
I millennials sbagliano obiettivo: non sono gli anziani a bloccare il futuro

29 Giugno 2020
No, non si tratta di una boutade estiva. Dati numerici certificano quanto stiamo per dire. Un rapporto dell’osservatorio Censis-Tendercapital sostiene che 5 giovani su 10 in piena emergenza Coronavirus vogliono tagliare fuori gli anziani nell’accesso alle cure; il 39,2% dei ragazzi afferma che è giusto che i giovani siano curati prima di chi è più avanti con gli anni. Ma non è tutto. Il 35% di chi rappresenta le nuove generazioni ritiene che sia troppo copiosa la spesa pubblica destinata agli anziani. Insomma, un quadro che non lascia ben sperare. E sebbene esistano delle spiegazioni in grado di corroborare questi numeri, resta il fatto che quanto delineato dà vita a scenari macabri e brutali, senza voler esagerare.
I giovani di oggi, comunemente definiti millennials se nati fra il 1981 e il 1996, rappresentano una generazione priva di punti di riferimento. La scuola in primis non svolge più la sua funzione educativa e le famiglie di origine, prese dal lavoro e da mille impegni vari, non hanno tempo da “spendere” con chi hanno messo al mondo. Ma se restringiamo il campo di osservazione su questa fetta di popolazione, si scopre che ben il 53% dei millennials sostiene che il Covid abbia avuto un forte impatto sulle proprie finanze e il 67% di loro ha perso reddito a causa della crisi attuale (dati sondaggio Intrum). La rabbia quindi è tanta e il rancore nei confronti degli anziani non fa che aumentare.
Eppure fino a poco tempo fa i nonni erano considerati a ragione il pilastro della nostra società; fragili fisicamente, deboli a livello di salute, i nonni venivano visti come una risorsa, non come un peso. Il nonno era colui che sopperiva alle mancanze dei genitori, faceva da baby sitter (lo fa tuttora) e contribuiva a mantenere in attivo il bilancio familiare dei figli. Com’è possibile che il quadro si sia ribaltato in maniera così repentina? Le ragioni le abbiamo spiegate enunciando questi numeri sconfortanti; tuttavia delle soluzioni ci sono e risiedono nel fatto che le nuove generazioni vivono in costanti condizioni di precariato.
L’impossibilità di creare una propria famiglia, la chimera rappresentata da un’abitazione di proprietà sono tutte realtà che in molti vivono sulla propria pelle. Ancora una volta la palla passerebbe alla politica, diventata sempre più punto di riferimento per pochi e non per molti. Nel frattempo, i millennials dovrebbero essere onesti con chi li ha cresciuti, riconoscendo il ruolo sociale e culturale svolto dagli anziani. Nel 2020 non è ammissibile che 5 ragazzi su 10 desiderino penalizzare gli anziani nell’accesso alle cure, è qualcosa che non sta né in cielo né in terra.
Sarebbe il caso di non sentire più queste brutalità; serve piuttosto un patto intergenerazionale in grado di rinsaldare i legami tra giovani e meno giovani. Il tempo è scaduto da un pezzo: la politica batta un colpo o sarà troppo tardi.