I profughi libici verso la Tunisia possono contare sull’Italia
12 Marzo 2011
Mentre continua il braccio di ferro tra ribelli, comunità internazionale e Mouammar Gheddafi, dall’8 marzo, stando allo United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, più di duecentoventiseimila persone hanno attraversato i confini della Libia per giungere in Tunisia, Egitto e Niger. Al confine tra la Libia e la Tunisia la situazione è particolarmente critica: ci sono circa sessantamila persone affastellate alla frontiera. Secondo l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, sarebbero già passati circa quarantamila migranti in territorio tunisino con una media compresa tra le duemila e le tremila persone al giorno. La meta è il campo di Choucha, dove sono state allestite più di duemila e trecento tende per accogliere i profughi. Gli Stati Uniti, intanto, hanno offerto diciassette milioni di dollari e trenta milioni di euro verranno stanziati dall’UE.
Roma, invece, oltre a partecipare agli aiuti come membro dell’Unione, ha offerto all’International Organization for Migration un contributo di cinquecentomila euro, mentre nei giorni scorsi sono partiti i primi due voli diretti a Ras Jedir che hanno permesso l’evacuazione di circa seicento bengalesi. Nel campo di transito tunisino di Choucha è accorsa anche l’onorevole Margherita Boniver, inviato speciale della Farnesina per le emergenze umanitarie, che ha incontrato i responsabili della Protezione civile di Tunisi e il governatore della regione di Medenine, Nabil Ferjani. Con quest’ultimo, l’on. Boniver ha discusso della necessità di maggiori controlli per impedire nuovi sbarchi di immigrati sulle coste italiane garantendo, però, il massimo sostegno dello Stivale. Infatti, da pochi giorni è tornato in Italia il pattugliatore della Marina Militare italiana ”Libra”, appartenente al Comando delle Forze da Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa Costiera (Comforpat), partito dal porto libico di Bengasi dove aveva scaricato venticinque tonnellate di aiuti umanitari tra cui acqua potabile, quattro generatori elettrici, tende familiari, quattromila coperte, unità di purificazione dell’acqua, quaranta kit medici per patologie generali, cinque tonnellate di riso e cinque tonnellate di latte.
A bordo, oltre all’equipaggio di ottantatre militari, si sono aggiunti per quest’ultima missione anche diciotto fucilieri del Reggimento San Marco che di certo avranno fatto sentire più al sicuro anche il giornalista di France Tv, Jean Marie Lemaire, a cui è stato dato un “passaggio” dopo essere sopravvissuto a un’imboscata.
Tornando al confine libico con la Tunisia, troviamo anche Medici senza Frontiere, secondo la cui testimonianza, “nonostante le persone che fuggono dalla Libia si trovino in enormi difficoltà”, in questo momento non è possibile “parlare di emergenza umanitaria alla frontiera”. Tuttavia, esperienza insegna che “anche se la situazione sembra sotto controllo, non significa che non dobbiamo essere pronti a ogni possibile scenario”.
Nel frattempo, in collaborazione con le strutture sanitarie tunisine e la Mezzaluna Rossa, dopo aver parlato con i migranti in transito e con altri attori umanitari sul terreno, Medici senza Frontiere ha ritenuto necessario attuare un programma per la salute mentale. Infatti, molte delle persone che hanno attraversato il confine sono state testimoni o hanno sperimentato direttamente, nella loro Libia, varie forme di violenza.