I signori dello Spread

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I signori dello Spread

15 Novembre 2011

Chi lo sa che faccia ha, chissà chi è, tutti sanno che si chiama Mister Spread. Ormai familiare anche a una Sora Cecioni della finanza come il sottoscritto, il differenziale fra i tassi d’interesse sui bond italiani e quelli tedeschi pesa come un macigno sulle nostre teste. Più l’indice tra btp e Bund sale, più scende l’affidabilità del nostro Paese e dal Titanic si grida al default.

Dapprincipio, quando nacque l’euro, Mister Spread era un tipo riservato. La differenza con Herr Bund, il temuto e autorevole titolo di stato tedesco, era quasi pari a zero, visto che uno dei vantaggi della moneta unica fu l’improvviso calo dei tassi sui bond italiani. Ma Mister Spread iniziò lentamente la sua scalata, prima in sordina con i governi D’Alema, poi arrampicandosi con più destrezza nell’era di Prodi e Berlusconi. I bond italiani venivano percepiti come un affare rischioso dai mercati, per colpa del nostro debito pubblico e delle riforme mancate.

Nel 2008 il tonfo di Lehman Brothers e la Grande Crisi travolsero Eurolandia ed ogni passata sicurezza. Da allora, Mister Spread è cresciuto enormemente, finché l’Italia è diventata un Paese che rischia l’insolvenza. Sembrava che il passo indietro del Cav. e il nuovo governo di Mister Europe dovessero placare le ansie dello spread e indurlo a più miti consigli, e invece no, alla faccia delle rassicurazioni, ieri siamo arrivati quasi a 500 punti, con la BCE che ci dà addosso: non è che siccome adesso è arrivato il super tecnico penserete di aver salvato il Paese.

Ma chi governa l’altalena del tasso d’interesse? Chi decide di alzare o abbassare i rendimenti? In realtà Mister Spread è uno e trino. Il coefficiente viene deciso simultaneamente dalle mosse delle banche centrali, dai solerti dirigenti della Banca d’Italia che periodicamente organizzano le aste pubbliche dei bond (c’è ne davvero tutto questo bisogno?); cresce e si allarga per colpa delle improvvide dichiarazioni di Merkozy sul Belpaese (ma attento Sarkò, che anche il tasso sui titoli francesi è pronto a schizzare); specula grazie alle voci dei broker che vendono e scommettono sul mercato telematico delle obbligazioni di Stato.

Mercato secondario quanto vuoi, ma infiltrato da cds e cdo, dalle vendite allo scoperto che Merkozy ha cercato vanamente di arginare, dagli oligopoli che operano sui derivati continuando a scommettere sul fallimento dell’euro e sul tonfo dell’Italia. Più l’economia va a rotoli più questa finanza tossica passa all’incasso. Si direbbe che, storture della deregulation permettendo, in fondo di nient’altro si tratta se non della mano invisibile del mercato, come la chiamano gli esperti. Invisibile mica tanto. Per dire, mentre Monti saliva al Quirinale, LCH Clearnet (una “clearing house” dei titoli di Stato) imponeva con tempismo a dir poco sospetto un aumento del 5% sul margine di garanzia del bond italiani. Come credete che l’abbia presa Mister Spread?