I partiti corrono sul web: il centrodestra è in ritardo e deve recuperare
21 Giugno 2011
di M. C.
Il Partito politico oggi, la sua forma e il suo futuro: sono stati questi i temi al centro del dibattito tenutosi ieri nell’aula Aldo Moro della facoltà di Scienze Politiche di Bari, in occasione della presentazione dell’ultimo numero della rivista scientifica Democrazia e Diritto. Il professor Ennio Triggiani, preside di facoltà, ha fatto gli onori di casa e presentato il parterre, composto da Enzo Lavarra (Puglia Europa-Med), dall’assessore regionale Nicola Fratoianni, dal vice presidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello, da Luciano Violante (Pd) e dal professor Giuseppe Cotturi, autore della rivista DeD.
L’onda antipolitica, montata in Italia negli ultimi anni, vive la sua fase di declino e aumenta la voglia di partecipazione politica attraverso l’utilizzo dello “strumento” partito e delle diverse forme di democrazia diretta: la partecipazione all’ultimo referendum, definito da Lavarra una vera “svolta” per la politica italiana, e l’utilizzo diffuso di forme di comunicazione alternative a stampa e tv, vale a dire il web e i suoi infiniti strumenti, sono la rappresentazione di un modo di far politica nuovo, ma che non può prescindere da quello che sembrava, solo qualche mese fa, un oggetto finito, da relegare nei volumi di storia del Novecento: il partito politico, “unico soggetto – come ha sottolineato il professor Cotturi – capace di raccogliere consenso e garantire governabilità.”
Quella che, con troppa fretta, i maestri dell’antipolitica hanno definito “l’anomalia italiana”, causata dallo sfrenato e trasversale leaderismo verticale, è niente più che un’illusione se paragonata allo sviluppo dei processi politici che hanno caratterizzato l’Europa durante il secolo scorso. Se nel secondo dopoguerra – come ha evidenziato Quagliariello – i partiti politici erano il luogo in cui si svolgeva la vita tout court di tutti i militanti, con il boom economico degli anni Sessanta i leader, in tutta Europa, si sono fatti carico delle istanze della popolazione che ha delegato loro la gestione della res publica. In Italia questo passaggio culturale non è avvenuto in quegli anni effervescenti ma, con estremo ritardo, durante la stagione di Tangentopoli, che ha spazzato via un’intera classe politica e ha imposto un nuovo modo di comunicare. Il leaderismo degli anni Novanta è apparso anomalo, ma è il frutto di un processo culturale avvenuto in ritardo e che oggi è in difficoltà per quella sete di partecipazione politica e sociale che viene dal Web. Lo scollamento è superabile – come ha dichiarato il senatore pidiellino – attraverso “riforme istituzionali che permettano ai grandi partiti di governare e alla normalizzazione di alcuni aspetti della vita interna dei partiti, come le primarie”. Indubbio che serva anche una maggiore capacità di confrontarsi con la comunità del Web, sapendo sfruttarne l’incredibile potenziale più di quanto non si sia fatto finora da parte del centrodestra: "Noi che abbiamo inventato i partiti televisivi, non siamo stati capaci di adeguarci ai nuovi media", ha ammesso Quagliariello. Insomma, su questo fronte il centrodestra può e deve recuperare.
La centralità del Web e la capacità di Internet di generare democrazia diffusa sono elementi centrali anche secondo Violante, per superare “la crisi del partito carismatico, vivo non solo a destra, ma anche a sinistra con l’Italia dei Valori e Sinistra Ecologia e Libertà”. L’ex presidente della Camera ha anche sottolineato come non si debba “tornare all’antico, ma ottenere partiti politici capaci di essere cerniera tra cittadinanza ed istituzioni”.
Ed è proprio sull’organizzazione interna dei partiti che ha fondato la sua esperienza Nicola Fratoianni, oggi assessore regionale della giunta Vendola, fino a ieri animatore delle Fabbriche di Nichi, evoluzione dei novecenteschi comitati elettorali: “L’esperienza delle Fabbriche – dice – risponde a quella ricerca verso una partecipazione politica in un partito fortemente caratterizzato dalla presenza del proprio leader. Non è detto che quella sia stata la scelta giusta, ma è certo che, con queste forme, ci si debba confrontare fino in fondo”.
Comunità scientifica e mondo politico, dunque, a confronto sul futuro dei partiti politici: un futuro che non può prescindere dall’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione e da forme attive di partecipazione democratica, indispensabili in un mondo che fa del dinamismo e della mobilità le sue colonne portanti.