I guru economici di Obama faranno risorgere Wall Street?

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

I guru economici di Obama faranno risorgere Wall Street?

26 Novembre 2008

Con lo spettro della Grande Depressione che si agita sull’America, l’unica buona  notizia di questi giorni è che Barack Obama, eletto presidente il 4 novembre ma in carica dal prossimo 20 gennaio, ha già messo in piedi la sua squadra economica e sulla carta ha un piano di rilancio dell’economia. Si dovrà ancora attendere almeno dopo l’epifania, quando il Congresso riaprirà i lavori, perché qualcosa di concreto cominci a muoversi, ma per adesso l’attività dalla nuova amministrazione è una grande iniezione di fiducia. Imperdonabile resta l’indifferenza del Presidente in carica Bush. Le banche crollano, l’indice di consumo pure (e di conseguenza la produzione), ma Bush è a Lima. A Washington, il suo ministro del Tesoro Henry Paulson può solo trasferire miliardi e miliardi dalle tasche dei cittadini nelle casse delle banche in pericolo, l’ultima Citigroup, un intervento tappa buchi giustificato non come soluzione, ma come tentativo estremo di bloccare una caduta libera dell’economia.

Le nomine annunciate indicano invece che Barack Obama ha deciso di comporre una squadra economica di grande attivismo. Gli economisti del nuovo presidente sono giovani e competenti e, in parte, si sono fatti le ossa durante l’amministrazione Clinton. Con qualche eccezione, sono persone poco use alla luce dei riflettori. L’eccezione eccellente è Lawrence Summers, già ministro del Tesoro di Bill Clinton e preside di Harvard, un brillante economista caduto vittima dei propri pregiudizi, quando dichiarò che le donne non hanno la scienza e la matematica nel loro DNA. Obama lo avrebbe voluto al Tesoro, ma le controversie sollevate dal  solo accenno ad una tale eventualità lo hanno consigliato di evitare il potenziale disastro di una conferma al Senato. Summers sarà il consigliere economico della Casa Bianca, probabilmente passerà alla Federal Reserve Bank tra due anni, quando il mandato di Ben Bernake sarà finito. Come consigliere più vicino al presidente, ne sarà anche l’architetto della politica economica.

Al Tesoro va Tim Geithner, attuale Presidente della Federal Reserve Bank di New York, già impegnato nell’attuale tentativo di salvataggio dell’economia americana a fianco di Paulson, ma immune dalle critiche che hanno in parte macchiato l’impresa dell’attuale ministro del Tesoro soprattutto a proposito dell’intervento su Goldman Sachs, la sua ex-banca. Geithner, che non ha mai lavorato a Wall Street, non corre alcun rischio di essere accusato di favoritismo. La sua esperienza al Fondo Monetario Internazionale e alla Federal Reserve Bank ne assicurano invece le capacità di negoziatore, diplomatico, e manager. Due donne invece saranno alla direzione del Council of Economic Advisers e del Domestic Policy Council, rispettivamente Christina Romer e Melody Barnes. La Romer è docente di economia a Berkeley e la Barnes un’esperta dell’ufficio del Senatore Edward Kennedy. Il nuovo direttore dell’Ufficio del Management e Budget della Casa Bianca sarà Peter Orszag, attuale direttore dell’Ufficio del Budget del Congresso.

Se la reazione di Wall Street a queste nomine è un’indicazione, Obama è sulla via giusta. In parte rassicurati anche dal salvataggio di Citigroup, i mercati hanno accolto la squadra di Obama con approvazione. Ugualmente positivi i commenti della stampa, che concordano sull’apprezzamento di una squadra competente e pragmatica, più che ideologica. Geithner è noto per la sua concretezza e il fatto di aver cooperato con l’attuale ministro del Tesoro, repubblicano, lo definisce come un centrista. La Romer, che da anni studia le recessioni e la politica fiscale, non è mai stata a favore dell’aumento delle tasse, una politica preferita dai progressisti. Summers non ha mai amato i grandi deficit ed è stato l’autore del pareggio del bilancio, uno dei risultati più importanti della politica economica dell’amministrazione Clinton. Come Geithner e Orszag, Summers è legato a Robert Rubin, già ministro del Tesoro di Bill Clinton e sostenitore della responsabilità fiscale.

Ma se sulla carta tutti questi economisti sono dei centristi, il loro lavoro sarà di gestire l’intervento pubblico nell’economia più importante dall’epoca della politica progressista di  Franklin Delano Roosevelt durante la Grande Depressione. Alla base della crisi, come di ogni grave recessione, c’è l’enorme riduzione della domanda aggregata e del credito. Il governo è l’unico disponibile alle grandi spese necessarie per rilanciare l’economia, ed è l’unico capace di farlo. Per questo Obama ha annunciato che la sua amministrazione spenderà molto di più dei 175 miliardi di dollari promessi durante la campagna elettorale. Si parla di almeno 700 miliardi da investire nelle infrastrutture, la scuola e fonti di energia alternativa. L’obiettivo è di creare 2 milioni e mezzo di nuovi posti di lavoro entro il 2011.

E’ questa politica, più che i salvataggi alle banche, che potrà riassestare l’economia americana. Non si tratta infatti solo di spesa, ma di un grande investimento iniziale per stimolare la ripresa. Con un Congresso e un Senato a maggioranza democratica, Obama non dovrebbe avere difficoltà ad ottenere la legislazione necessaria anche prima del 20 gennaio, data nella quale diventerà ufficialmente presidente. Per il momento non sembra che il partito repubblicano o il presidente Bush opporranno ostacoli al piano economico annunciato. Non sembra che Obama voglia revocare, come annunciato durante la campagna elettorale, il taglio delle tasse alle fasce di reddito più alte già concesso da Bush. La sua consigliera economica Christina Romer non è d’accordo con la tesi che le riduzioni fiscali ai più ricchi producano benefici per l’economia, ma non crede neanche che l’aumento delle tasse sia una buona idea in tempi di crisi. Sarà difficile per chi ama le classificazioni mettere delle etichette alla squadra economica di Obama. Il giudizio verrà alla fine, e si baserà sui fatti.