I palestinesi sono in guerra con se stessi. Lo dice Human Rights Watch

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I palestinesi sono in guerra con se stessi. Lo dice Human Rights Watch

22 Aprile 2009

Ci sarebbe la mano di Hamas dietro la morte di 32 palestinesi e il ferimento di decine di sospetti “collaborazionisti” a Gaza. A denunciarlo è Human Rights Watch che ha invitato il gruppo terrorista a interrompere immediatamente gli attacchi contro gli oppositori politici e ad individuare i responsabili di queste gesta criminali.

Nel rapporto che appare sulla home page di HRW, dall’eloquente titolo “Sotto la copertura della guerra: la violenza politica di Hamas a Gaza”, l’organizzazione per i diritti umani ha riferito di arresti arbitrari, torture ed esecuzioni sommarie, realizzate da militanti del gruppo terrorista con l’obiettivo prioritario di eliminare i dissidenti di Gaza. Il tutto confermato da una serie di interviste alle vittime e ai testimoni delle prevaricazioni .

“Durante l’attacco di Israele nella Striscia, Hamas ha agito con violenza contro i suoi oppositori politici e contro tutti coloro che sono stati ritenuti ‘collaboratori’ delle forze israeliane”, ha denunciato Joe Stork, vice direttore di HRW per la divisione Medio Oriente e Nord Africa. “Arresti illegali, torture e uccisioni sono continuati anche dopo la fine dei combattimenti, in beffa alle affermazioni di Hamas di difendere la legge”.

Una lunga scia di attentati che, nei tre mesi successivi all’operazione “Piombo fuso”, ha portato all’esecuzione sommaria di 14 persone sospettate di appoggiare il governo di Netanyahu. Almeno quattro esecuzioni sarebbero avvenute all’interno delle carceri di Hamas.

Dalla relazione si apprende anche quanto sia diffusa la “pratica della mutilazione”, attraverso gambizzazioni con armi da fuoco. Secondo i dati riportati nel rapporto, tra il 28 dicembre e il 31 gennaio, almeno una cinquantina di persone sarebbero state colpite in questo modo, mentre sarebbero 73 i palestinesi a cui sono state fratturate gambe o braccia. “Sono arrivati in casa mia in quattordici – ha raccontato una delle vittime a HRW – e mi hanno costretto a seguirli in un posto buio, vicino a una moschea. Poi, in quattro, mi hanno sparato un colpo ciascuno alle gambe”.

HRW punta il dito anche contro le autorità palestinesi in Cisgiordania, colpevoli di aver aumentato le misure repressive nei confronti di membri e sostenitori di Hamas nella regione. Tra il 28 dicembre e il 31 gennaio, i gruppi per i diritti umani palestinesi hanno registrato 31 proteste di residenti che hanno detto di essere stati torturati dalle forze di sicurezza di Al Fatah. Un palestinese in custodia cautelare sarebbe morto e due giornalisti di una tv pro-Hamas sono detenuti in modo arbitrario.

Il rapporto di HRW, inoltre, ha criticato la condotta tenuta dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, “che finanziano e formano le forze di Fatah in Cisgiordania e che non hanno espresso alcuna critica pubblica di tali gravi violazioni dei diritti umani”. Un quadro complessivo a dir poco preoccupante quello tratteggiato dall’organizzazione americana, che lascia ben poco spazio al dialogo.

Viene giudicato con scetticismo anche l’incontro interpalestinese in programma domenica prossima al Cairo. L’obiettivo del summit è di convincere Hamas e Fatah a mettere da parte le armi e formare un governo d’unità nazionale. L’ennesimo tentativo di riconciliazione di una popolazione in
guerra con se stessa, ancor prima che con Israele.