I possibili effetti delle “news” sull’economia reale
01 Dicembre 2008
Lo scenario dell’economia globale sembra destinato a chiudere l’anno 2008 in un clima caratterizzato da assoluta incertezza. Per il nuovo anno, secondo l’OCSE, si preannuncia un anno di forti difficoltà economiche sia da parte delle famiglie, sia da parte delle imprese, per la relativa contrazione delle componenti della domanda aggregata, rispettivamente, consumi e investimenti.
Entro la fine del 2008, numerosi Governi dei Paesi industrializzati hanno annunciato l’immissione di liquidità a favore di imprese e famiglie per fronteggiare la crisi; dall’altro lato non occorre dimenticare che una domanda di liquidità rimane comunque sostenuta dalla maggiore crescita che si registra soprattutto dall’espansione di alcune economie emergenti.
Nel corso del 2008 si è assistito a vari interventi di risanamento di situazioni difficili vissute da parte di banche di grande dimensione, per altri, invece, come la banca d’affari Lehman Brothers, nulla si è potuto fare: lezioni del mercato! Esiste infatti in dottrina una teoria secondo la quale le autorità di vigilanza (cd. prestatore di ultima istanza) tendono a sostenere ed evitare il manifestarsi di una crisi in fallimento di una banca di grande dimensione. La Too Big To Fall Doctrine (TBTFD), formulata da Walter Bagehot nel 1873, prevede infatti una maggiore attenzione da parte delle Banche Centrali alla tutela contro il fallimento, attraverso vari strumenti: disponibilità di fondi a tassi agevolati di interessi o a condizioni comunque di favore, pagamenti di stipendi, utenze, cedole.
A conti fatti, anche le principali banche Italiane hanno annunciato che la propria situazione patrimoniale non desta alcuna preoccupazione, poiché le esposizioni creditizie non sono così elevate da indurre svalutazioni di portafoglio oltre i normali livelli fisiologici in base alle misure di accantomanento ai fondi per i rischi di credito regolamentata per gli intermediari finanziari.
La letteratura economica suggerisce che tanto maggiore è il costo percepibile ex-ante la risoluzione di una crisi, tanto maggiore sono le azioni che ne sollecitano una via di uscita entro tempi brevi.
Una analisi ex-ante che potrebbe aiutare a valutare quanto la crisi del sistema finanziario possa incidere sull’economia reale, importante preoccupazione dei Ministri dell’economia, è quella di misurare il costo sostenuto in termini di minore crescita del Pil causata dalla stessa crisi bancaria. Queste misure, ormai note e diffuse l’altro ieri dall’OCSE in una minore crescita del Pil nell’ordine dell’1,2% dell’area Euro, poco potrebbero infatti avere come impatto sul sistema rete per gli investimenti delle imprese e per i consumi da parte delle famiglie.
A queste misure vanno però associati i comportamenti e gli umori sia delle imprese sia delle famiglie, che condizionano l’economia reale e sono, a loro volta condizionati dagli eventi e dalle cd. news che quotidianamente imperversando su tutti i mezzi di comunicazione.
In base ai dati ufficiali, non sembra che l’economia reale sia stata finora toccata o almeno influenzata in modo consistente dal fenomeno di crisi che è stata sollevata dai mutui sub-prime negli State. Nonostante ciò, le attese indicano come imminente e per tutto il 2009, una situazione di stallo per le componenti di domanda aggregata.
Ma potrebbe essere già scontato all’attualità il calo della domanda aggregata? Contrazione degli investimenti e calo dei consumi, come anche riportato dall’ISAE nell’analisi sul clima di fiducia dei consumatori, sono già osservati da oltre un triennio, ma potrebbe essere questo il livello minimo raggiunto, per verificarsi, al contrario delle maggiori aspettative comuni, una inversione di tendenza per il 2009?
I modelli di analisi dei comportamenti, chiamati a “cascate informative”, mettono in evidenza che il sistema che ne risulta è in una condizione di equilibrio precario, dal momento che uno shock seppur modesto può determinare bruschi e diffusi rovesciamenti nei comportamenti. Una survey delle teorie sui modelli a cascata informativa è contenuta in Bikhchandani O., Hirshleifer A. e Welch F., (1992), “A Theory of Fads, Fashion, Custom and Cultural Change as Information Cascades”, Journal of Political Economy, n. 5.
Nel periodo di transizione all’euro i media furono criticati dall’aver contribuito all’escalation dei prezzi in alcuni settori. In quanto tali, i media (e il loro particolare utilizzo) possono condurre a tre risultati alternativi: o assecondano i comportamenti di massa attraverso la ripetuta diffusione di notizie sulle tendenze prevalenti, inducendo dipendenze dalla catena di decisori, o permettono di diversificare le notizie, contribuendo a interrompere le cascate informative, o anche, nel migliore dei casi, anticipano gli eventi contribuendo al superamento degli ostacoli.
Le insistenti comunicazioni da parte di tutte le istituzioni e organismi internazionali e nazionali sull’incombenza della crisi ora trasformata in recessione, potrebbero anche di fatto trasformarsi in un ottimo meccanismo di allerta tale da scontare gli eventi negativi già dall’attualità, senza di fatto avere gli effetti preannunciati sul sistema economico "reale". Potrebbero, in altre parole, nel migliore dei casi, avverarsi fenomeni analoghi a quello che si è manifestato nel periodo di transizione all’euro, dove le “news” hanno alimentato le aspettative alla crescita dei prezzi, ma in questo caso il risultato finale dovrebbe essere di segno opposto e quindi i continui annunci sulle aspettative del crollo della domanda aggregata, al contrario, mutarsi in situazione favorevoli.