I Prof. non abbassano le tasse e i partiti non rinunciano ai soldi pubblici
16 Aprile 2012
Il fondo ‘abbassa-tasse’ esce da Palazzo Chigi senza peraltro esserci veramente mai entrato. Monti dice che non aumenterà la pressione fiscale ma la notizia non è questa, semmai la sua riduzione. Che per ora, non c’è. I soldi – pochi – restano nelle casse dello Stato e quello che si recupererà dall’evasione fiscale dovrebbe essere redistribuito a sostegno di famiglie, ceti meno abbienti e in parte alle imprese. Ma, ironia della sorte, proprio gli imprenditori dovranno flirtare con una nuova voce: l’Iri. Salta la soppressione dell’Irap e l’Irpef resterà tale e quale. C’è poi l’Imu sul cui pagamento finalmente ieri è stata fatta chiarezza: si pagherà in tre tranche, come aveva chiesto il Pdl.
Tre ore per licenziare la delega fiscale: sul Consiglio dei ministri si erano concentrate aspettative, soprattutto quelle di imprese e famiglie che dopo la cura da cavallo del Prof. di Varese speravano in due cose: riduzione della pressione fiscale – almeno qualche segnale concreto di buona volontà – e misure per la crescita. Sul primo punto, da giorni circolava l’idea di istituire un fondo nel quale raccogliere il gettito della lotta all’evasione fiscale, parte del quale sarebbe stato destinato all’avvio di un graduale abbassamento delle tasse. Ma sul documento approvato dal Cdm, di quell’idea non c’è traccia.
Così come non c’è traccia di un intervento sulle aliquote Irpef, né della soppressione dell’Irap prevista nella delega fiscale del governo Berlusconi. Quello che c’è, ad esempio, è la riforma del catasto con il passaggio dai vani al metro quadrato per stabilire il valore patrimoniale dell’immobile. Per gli edifici urbani si farà riferimento ai valori medi di mercato negli ultimi tre anni. La rendita media ordinaria verrà calcolata con l’analisi delle statistiche sui valori di mercato. Sono poi previsti meccanismi di adeguamento periodico dei valori e delle rendite delle unità immobiliari. Nella delega fiscale non è previsto l’aumento del prelievo fiscale dal momento che la revisione delle rendite sarà contestuale alla riduzione delle aliquote. Tuttavia sono in molti a temere che la cosa non sia così scontata. E se si guarda in controluce, nel provvedimento dei Prof. non c’è granchè per alleviare il carico fiscale su cittadini e imprese, ad eccezione dell’istituzione di una commissione indipendente incaricata di eliminare, rivedere o ridurre quelle spese fiscali considerate ingiustificate (per intero o in parte) per famiglia, salute e le situazioni svantaggiate alle luce delle mutate condizioni economico-finanziarie. Prevista la stabilizzazione e razionalizzazione del 5 per mille e sul fronte della lotta all’evasione ci sarà un monitoraggio costante con l’obbligo di stilare un rapporto annuale. Nel pacchetto governativo entrano anche le imposte finalizzate a tutelare l’ambiente e la carbon tax i cui proventi saranno impiegati nella revisione del sistema delle fonti rinnovabili.
Per le imprese, la novità si chiama Iri, imposta unica sul reddito imprenditoriale. In pratica la tassazione dei redditi prodotti dalle imprese commerciali e dai lavoratori autonomi verrà assoggettata ad una sola imposta. Prevista la deducibilità di questa imposta dalle somme prelevate dall’imprenditore, dal professionista o dai soci come remunerazione. Per i contribuenti di dimensioni più piccole verrà introdotta la possibilità di un pagamento a forfait di un’unica imposta in sostituzione di quelle dovute. Infine, la razionalizzazione dell’Iva e delle altre imposte indirette quali quella del registro, di bollo, ipotecarie e catastali, concessioni governative, assicurazioni e sugli intrattenimenti: l’intento è semplificare gli adempimenti per i contribuenti.
Fin qui il Cdm. Ma la prova del nove per i Prof. saranno i provvedimenti per la crescita e lo sblocco del ddl lavoro. Oggi il vertice tra Monti e i leader dei partiti della maggioranza servirà (o almeno dovrebbe) proprio a questo. Col Pdl che punta sulla maggiore flessibilità in entrata che pure Casini ora rivendica come azione necessaria e interventi per ridare ossigeno all’economia. Al punto che Sacconi invoca “una doverosa operazione di riscrittura” nel ddl lavoro, anche perché “vi è stata una mano fortemente ostile nei confronti delle imprese che ha disseminato la scrittura dei testi di disposizioni che partono da una presunzione di colpevolezza delle imprese”. Su questo, Alfano e lo stato maggiore del partito non intendono fare passi indietro, pur consapevoli che le risorse sono quelle che sono. Con Bersani e Casini, il segretario del Pdl concorderà una strategia comune per non arrivare a Palazzo Chigi con proposte in ordine sparso.
Unità di intenti, invece, per il ddl sulla trasparenza nei partiti. Per ABC azzerare del tutto i finanziamenti pubblici ai partiti “già drasticamente tagliati dalle manovre 2010-2011, sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo (compreso chi ha rispettato le regole) e metterebbe la politica nelle mani delle lobby”. Sta nero su bianco nella relazione alla proposta di legge bipartisan che già domani approda alla Camera. Fissata la cornice, nessuno dei tre in realtà esclude la possibilità di ridurre ulteriormente il ‘quantum’ ma per ora il ‘quantum’ è rinviato alla legge attuativa dell’articolo 49 della Costituzione, prevista in parlamento tra un mese.
Francamente, in tempi di antipolitica galoppante e di vacche magre, anzi magrissime per i cittadini, la politica potrebbe e dovrebbe fare molto di più. Senza demagogia, ma con una dose di sano realismo.