I Saints trionfano nel Super Bowl ma Tim Tebow vince la battaglia per la vita
08 Febbraio 2010
Gli Stati Uniti di America? Something else, come dicono proprio da quelle parti. Accade infatti solo lì che un fuoriclasse del football, Tim Tebow dei Florida Gators, accenda gli animi e divida il Paese perché, dopo essere sceso più volte sul campo di gioco con il riferimento a versetti del Vangelo tatuati sul suo grugno da lottatore lanciato nell’arena sportiva, è apparso stanotte, 7 febbraio, in uno spot pubblicitario antiabortista che è stato trasmesso nelle pause del XLIV Super Bowl in programma al Sun Life Stadium di Miami Gardens. Nel “corto” c’erano sia Tim sia la sua mamma, e questo per raccontare una storia semplice e bella che parla finalmente di scelta della vita invece che della solita mesta, ritrita cultura di morte spacciata per “io sono mio”.
Quando Tim stava ancora nella pancia di sua mamma, questa si buscò una intossicazione da cibo di quelle pesanti e quindi il piccolo Tim rischiava di uscirne malconcio. Ovvio che tutti i soloni sempre prodighi, in casi così, di consigli non richiesti abbiano immediatamente sentenziato “aborto”, che tradotto, ricordiamolo, vuol sempre dire condanna a morte senz’appello di un esserino indifeso, e a stento visibile, e sicuramente innocente, e se non altro non colpevole degli sbagli, delle scelte e delle opinioni degli altri che lo circondano, persone tutte già nate, e cresciute, e forti, e sane, e tranquille.
La mamma di Tim, però, protestante evangelicale di quelle serie e convinte che si giocano tutto per la propria fede laica e impegnata, la quale in quel mentre stava in missione nelle Filippine, ha tirato diritto per la propria strada e così Tim è nato, semplicemente nato. Sano. Oggi è un armadio di quelli che è meglio essere suoi amici invece che no, gode di perfetta salute, la sana e la robusta costituzione gliela constatano tutti quando la sua falcata attraversa sicura lo stadio, sbugiarda nei fatti quegli antichi pareri mortiferi che lo avrebbero voluto stroncare preventivamente e a prescindere solo per non doverci sopra pensare, ma soprattutto ringrazia Dio, la patria e la mamma.
Ecco, madre e figlio hanno deciso di raccontare questa storia così, uguale forse a migliaia di altre delle quali però non sappiamo alcunché, storie di autentico eroismo quotidiano lontane dai riflettori, giacché negli States il “piccolo Tim” è una vera personalità. E allora, mamma e figlio si sono chiesti e subito risposti, perché no, perché non sfruttare questo gratuito dono del Cielo che permette una tantum di attirare l’attenzione di quei milioni e milioni di persone del mondo per i quali il Super Bowl di quest’anno potrebbe essere l’unica occasione capitata alle loro vite per vedere le cose in modo diverso, per sentire l’altra campana, per apprezzare anche il rovescio della medaglia?
Focus on the Family, diretta a Colorado Srpings dall’infaticabile e indomito James C. Dobson, classe 1936, lo ha capito al volo e ha pagato fior di dollaroni per realizzare questa grande, grandiosa campagna pubblicitaria. Ecco, i molti che si strappano ora le vesti per dire che cose così non si fanno, che disturbano e che sono “estremiste” ci pensino su. Siamo in America, il Paese dei liberi, la terra delle opportunità, il mondo dove tutto è lecito finché non viene espressamente vietato e in cui tutti sono innocenti fino a prova contraria, non nati compresi. Siamo in America, e Tim e sua mamma vogliono avere la chance di raccontare un fatto, e per farlo si pagano lo spazio e il tempo necessari, o trovano chi ci mette i soldi per loro. Un perfetto contratto di affitto.
Siamo in America, il luogo dove si può fare il bello e il cattivo tempo, e allora perché mai chi la pensa in un determinato modo, anzi, che dico, altro che “pensiero”, “parole” “opinioni” e “secondo me”, chi ha un fatto vero, realmente accaduto e scelto, ogni riferimento a persone, fatti e cose reali è puramente voluto, non potrebbe, dopo avere allentato i cordoni della borsa, scendere in piazza e proporsi? Focus on the Family, Tim Tebow e sua madre Pam hanno scelto di entrare nel mondo della concorrenza dalla porta principale, nel mercato libero dell’imprenditoria insomma, portandoci dentro i loro princìpi non negoziabili, fatti mica bla bla. Dove’è lo sbaglio?
Se qualcuno pensa che raccontino bugie, registri subito uno spot più bello del loro, più vero e più reale, e poi vinca il migliore. Immaginatevi un Super Bowl che trasmettesse un cortometraggio in cui si vuol convincere la gente che fare a pezzettini minuscoli grazie a una pompa per biciclette un bimbo ancora dentro il ventre della propria madre è cosa da fighi dello sport.
Per la cronaca, i New Orleans Saints hanno sconfitto i favoriti Indianapolis Colts per 31 a 17, in una partita decisamente combattuta. I Colts si sono subito portati inlargo vantaggio, poi i Saints hanno recuperato fino al 17 a 16 ma nel terzo quarto New Orleans è tornata in vantaggio, stavolta definitivo. “La Louisiana è tornata, dopo Katrina New Orleans è tornata, lo abbiamo dimostrato stasera a tutto il mondo”, ha dichiarato il presidente dei Saints Tom Benson.
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