I Repubblicani sperano che la riforma sanitaria sia la Waterloo di Obama
20 Luglio 2009
Il Congresso ha iniziato a discutere il testo presentato dalla maggioranza democratica alla Camera, che ha l’obiettivo di garantire una copertura medica a circa 40 milioni di americani. La riforma dovrebbe essere finanziata con un incremento della pressione fiscale sui redditi più alti, alzando le aliquote dei contribuenti più ricchi (fino al 5,4 per cento in più per chi dichiara oltre un milione di dollari all’anno, ma la stretta fiscale riguarderà anche chi ne guadagna trecentomila). Il costo dell’operazione, secondo il Washington Post, potrebbe sfiorare i mille miliardi di dollari.
Obama ha definito la riforma il passo più difficile della sua amministrazione, mettendola subito dopo la soluzione del conflitto israelo-palestinese: "Washington per anni ha chiuso gli occhi sui costi per le prestazioni sanitarie che continuavano a salire", ha detto il presidente, convinto che la riforma consentirà un risparmio di mezzo miliardo di dollari da qui al 2020. Sono previsti dei tetti agli onorari dei medici, ai costi di ricovero, ai prezzi dei medicinali, e un rafforzamento dei programmi di assistenza sanitaria pubblica Medicare (per i pensionati) e Medicaid (per le famiglie a basso reddito). E’ previsto anche un fondo per aiutare i 7 milioni di americani che negli ultimi tempi hanno perso il lavoro.
Non sarà facile trovare un accordo al Congresso. C’è l’opposizione repubblicana, che ha presentato un numero impressionante di emendamenti per mettere il bastone tra le ruote al presidente. In particolare, i repubblicani (e i grandi gruppi della sanità privata) si oppongono alla possibilità di creare un sistema di assicurazione sanitaria pubblica. Ma ci sono anche i democratici scettici verso il grande progetto obamiano e i suoi effetti sul fisco. La speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha lasciato intendere che l’iter della discussione della legge potrebbe rallentare slittando alla fine di agosto.
La strategia della Casa Bianca è portare al tavolo della discussione i maggiori gruppi assicurativi, gli ospedali, ed altre sigle dell’assistenza sanitaria privata, per negoziare la riforma – sfruttando la lezione e gli errori commessi durante il fallito tentativo dell’era Clinton.
Nei giorni scorsi, il senatore democratico Ted Kennedy ha pubblicato un accorato appello su Newsweek spiegando che la sanità pubblica è “la Causa” per cui ha combattuto tutta la vita e che si è definitivamente accorto della sua importanza quando l’anno scorso stava per perdere la vita. I suoi soldi, ha scritto, lo hanno salvato. La sanità americana è fondata sul censo e questo stato di cose deve essere superato.
Ma i repubblicani, i gruppi conservatori, la fronda democratica, stanno accelerano di loro sforzi per far deragliare il processo legislativo, giudicato troppo costoso e pericoloso. "Se saremo capaci di fermare Obama – ha detto il senatore repubblicano De Mint – la riforma della sanità potrebbe trasformarsi nella Waterloo del presidente".