I silenzi di fatto

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I silenzi di fatto

20 Settembre 2005

In politica non vale il vecchio detto cinese ispirato ai principi dell’atarassia: “siediti sulla riva del fiume e vedrai passare il cadavere del tuo nemico”. In politica vale la versione secolare di quel detto: “siediti sulla riva del fiume e vedrai passare lo yacht del tuo nemico”.

La Cdl sembra invece troppo spesso preferire la prima versione. Quando l’Unione litiga, discute, si divide, sta in finestra e gongola per le disgrazie altrui e così ha l’illusione di dimenticare per un momento le proprie. E’ una pratica comprensibile ma quasi mai utile. Specie alla vigilia di un appuntamento elettorale e specie su temi delicati e divisivi come quello delle unioni di fatto.

Da mesi questo è un argomento che approda quasi ogni giorno sulle prime pagine dei giornali, i cittadini ne discutono e si dividono, la Chiesa ne sorveglia con attenzione e preoccupazione gli sviluppi, la discussione mette in gioco principi e valori non secondari.

L’Unione, anche per effetto delle pressioni da parte della sinistra radicale è da tempo in cerca di una posizione comune: discute, elabora proposte, si divide, insomma, fa politica. La Cdl sta a guardare con l’eccezione forse di qualche applauso dagli spalti, come si trattasse di una battaglia non sua.

L’Unione non ha le idee chiare ma almeno ne ha di confuse, la Cdl zero, silenzio assoluto.
Ora che siamo arrivati ormai alle battute finali, il centrosinistra, grazie alla disinvoltura e al tempismo di Rutelli ha anche una sua proposta articolata. Comincia a discutere non solo sul “se” ma anche sul “come”. E in questo trova alla fine una possibile sintonia con le gerarchie ecclesiastiche che stanche di sentire i ripetitivi e automatici applausi della Cdl, volevano alla fine discutere di cose concrete e specifiche.

Forse i Ccs di Rutelli non andranno molto più avanti dei Pacs, forse si tratta di materie che non si risolvono nel fuoco dello scontro elettorale. Di certo, con i suoi silenzi di fatto, la Cdl lascia solo presagire il rischio che il campo dei valori, nella prossima campagna elettorale possa essere disertato, e che l’intera dialettica politica venga assorbita da un parte sola.

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