I primi 10 giorni di Fitto non possono che essere a Napoli

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

I primi 10 giorni di Fitto non possono che essere a Napoli

13 Maggio 2008

Sulla questione dei rifiuti si gioca la
prima decisiva battaglia del Berlusconi IV. Vincerla significa rafforzarsi davanti
all’Europa e conquistare la gratitudine del Sud. La Commissione Europea
ha deferito l’Italia davanti alla Corte Europea per il fallimento della
gestione dei rifiuti campani. Qualche progresso negli ultimi mesi c’è stato ma la Commissione è
preoccupata dai ritardi nel calendario dei lavori. Oltre al deferimento è
scattata anche la messa in mora per il Lazio, l’unica regione italiana che non
ha ancora presentato un piano per lo smaltimento dell’immondizia. La crisi dei
rifiuti rischia di allargarsi.

Quali potrebbero essere le mosse dei
ministri che si riuniranno a Palazzo Reale? Occorrono soluzioni a breve termine.
Sta arrivando l’estate e con il caldo i rischi per la salute dei cittadini
aumentano. I Vigili del Fuoco gettano disinfettanti nei cassonetti pur di prevenire
l’irreparabile. Bisogna far sparire tonnellate di rifiuti che sono ancora nelle
strade, ma i CDR, gli impianti per lo stoccaggio delle ‘ecoballe’ sono fermi.
La magistratura di Avellino ha bloccato i siti di Pianodardine e Ferrandelle
per carenze nella sicurezza e per la fuoriuscita di materiali pericolosi. Il
tempo stringe, come al solito, da quattordici anni.

Un ruolo chiave lo giocherà Ecolog, la
controllata di Ferrovie dello Stato che negli ultimi anni ha fatto un buon
lavoro. I vagoni di Ecolog scaricano i rifiuti campani nei grandi inceneritori
tedeschi gestiti dal colosso Remondis. La logistica su rotaie aumenta notevolmente
i costi di smaltimento e a guadagnarci è proprio Remondis che ricicla i rifiuti
(campani) in energia elettrica da rivendere (ai tedeschi). Se questa è l’unica
soluzione contingente il Consiglio dei ministri deve mettere Ecolog nelle
condizioni di svolgere al meglio i suoi servizi. Come? Primo, sventando i piani
di chi, all’interno di Ferrovie dello Stato, vorrebbe accorpare Ecolog in
FSCargo. Secondo, proteggendo i lavoratori che negli ultimi mesi sono stati
minacciati dalla Camorra. Terzo, la giunta Bassolino ha precettato Ecolog per
non interrompere i ‘viaggi della speranza’ in Germania, ma la verità è che l’azienda
vanta milioni di euro di crediti dalla Regione Campania. Negli ultimi tre anni
le performance finanziare di Ecolog sono progressivamente calate anche per
colpa delle commesse che non sono state pagate. Ma non ci furono ritardi nei
pagamenti a Fibe/Impregilo. 

In secondo luogo è necessario lanciare un
messaggio ben preciso a chi ha ripreso a bruciare i cassonetti nei quartieri
periferici di Napoli e in provincia. Le popolazioni locali devono comprendere
che il muro contro muro non è conveniente. L’ultima eredità di Prodi è
un’ordinanza sulla realizzazione della discarica di Chiaiano che dovrebbe
sostituire Pianura e garantire un notevole assorbimento di monnezza. Come al
solito la popolazione è scesa in piazza per opporsi alle autorità, ma il
presidio di Chiaiano è illegale. Se il piano previsto dal commissario De
Gennaro prevede la riapertura della discariche, le discariche devono riaprire.
De Gennaro ha ancora un paio di settimane per lasciare un buon ricordo del suo
operato.  

Questo non vuol dire procedere manu
militari. Immagini come quelle di Pianura, quando Amato perse il controllo
della situazione, sarebbero deleterie per il governo in carica. Sono
immaginabili dei rapporti ‘diplomatici’ con le amministrazioni locali che
rendano più conveniente l’apertura delle discariche? Per esempio garantendo dei
sostanziosi bonus fiscali alle popolazioni della zona? Proposte in grado di persuadere
anche gli abitanti di Vallata e dell’Alta Irpinia, quelli di Benevento e del
Sannio, e magari le regioni confinanti, il Molise, la Basilicata, la Puglia, che fino adesso si
sono mostrate (comprensibilmente) poco solidali con la Campania.  Di questi esplosivi rapporti
dovrà occuparsi il nuovo ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, che
ha definito la questione dei rifiuti napoletani “una priorità” per il
Mezzogiorno. Il risultato potrebbe essere un aumento di spesa pubblica ma
l’intervento del governo centrale a questo punto è preferibile rispetto ad
altri progetti come il “megaevento” ventilato da Claudio Velardi per rilanciare
l’immagine della città di Napoli. Idee come questa si sono dimostrate tanto
dannose quanto costose. Abbiamo visto su quali basi si reggeva il ‘Rinascimento’
napoletano.

L’aprile scorso la giunta Jervolino ha
dichiarato di aver ripulito le strade di Napoli e che la raccolta differenziata
stava aumentando. Recentemente i vertici di Asia, la società mista del Comune
che si occupa dello smaltimento nel capoluogo, sono stati rinnovati chiamando a
guidare l’impresa le teste d’uovo di Federambiente. Ma i blogger più incazzati hanno
scritto che ad essere ripuliti per primi, per fare bella figura, sono stati i
quartieri-bene della città. La raccolta differenziata viene portata avanti con
tempi e modalità diverse a seconda che ci si trovi in centro o nelle periferie.
Il risultato è che negli ultimi giorni la monnezza è tornata a riempire il
centro antico, i quartieri di Chiaia e Posillipo. I sacchetti  straripano sotto i balconi della Prefettura e
a qualche metro da Palazzo San Giacomo. La situazione nei quartieri di Barra e
Ponticelli è rimasta invariata. Il tasso della raccolta differenziata è molto
inferiore alla percentuale che Asia si era data come obiettivo.

Tutto questo rimette al centro del
problema la spinosa questione degli inceneritori. Quello di Acerra va
completato al più presto ma il governo Berlusconi deve mettere mano a un piano
più ampio per la costruzione di nuovi impianti nel Centro-Sud. L’esempio
tedesco ha dimostrato che la raccolta differenziata non parte, né regge, se nella
fase precedente non viene accompagnata dalle attività degli impianti di
smaltimento. Ce ne sono di vecchia e nuova generazione e gli ultimi costruiti
da Remondis inquinano un po’ di più del traffico automobilistico. Nella
Germania patria dell’ambientalismo ci sono decine di inceneritori che
funzionano a pieno regime. Remondis aveva promesso di costruirne addirittura
uno in Germania dedicato alla Regione Campania… Visto che gli imprenditori
italiani si sono dimostrati incapaci di fare affari con la spazzatura perché
non corteggiare Remondis e spingerla a intervenire direttamente nel
Mezzogiorno?