I sondaggi  da record sono finiti, per Berlusconi ora si apre una nuova fase

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I sondaggi da record sono finiti, per Berlusconi ora si apre una nuova fase

11 Novembre 2008

Una luna di miele prima o poi finisce, non può durare per sempre. Lo abbiamo scritto fin dai primi numeri di questa nostra rubrica che, come l’occhio del Grande Fratello, ha accompagnato per sette mesi il viaggio di nozze tra Silvio Berlusconi e il Paese. Non a caso come logo è stata scelta una limousine addobbata con i nastri bianchi sul cui cofano campeggia la B di Berlusconi. Abbiamo immaginato di salire a bordo della vettura nuziale per seguire il cammino di questo governo nelle prime fasi di legislatura, commentando i sondaggi sulla sua popolarità, le singole iniziative prese, le strategie di comunicazione, ma anche gli errori e gli scivoloni.

A volte ci siamo infilati fin sotto le lenzuola del talamo pur di verificare a fondo il feeling tra i novelli sposi, con la consapevolezza, però, che a un certo punto le difficoltà del governare – che quasi sempre equivalgono all’impossibilità di fare tutti contenti – avrebbero decretato la fine dell’idillio. La fine cioè di quell’imponderabile sentimento di fiducia di cui può beneficiare qualsiasi governo neoletto, ma che a un certo punto vede sempre il ritorno a un atteggiamento più critico da parte degli elettori. Questo è proprio quello che sta accadendo in questi giorni tra il Cavaliere e gli italiani. Non significa che l’amore finisce, ma che il rapporto cambia, si fa più maturo e più rivolto alla valutazione concreta dei risultati e dei provvedimenti da prendere per fare fronte ai problemi della quotidianità.

Berlusconi può contare ancora su un consenso molto vasto, ma in calo rispetto alle percentuali bulgare di qualche settimana fa. Non è detto che in futuro il gradimento non possa tornare ai livelli raggiunti in precedenza, o addirittura superarli, ma questo dipenderà da come il governo risponderà alle nuove esigenze dell’elettorato.

All’inizio della legislatura gli italiani chiedevano un cambio di passo rispetto al passato, volevano lo sblocco rapido di alcuni problemi che il precedente governo aveva lasciato incancrenire per colpa di una maggioranza litigiosa e divisa. Ecco perché il Paese ha salutato come una liberazione l’atteggiamento decisionista che ha caratterizzato le iniziative del premier e dei suoi ministri. Appena insediato il governo ha risolto il problema della spazzatura in Campania, ha varato provvedimenti fermi in materia di sicurezza, ha avviato la lotta ai fannulloni nella pubblica amministrazione, è riuscito a convogliare una folta schiera di imprenditori italiani per salvare Alitalia come promesso in campagna elettorale.

Poi è arrivato il momento della scuola e lì sono cominciati i dolori. I tagli previsti in Finanziaria e le modifiche introdotte con il decreto Gelmini hanno scatenato i malumori di insegnanti, ricercatori universitari e studenti che sono scesi in piazza per protestare. Proprio mentre scoppiava la crisi globale dei mercati finanziari che ha gettato nel panico famiglie e imprese. Il crollo dei consumi, già in atto da diversi mesi, e i pesanti risvolti che si attendono sull’economia reale del Paese, hanno generato un malcontento diffuso che è sfociato in un senso di sfiducia nei confronti non solo del governo, ma di tutti i partiti politici. In questi giorni, poi, è partita un’ondata di scioperi, per gran parte orchestrata dalla Cgil, nei settori pubblico impiego, industria, trasporti e commercio. A cui si aggiunge l’agitazione dei sindacati autonomi di hostess e piloti Alitalia tornati sul piede di guerra contro il piano di rilancio della compagnia. In tutto questo bailamme il Pd è sceso in campo cavalcando la piazza e cercando in tutti i modi di gettare fango sull’esecutivo.

Tutti sapevano che il tanto annunciato autunno caldo avrebbe comportato grossi rischi per l’indice di popolarità del governo. Il Cavaliere ora  deve dimostrare di essere all’altezza della situazione e per prima cosa deve mettere sul tavolo una ricetta concreta per dare respiro alle tasche degli italiani, agendo sui salari e il potere d’acquisto. Questo, come abbiamo scritto altre volte, è il vero banco di prova su cui si misurerà nelle prossime settimane il consenso nei confronti del governo. E, anche se la nostra rubrica oggi chiude i battenti, l’Occidentale sarà sempre in prima linea per monitorare il comportamento dell’esecutivo su ogni fronte aperto. A tutto vantaggio dei tanti lettori che ci hanno seguito fin qui e a cui va un sentito ringraziamento.