I tagli alla Difesa obbligano a rivedere gli impegni internazionali
04 Ottobre 2007
di redazione
Intervista a Vincenzo
Camporini
di Emiliano
Stornelli
In Italia la necessità di contenere la spesa pubblica sembra
valere quasi esclusivamente per il comparto Difesa. Le ragioni si comprendono
facilmente: i militari, per statuto e deontologia, non possono scioperare o
scendere in piazza a protestare; in più, il loro voto non è determinante per
gli esiti elettorali. Pertanto, invece di procedere a un alleggerimento del
peso sulle finanze pubbliche di tutte le branche della macchina dello Stato,
indistintamente, società militare compresa, nel far di conto si penalizzano
esclusivamente e oltremodo le Forze Armate, con grande soddisfazione dei pacifinti
e antimilitaristi di professione – e per programmazione culturale – nostrani. Il capo di Stato maggiore
dell’Aeronautica, generale Vincenzo Camporini, fa il punto sul bilancio della
Difesa, mettendo in luce le difficoltà cui deve far fronte l’Aeronatica
militare italiana, nonostante svolga un ruolo imprescindibile per la sicurezza
dello spazio aereo nazionale e nelle missioni internazionali in cui le nostre Forze
Armate sono impegnate.
In
merito alla giusta polemica innescata dal ministro della Difesa, Arturo Parisi,
contro i
tagli al settore che si profilano nella prossima Finanziaria, lo Stato maggiore
dell’Aeronautica ha preferito non entrare nel dettaglio della questione, ma
dall’intervista emerge la grande preoccupazione del vertice militare per i
danni che la penalizzazione finanziaria arreca alle Forze Armate e alla
sicurezza del Paese.
Quali sono le condizioni
del bilancio della Difesa italiana?
In ambito europeo, il dato medio degli stanziamenti nel 2006
per la funzione Difesa rispetto al PIL si è attestato all’1,4%, mentre nello
stesso anno l’Italia ha destinato alle sue Forze Armate solo lo 0,824%. Della
mancanza di fondi ha sofferto soprattutto lo strumento operativo. Nel 2006,
infatti, solo il 28% è andato alle spese di ‘esercizio’ e ‘investimento’,
mentre il rimanente 72% è stato utilizzato per le spese relative al ‘personale’.
L’Esercizio Finanziario del 2007 ha presentato, a differenza di quelli
precedenti, una leggera inversione di tendenza che ha momentaneamente arrestato
l’erosione del bilancio della Difesa. Gli stanziamenti hanno raggiunto lo 0,96%
e lo sbilanciamento è stato in parte ridotto (39% per esercizio/investimento e
61% per il personale), ma ciò è avvenuto soprattutto per assicurare la
copertura finanziaria delle quote annuali previste per i maggiori programmi
internazionali di acquisizione in atto. La situazione dell’“esercizio” rimane
molto critica.
Che contraccolpi ha subito l’Aeronautica italiana?
In questo quadro di difficoltà, l’Aeronautica, come più in
generale tutta la Difesa, ha dovuto adattare in ogni ambito la sua politica organizzativa
alla scarsità di fondi, concentrando le spese sulle attività di maggiore
valenza operativa, a discapito delle spese connesse alle attività di volo e
alle infrastrutture.
In caso di crescita degli impegni internazionali,
l’Aeronautica riuscirà a garantire la propria sostenibilità con una dotazione
di fondi così endemicamente insufficiente?
Gli impegni internazionali, ovvero
le cosiddette missioni ‘Fuori Area’, sono normalmente oggetto di finanziamenti
“ad hoc” che garantiscono la
sostenibilità dello sforzo militare. A questo punto mi pare evidente che ci
debba essere coerenza tra le risorse assegnate e le richieste d’intervento.
Qualora dovesse esserci una riduzione degli stanziamenti, anche il mantenimento
degli impegni internazionali andrà inevitabilmente riconsiderato.
Va comunque sottolineato che il
funzionamento di uno strumento di fondamentale importanza come le Forze Armate
non può certamente essere legato a eventi di mera natura politica.
In
quali operazioni internazionali è impegnata oggi l’Aeronautica? Quali compiti
svolge esattamente?
Per ogni operazione al di fuori dei
confini nazionali, la Forza Armata contribuisce al trasporto strategico di
uomini e mezzi e garantisce lo sgombero sanitario. Al momento, le due missioni
principali in cui è impegnata sono la Joint
Enterprise – KFOR in Kosovo e la NATO ISAF in Afghanistan. In Kosovo, l’Aeronautica si occupa della realizzazione
e della gestione tecnico-operativa di una struttura aeroportuale all’interno
dell’area di responsabilità del contingente italiano, situato nella zona di
Dakovica. In Afghanistan, l’Aeronautica
fornisce un importante contributo alla Forward Support Base (FSB) di Herat
nella parte occidentale del teatro operativo. La FSB – a carattere
multinazionale e a leadership spagnola – impegna una Task Force nazionale (Task
Force Aquila) con funzioni di APOD (Airport Of Debarkation), Force Protection e
Combat Service Support. Personale dell’Aeronautica
è impiegato anche in qualità di staff presso il Regional Command West (RC-W).
Riguardo agli assetti aerei impiegati, nella base di Herat la Forza Armata ha
schierato un velivolo C-130J e 3 velivoli APR (Aeromobili a Pilotaggio Remoto).
Inoltre, all’aeroporto di Kabul sono schierati 3 elicotteri AB-212 con il
relativo personale di supporto. Infine, una componente da trasporti è dislocata
presso l’aeroporto di Al Bateen (EAU) con 3 velivoli C-130J, quale “hub” per i
collegamenti con il teatro operativo afgano.
Quali sono le priorità
negli investimenti dell’Aeronautica, vista la penuria dei fondi disponibili?
Le
risorse finanziarie,
nel tempo sempre più limitate, si è rivelata un vincolo tanto forte da imporre
il ricorso ad “alchimie” che consentissero di proseguire verso gli obiettivi
prestabiliti. In quest’ottica, la
Difesa degli spazi aerei nazionali e la sicurezza dei cieli riveste per
l’Aeronautica Militare un’elevata priorità. Da tempo sono stati avviati i
programmi per aggiornare la linea volo della difesa aerea con l’introduzione
dell’Eurofighter 2000 (Typhoon), sviluppato assieme a Gran Bretagna,
Germania e Spagna, e già operativo presso il 4° Stormo di Grosseto. Nel corso
del prossimo ottobre verrà attivata con gli EF2000 anche la seconda base della
difesa aerea a Gioia del Colle. L’entrata in linea del velivolo Eurofighter e l’acquisizione della
sua piena capacità operativa permetteranno alla Forza Armata di assicurare con
maggiore efficacia il servizio di difesa dello spazio aereo nazionale e nel
contempo di ammodernare un settore operativo che soffriva da anni di
obsolescenza dei mezzi con capacità francamente insufficienti.
Quali sono le altre unità aeree
di cui si prevede l’acquisizione?
L’Aeronautica
ha in programma il graduale avvicendamento della componente aerea proiettabile.
Con l’adozione del già citato JSF
(F-35) della Lockheed Martin a partire dal 2013-2014, la Forza Armata avrà
raggiunto uno strumento bilanciato in quanto il Lightning II è da considerarsi
il giusto complemento all’EF2000. Si tratta di un velivolo che, per le
sue caratteristiche di versatilità, flessibilità d’impiego e interoperabilità,
potrà essere utilizzato in una vasta gamma di missioni, molte delle quali anche
a connotazione difensiva. Esso nasce con concetti tecnologici innovativi che
dovrebbero consentirne un utilizzo operativo in molteplici settori con
particolare attenzione ai costi di esercizio e alle dimensioni del supporto
logistico. Il JSF rappresenterà il sostituto dell’attuale flotta in “Front Line” composta da velivoli Tornado
e AM-X. Una volta completata la sostituzione dei velivoli, la Forza Armata
baserà la propria capacità aerea di eccellenza su due soli assetti, Eurofighter
e JSF anziché sugli attuali quattro, con un notevole risparmio di risorse
soprattutto nel settore manutentivo e di supporto logistico.
Per quanto riguarda il settore del trasporto aereo,
l’Aeronautica si sta dotando di 12 velivoli C-27J per il trasporto tattico, il
cui primo esemplare è stato consegnato a gennaio 2007. I C-27J affiancheranno i
22 C-130J già in dotazione, e andranno a rinforzare la capacità di mobilità del
comparto della Difesa. Per le sue caratteristiche di flessibilità e capacità
operativa, il C27J ha la possibilità di diventare il “velivolo di punta” in
campo internazionale in questo specifico settore. L’arrivo del C-27J permetterà
all’Aeronautica di compiere un significativo salto qualitativo nel settore del
trasporto tattico. Si tratta, infatti, di un aereo che, per la sua elevata
flessibilità d’impiego, può operare nei diversi contesti multinazionali,
risultando interoperabile con gli altri assetti stranieri.
Il comparto trasporti sarà completato nel 2008 con l’arrivo
del velivolo aerorifornitore multiruolo KC-767A. Questo conferirà alla Forza
Armata, ma soprattutto alla Difesa, un efficace e solido apparato di supporto
aereo per tutte le attività di proiezione che il Paese dovesse richiedere.
Il programma KC-767A rappresenta il
completamento di uno dei più importanti obiettivi del processo di
modernizzazione della flotta di supporto e trasporto dell’Aeronautica Militare.
Per la linea elicotteri
è in corso di realizzazione un programma di aggiornamento di configurazione
della linea HH-3F,
finalizzato al miglioramento di alcune capacità operative. Parallelamente è
stato definito il requisito operativo per l’approvvigionamento di un sostituto
rispondente alle future esigenze dell’Aeronautica, con tempistiche tali da
permettere la dismissione dell’HH-3F
entro il termine della sua vita operativa. In relazione alle limitate
disponibilità finanziarie nel settore investimento, tuttavia, l’avvio del
programma è stato posticipato al 2008.
Infine, con il finanziamento del ministero dello Sviluppo economico,
nel settore dell’addestramento avanzato sarà acquisito un primo lotto di
Aermacchi M-346 destinati all’addestramento propedeutico della futura
generazioni di piloti chiamati a volare sugli EF2000, sugli F35 e su tutti gli
altri caccia di terza generazione. Si tratta di un addestratore dalle
straordinarie potenzialità, destinato a diventare il benchmark mondiale.
Qual è la politica
adottata dall’Aeronautica nel settore della ricerca, della produzione e dello
sviluppo degli armamenti?
L’Aeronautica militare può sentirsi orgogliosa dei risultati
che l’industria aerospaziale italiana sta conseguendo, perché ha dato un
contributo sostanziale allo sviluppo e al perfezionamento di prodotti che oggi
non hanno eguali. L’ultimo successo in ordine cronologico è l’acquisizione della
commessa da parte di Finmeccanica per la fornitura all’esercito ed
all’aviazione militare degli Stati Uniti dei velivoli da trasporto tattico
C-27J Spartan. Questa è la prova della riuscita sinergia tra mondo industriale
e militare, perfetto connubio tra l’ingegno dei progettisti e il contributo
offerto al progetto da parte dei militari. Intendiamo proseguire con tale
approccio anche in vista dei piani di ammodernamento di altri velivoli, a
partire dal JSF (Joint Strike Fighter), dall’elicottero Combat SAR (Search and
Rescue) e via dicendo.
Prosegue poi il programma di ammodernamento della componente
missilistica della difesa aerea nazionale denominato MEADS (Medium Extended Air Defence System), un programma
tri-nazionale con Germania e Stati Uniti. L’obiettivo del programma è quello di
disporre di un sistema missilistico a medio raggio, altamente mobile e
aerotrasportabile, con concrete capacità anti-missili balistici destinato alla protezione di
obiettivi vitali, sia militari che civili.
Per quanto concerne
i sistemi di sorveglianza, a seguito dell’impiego operativo del sistema UAV
Predator nel teatro iracheno e delle indicazioni pervenute dallo Stato Maggiore
Difesa, si sta sviluppando un piano
volto a rafforzare la flotta UAV sia in termini di vettori che di sensori,
oltre che di equipaggiamenti per l’analisi e la diffusione delle informazioni
acquisite.
Come ha reagito l’Aeronautica italiana agli attentati dell’11 settembre? In che
modo sono stati potenziati i sistemi di controllo dello spazio aereo nazionale?
I fatti dell’11 settembre hanno sicuramente fatto innalzare
il livello di guardia relativo al rischio di attentati connessi al terrorismo
internazionale, accelerando un processo di aggiornamento delle procedure
connesse al mantenimento della sicurezza
delle spazio aereo nazionale, già avviato ad esempio in occasione del G8 del
luglio 2001 a
Genova. L’Italia, infatti, ha
definito nuove procedure e adottato provvedimenti normativi per fronteggiare le
situazioni classificate come “renegade”, ossia quando ci si trova in presenza
di un velivolo il cui comportamento sia correlabile al terrorismo. Tutto ciò ha
portato la difesa aerea a modificare la propria posizione da “sorveglianza
vigile ma fondamentalmente inerte”, basata sulla scoperta di una minaccia di
tipo militare tradizionale, ad una “sorveglianza attiva”.
L’Aeronautica ha prontamente indirizzato il proprio
addestramento operativo verso tale tipologia di minaccia mediante
l’esercitazione denominata “Giopolis”, nella quale si simulano eventi caratterizzati
da minacce di natura asimmetrica (imprevedibili, trasversali, non ortodosse).
La Forza Armata, in questi ultimi anni, ha riversato sempre
più le esperienze maturate nelle esercitazioni in vere e proprie operazioni
reali. I numerosi eventi internazionali e nazionali (denominati dalla NATO
“High Visibility Events” – HVE) quali gli incontri del G8, i Summit
internazionali, le Olimpiadi del 2006, i funerali di Giovanni Paolo II e più
recentemente l’incontro dei giovani con Benedetto XVI a Loreto, hanno richiesto
la creazione di “cappelli” di protezione e hanno rappresentato l’occasione per
verificare il sistema di difesa integrato interforze. In tal modo, si è potuta
testare l’efficacia di nuove procedure, che vedono un mirato impiego dei sistemi
d’arma, come ad esempio l’impiego di assetti nel ruolo di Slow Movers
Interceptor (SMI) per il contrasto di minacce provenienti da aeromobili a bassa
velocità quali elicotteri, ultraleggeri e così via. In particolare, grazie a un
complesso coordinamento interministeriale e interforze, si è giunti alla
costituzione di una catena di allertamento delle emergenze per atti
terroristici aerei.
Le minacce da
affrontare oggi sono profondamente diverse da quelle del passato e richiedono
abilità e conoscenze specifiche. La formazione culturale e l’addestramento dei
militari dell’Aeronautica come si sono adattati alla globalizzazione,
alla guerra asimmetrica ed alla minaccia
terroristica connessa al fondamentalismo islamico?
Già a partire dal 1989, con la fine della guerra fredda, la Forza Armata ha preso
atto del mutato contesto geopolitico e ha adeguato la formazione e
l’addestramento del proprio personale in modo tale da rispondere efficacemente
alle nuove sfide. Nei programmi degli Istituti di formazione sono stati
inseriti insegnamenti orientati a:
– accrescere le capacità di comando e di partecipazione al
fine di disporre, in
qualsiasi circostanza, di personale capace di controllare tutti i
processi di
pertinenza, operare in autonomia e reagire con immediatezza agli imprevisti;
– conseguire un’elevata capacità nel lavoro di squadra
attraverso il corretto
utilizzo delle tecnologie e l’applicazione di dinamiche e metodologie di
lavoro
efficaci;
– promuovere la sensibilità interculturale in modo da
agevolare la propensione
alla cooperazione e integrazione interforze
e internazionale sia a livello
militare sia civile;
– incrementare la conoscenza delle lingue e degli strumenti
informatici;
– sviluppare elasticità culturale e professionale, nella
ricerca di soluzioni
innovative al mutare degli scenari.
Ciò consente agli “uomini in azzurro” di operare negli
attuali scenari internazionali con la piena consapevolezza del proprio ruolo e
la necessaria preparazione professionale.
Come s’inseriscono
in questa fase di rinnovamento l’avvio
del modello professionale e l’ingresso delle donne nelle Forze Armate? Come è
cambiata la policy di impiego del
personale?
Il processo di “professionalizzazione” si è inserito in
maniera assolutamente coerente agli impegni richiesti alla Forza Armata al di
fuori del territorio nazionale. In tale contesto, le donne, sin dal 2000, hanno
avuto pari dignità in ogni settore operativo rispetto alla componente maschile.
Va poi sottolineato, per quanto riguarda la policy d’impiego,
come i recenti mutamenti strutturali della Forza Armata, con la
“professionalizzazione” e le crescenti esigenze operative, hanno imposto
l’adozione di una politica mirata ad accrescere l’efficienza dello strumento
militare attraverso la razionalizzazione dei costi e la migliore utilizzazione
delle risorse umane. Il tutto garantendo, in funzione dei profili d’impiego e
di carriera, pari opportunità al personale di ambo i sessi. Il processo di
valorizzazione del capitale umano, nel quale la Forza Armata pone la
massima attenzione, passa necessariamente attraverso l’ottimizzazione delle
attività di reclutamento, formazione, addestramento e impiego. Notevole
importanza riveste pure il continuo processo di aggiornamento del quadro
normativo e procedurale nell’ottica di garantire alla Forza Armata la capacità
di rispondere prontamente alle molteplici sfide che potrebbe essere chiamata a
fronteggiare. Ciò, di fatto, consentirà di disporre di un’organizzazione più
dinamica e flessibile che sia in grado d’impiegare l’uomo giusto al posto
giusto.
Con la fine della guerra fredda e l’ingresso nell’era dell’informazione, la NATO ha adottato la cosiddetta Network
Centric Warfare (NCW) come dottrina
militare, sia per le operazioni ad alta intensità di tipo combat che per quelle
a supporto della pace e di assistenza umanitaria. Di conseguenza l’Italia,
insieme al resto dei paesi membri della NATO, ha avviato una fase di trasformazione
dello strumento militare finalizzata all’acquisizione della nuova impostazione
concettuale e del modus operandi netcentrico. Qual è il punto della
situazione sui programmi di trasformazione avviati e allo studio
dall’Aeronautica italiana per consolidare ed estendere le sue capacità NCW,
rispetto agli obiettivi e ai tempi fissati dalla NATO e al cambiamento in corso
negli altri paesi membri?
In tema di NCW occorre preliminarmente osservare che, quanto
meno per le Aeronautiche occidentali, non si tratta affatto di un concetto
nuovo, frutto della rielaborazione dottrinale post 89. La questione dell’accelerazione dei flussi di informazione e
della loro più ampia disponibilità a tutti gli operatori era consapevolezza
condivisa fin dai primi anni 70, periodo in cui affondano le radici dei
programmi poi sfociati nell’adozione dei vari tipi di TADIL (Tactical Digital
Information Links), di cui il Link 16 (TADIL7) è quello di più comune impiego
nelle Aeronautiche alleate.
In quest’ottica l’adozione dei vari tipi di terminali, tra
cui il più recente MIDS/Low Volume, consente l’applicazione ottimale dei
concetti tattici che scaturiscono dall’elaborazione dottrinale in tema di NCW.
E’ ovvio che la materia, grazie alla tumultuosa evoluzione tecnologica, sta
quotidianamente ampliando i suoi campi di applicazione, e al riguardo è
importante citare l’avvenuta realizzazione di una rete sicura in banda larga
per la funzione di Comando e Controllo e lo scambio di informazioni e la
disponibilità di sensori ISR (Intelligence,
Surveillance and Reconnaissance) quali l’UAV PREDATOR (attualmente
impiegati anche in Afghanistan).
Quali vantaggi
scaturiscono per l’Aeronautica dal modello integrato NATO-PESD?
L’integrazione NATO-PESD (Politica Europea di Sicurezza e
di Difesa) ha rappresentato un passo indispensabile per la sicurezza
dell’Occidente. La costituzione parallela della NATO Response Force (NRF) e degli
European Battle Group (EU-BG) dimostra
quanto l’intento di tutti i Paesi, compresi quelli del Mediterraneo e della
Partnership for Peace (PfP), sia quello di raggiungere uno stabile equilibrio e
le necessarie sinergie nel settore della sicurezza. In verità, tale aspetto di
sicurezza è caratterizzato da confini ben più ampi, basti pensare
all’iniziativa internazionale per il controllo della proliferazione delle armi
di distruzione di massa (Proliferation Security Iniziative – PSI), alla quale
l’Italia partecipa e nel cui ambito sono state effettuate attività di
addestramento ed esercitazioni multinazionali, aeree, navali e terrestri. E’
comunque importante precisare che, ancor prima che nella pianificazione
operativa ed addestrativa, l’integrazione in ambito NATO e UE si concretizza
nell’ambito dei propri strumenti di pianificazione della Difesa, che tra
l’altro sono compatibili e si sviluppano in maniera coordinata fra di loro.
Tali processi non solo offrono dei validi ausili per costruire e sviluppare
collegialmente le capacità militari dei Paesi membri, ma offrono anche
l’opportunità per una maggiore integrazione ai più alti livelli, la cui massima
espressione è l’adozione di un approccio multinazionale nella risoluzione delle
crisi. In proposito, il nostro impegno si concretizza con la contribuzione di
capacità di Comando e Controllo, Combat,
Combat Support (CS) e Combat Service Support (CSS) adeguatamente dimensionate e
bilanciate, pienamente sostenibili e integrabili in modo da poter operare
efficacemente negli scenari internazionali di riferimento e in contesti interforze e multinazionali. Posso
serenamente affermare che il livello di contribuzione è in armonia con le
potenzialità del Paese e soddisfa le aspettative NATO e UE.
Quali vantaggi offrono
all’Aeronautica i programmi addestrativi multinazionali? A quali programmi
partecipa l’Aeronautica?
La partecipazione a programmi addestrativi multinazionali
presenta diversi vantaggi. Fra questi:
– l’adattamento all’interno delle organizzazioni
multinazionali (NATO, UE etc.);
– l’acquisizione di elementi di
valutazione per le decisioni sui metodi
d’addestramento nazionali;
– esempi d’impiego diversificato di
uno stesso assetto;
– in alcuni casi, un prezioso
supporto all’iniziale implementazione in ambito
nazionale di una capacità operativa già posseduta da altri Paesi;
– l’ottimizzazione delle risorse
impegnate nell’esecuzione dell’attività
addestrativa;
– la pratica delle lingue
straniere da parte del personale.
Tra i programmi addestrativi si
possono annoverare il Tactical Leadership Program (TLP) a Florennes (Belgio) e
lo sviluppo delle capacità tattiche presso l’AATTC (Advanced Airlift Tactics Training Center) negli Stati Uniti. La
partecipazione ai programmi multinazionali e nel quadro della NATO rappresenta
per l’Aeronautica un momento di confronto importante, per questo motivo la Forza Armata nel 1996
è entrata a far parte, come nazione firmataria, del TLP. Si tratta di un
programma di corsi accademici e di volo tenuti allo scopo di aumentare e
standardizzare l’addestramento degli equipaggi di volo mediante lo sviluppo
delle capacità di comando nel volo tattico, di pianificazione delle missioni e
della capacità d’assegnazione dei compiti.