I Micron scrivono al Papa, l’Italia non perda il micro-tech
29 Gennaio 2014
di redazione
I lavoratori dello stabilimento Micron di Catania scrivono al Papa. Rischiano il licenziamento e chiedono al pontefice di ascoltare la sofferenza di oltre 400 famiglie "messe da una multinazionale americana sul ciglio del burrone". Poi una denuncia tremenda: "alcuni nostri colleghi che da poche settimane hanno ricevuto la grazia di aspettare un figlio per sconforto e disperazione pensano di ricorrere all’interruzione di gravidanza perché non potranno garantirgli un futuro dignitoso".
Micron Tecnology Italia è la controllata italiana dell’omonima multinazionale americana leader nella produzione di memorie volatili, componentistica elettronica all’avanguardia che ci accompagna nella vita di tutti i giorni, dal pc alla telefonia. La crisi ha complicato l’insediamento delle multinazionali in Italia e il dialogo con le comunità locali, mettendo a rischio posti di lavoro. Politica e parti sociali devono evitare l’irreparabile in un territorio, quello siciliano, dove la stessa Regiona ha problemi a pagare i propri dipendenti.
Serve un rilancio della “industria delle memorie”, area di eccellenza della nostra economia, idee e investimenti o non basteranno gli ammortizzatori sociali. In realtà anche la micro-elettronica è tra i settori che hanno vissuto la crisi in Italia e a livello globale: i cambiamenti tecnologici del comparto, i picchi e le cadute della domanda, hanno caratterizzato gli anni della “Grande Crisi” del settore. I grandi player dei semiconduttori hanno investito milioni di dollari per le ristrutturazioni, spolpando all’osso costi fissi, capitale variabile e prezzi delle merci ma questo, più che a nuovi profitti, ha condotto a periodiche crisi di sovrapproduzione, i classici contorcimenti del capitalismo in un girone di crisi.
Se analizziamo il comparto sul medio e lungo periodo, il declino dell’industria delle memorie è iniziato negli anni Novanta, con la crisi dei colossi come Intel e delle concentrazioni giapponesi. Gli ultimi anni sono stati altalenanti, le contrazioni si alternano a discontinui dividendi in borsa. In Europa, più che in Asia e nel Pacifico, i bassi consumi impediscono piani di rilancio. E’ anche una crisi di “skill”, di competenze, per un settore high tech che ha continuamente bisogno di evolversi. Dai desktop al mobile, dal laptop agli smartphones. Lo "tsunami dei Pc", secondo gli analisti, potrebbe bruciare qualcosa come 160 miliardi di dollari. Serve la massima accortezza per evitare che Micron stacchi la spina in Italia prima del previsto.