino al sindaco, tempo fa il primo cittadino si sarebbe sfogato sostenendo di trascorrere metà del suo tempo a dirimere contrasti e litigi tutti interni alla sua maggioranza. Se Berlusconi ha recentemente promesso di riorganizzare il partito dopo le amministrative di maggio, oggi, e con il clima attuale, sono in molti a sperare che anche la piazza romana venga puntellata e rafforzata per evitare così che quella in corso diventi una guerra senza quartiere.