I padri della Costituzione avrebbero detto di sì al Lodo Alfano
04 Novembre 2009
Nella sentenza sul lodo Alfano, come è noto, la Corte Costituzionale ha negato che al Presidente del Consiglio possa essere assegnato un ruolo di primus super pares: “Non è, infatti, configurabile – scrive la Corte – una preminenza del Presidente del Consiglio dei ministri rispetto ai ministri, perché egli non è il solo titolare della funzione di indirizzo del Governo, ma si limita a mantenerne l’unità, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri e ricopre, perciò, una posizione tradizionalmente definita di primus inter pares».
Sartori, sul “Corriere della Sera”, ha per suo conto ribadito che, quando coniò l’espressione di primus super pares, intendeva riferirsi al premierato inglese e tedesco, non al nostro sistema parlamentare.
Giurisprudenza costituzionale e scienza politica sono dunque alleate nel considerare dogma evidente che, in Italia, il Presidente del Consiglio è solo primus inter pares.
Ma che non sia così evidente basta a dimostrarlo il fatto che di opinione opposta era nientemeno che Costantino Mortati, uno dei maggiori costituzionalisti del XX secolo, deputato alla Costituente (dunque uno che la Costituzione l’ha scritta). Scrive infatti Mortati, nelle Lezioni sulle forme di governo, che il rapporto fiduciario che lega il Governo al Parlamento è predisposto in modo da conferire al primo un ruolo direttivo, “come risulta anche dall’art. 95 che affida al Presidente del Consiglio la direzione e la connessa responsabilità della politica generale, ciò che richiede la sua preminenza nei confronti non solo dei membri del gabinetto […] ma anche della maggioranza che lo sostiene”. Dunque, si noti, l’esatto contrario, anche nella formulazione letterale, di ciò che sostiene oggi la Corte nella sentenza sul lodo Alfano.
Del resto, basta rileggere i dibattiti alla Costituente, per vedere come questo fosse l’orientamento prevalente: disse Ruini, ad esempio, nella discussione del 12 marzo 1947, che “la maggioranza della Commissione ha dato al Capo del Governo una posizione non di primus inter pares, ma di Capo che abbia certi poteri di coordinamento; e l’ha fatto per dare a qualcuno, nel Governo, la bacchetta di direttore d’orchestra”.
Concludeva Mortati che, in ragione di ciò, si è giustamente detto che, “se le norme avessero trovato esatta e intera applicazione, il sistema si sarebbe potuto svolgere nel senso di dar vita al regime parlamentare detto ‘ a primo ministro’ o a ‘cancellierato’”.
Così non è stato, non è e forse non sarà – purtroppo – mai, senza che si possa tuttavia dare ai padri (e alla Costituzione) la colpa di ciò che è solo dei figli (e degli interpreti) degeneri.