I Repubblicani abrogano l’Obamacare e pensano già alle presidenziali 2012

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I Repubblicani abrogano l’Obamacare e pensano già alle presidenziali 2012

19 Gennaio 2011

Sarà anche un voto simbolico. Fatto sta che la proposta d’abrogazione repubblicana della riforma sanitaria, la “job-killing health care law” come recita il titolo della legge, è stata votata ieri dalla Camera dei Rappresentanti statunitense (il riferimento al killing è stato verbalmente messo da parte da Boehner, causa massacro di Tucson, facendo  spazio alla riforma sanitaria job-crushing e job-destroying).

I Repubblicani guidati da John Boehner, il nuovo speaker della Camera dei Rappresentanti e il suo alfiere Eric Cantor, nuovo majority leader, hanno raggiunto il primo rifugio sull’irta via che conduce alla conquista della vetta: l’abrogazione dell’Obamacare, la riforma del sistema sanitario statunitense voluta dal presidente e dal precedente Congresso. La legge di cui primo firmatario è lo stesso Eric Cantor, ha ottenuto una maggioranza di 245 voti favorevoli contro 189 voti contrari, con tre Democratici che hanno votato a favore dell’abrogazione. 

Tutti sapevano che sarebbe stato molto semplice per i Repubblicani far passare la legge d’abrogazione, dati gli attuali equilibri numerici alla Camera bassa. Ed è a tutti evidente che la vera sfida per la leadership Repubblicana del Congresso comincerà quando il testo approderà tra pochi giorni finalmente al Senato (attualmente presieduta da Harry Reid il quale forse in preda ad un terribile timor legis ha nella giornata di ieri affermato che Hu Jintao è un dittatore) dove i Democratici detengono ancora una sparuta maggioranza di senatori, cinque in tutto.

E’ al Senato che il partito dell’elefante dovrà dare prova di grandi capacità persuasive, tentando di cooptare quei senatori democratici che avevano dato segni di insofferenza già all’epoca dell’approvazione della riforma sanitaria lo scorso anno. Si fanno già i nomi di quei senatori che potrebbero essere propensi a prestare il fianco a eventuali modifiche e collaborare con i Repubblicani al Senato. Un nome su tutti: quello della senatrice Democratica Claire McCaskill accanto a un gruppo di altri suoi colleghi democratici che nel 2012 andranno alla rielezione. 

E’ noto che alcuni di loro incontrerebbero grandi difficoltà a farsi rieleggere nei loro Stati con un record di voto a sostegno della riforma dell’amministrazione democratica. In particolare stenterebbero quei senatori Democratici che tenteranno la rielezione nei red States, gli Stati tendenzialmente Repubblicani, come il Missouri dove la senatrice democratica McCaskill è eletta. 

La riforma dell’Health Care di Obama –  con le sue 2300 pagine di prescrizioni normative che ben pochi avevano letto al momento dell’approvazione – metterebbe di fatto il governo federale statunitense  in condizione di controllare un sesto dell’economia USA. Una riforma che i Repubblicani affermano aumenterà le spese federali di 2 trilioni di dollari in spesa corrente nei soli primi dieci anni e si stima possa comportare un aumento totale dei premi assicurativi del 10 % secondo gli eletti dell’elefantino rosso.

Nessuno crede che i Repubblicani possano ambire ad una abrogazione totale dell’Obama Care. Probabilmente lo stesso speaker Boehner non ci crede. Ed è per questo che ci si aspetta che il risultato possa essere raggiunto su piccole-grandi passaggi della riforma. Su tutti spicca la controversa prescrizione della riforma che obbliga all’universal mandate, ovvero l’obbligo di detenere una copertura assicurativa.

Nel caso dei dipendenti, il sistema rimarrà non dissimile a prima: il datore di lavoro sarà obbligato a fornire ai suoi dipendenti copertura assicurativa, benché a regime la riforma democratica renda molto più stringente l’obbligo, aumentando il rischio di nuova tassazione sulle imprese. Di fatto con lo universal mandate si metterebbe il datore di lavoro in obbligo di dare a qualsiasi dipendente una copertura assicurativa obbligatoria.

Per coloro invece che non hanno un datore di lavoro, il governo federale subentrerà con sussidi per redditi sino ai 88,000 dollari, per mettere in condizione chiunque (oggi 50 milioni di americani sono sprovvisti di copertura e la riforma ne coprirebbe solo 30 milioni) di avere una copertura. Cosi, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, il governo richierà ai suoi residenti l’acquisto di un bene o servizio perché residenza legale sul suolo statunitense sia considerata tale. 

Nel sottobosco di Capitol Hill, comunque, tutti si aspettano che al Senato i Repubblicani giochino la carta del buon vecchio filibustering, l’ostruzionismo in versione statunitense, affiancato da accordi con quei Democratici centristi che ci stanno sui singoli provvedimenti. L’obiettivo dell’operazione sarà comunque in salita per gli uomini dello speaker Boehner e del leader di minoranza dei Repubblicani al Senato, Mitch McConnell.

La strategia repubblicana è chiara: svuotare la riforma e fare arrivare nello studio ovale del presidente Obama un testo emendato che privi la riforma del suo contenuto sostanziale. Di fronte a questa eventualità, che tra i Repubblicani considererebbero comunque un successo, Obama sarebbe spinto ad apporre il veto presidenziale e a difendere una riforma molto controversa alle presidenziali del 2012 in un quadro macroeconomico probabilmente ancora poco florido e con una disoccupazione ancora alta (l’ultimo dato del dicembre 2010 la disoccupazione USA stava al 9,4%). 

Ed è proprio il dato della disoccupazione che potrebbe mettere l’amministrazione Obama in difficoltà soprattutto se i Repubblicani riuscissero a far passare l’equazione: ObamaCare uguale meno posti di lavoro. Non sorprende che i numeri dell’occupazione non siano mai significativamente tornati a salire nell’ultimo anno. Le piccole imprese statunitensi sono di fatto preoccupate ed  esposte ad un aumento di regolamentazione (e in prospettiva di tassazione) che certo disincentiva la creazione di nuova occupazione.

Insomma se i Repubblicani dovessero riuscire a far arrivare una riforma sanitaria emendata e svuotata, renderla indigeribile per la Casa Bianca e così obbligando il presidente ad apporre il veto, allora la rielezione di Obama si potrebbe fare più difficile benché l’amministrazione abbia tentato di recuperare l’elettorato moderato, estendendo i tagli alle tasse di Bush per un altro anno.

Ieri alla Camera dei Rappresentanti la trappola è stata piazzata, staremo a vedere se i Democratici sapranno capaci di aiutare il presidente ad evitarla in vista delle presidenziali 2012.