I Talebani uccidono più civili della Nato ma nessuno l’ha notato
14 Ottobre 2008
Il problema delle vittime civili è all’ordine del giorno in Afghanistan. La situazione della sicurezza è precaria. Non più solo nel Sud del Paese ma un po’ ovunque. Qualche giorno fa il Comando Centrale americano ha reso noti i dati sul raid dello scorso 22 agosto nella regione di Herat: 30 civili uccisi, più del quadruplo di quanto avevano affermato gli ufficiali americani all’epoca dell’attacco. Troppi. Ma molto, molto meno della novantina di morti denunciati dal Governo Karzai e dall’ONU in riferimento allo stesso episodio.
Niente di nuovo, in qualsiasi guerra le perdite civili vengono utilizzate a fini propagandistici. Ma in Afghanistan la questione dei civili morti soprattutto per colpa dei raid aerei americani e della NATO rinforza i Talebani e ne alimenta la strategia “comunicativa”. Le immagini di bambini o donne morte, date in pasto all’opinione pubblica da Al Jazeera, fanno più male all’Alleanza dei kalashnikov talebani. Anche il buon Karzai non si tira indietro e non passa giorno che, cinguettando col Mullah Omar, denunci le morti di civili afgani per mano delle forze occidentali. La strumentalizzazione in questo caso serve a marcare la propria autonomia da Washington, nella speranza (al momento improbabile) che riesca ad aumentare il suo consenso in vista delle elezioni del prossimo anno.
Sull’argomento,
HRW ha pubblicato di recente un report sull’andamento dei morti civili negli ultimi due anni e mezzo del conflitto agano. Nel 2006 sono morti 116 civili afgani nelle azioni congiunte NATO e americane. La gran parte delle vittime è provocata dai bombardamenti aerei ma anche dai colpi di artiglieria. Nello stesso anno i talebani, Al Qaeda ed “Hezb e-Islami” – la milizia dell’inossidabile Hekmatyar – hanno fatto 699 morti civili, in prevalenza durante attentati suicidi e attacchi-bomba radio comandati.
Nel 2007 i morti per mano alleata sono stati 321, quelli provocati dai talebani sono stati il triplo: 959. Grosso modo la stessa proporzione che si è registrata anche nei primi sette mesi di quest’anno: 119 contro 367, anche se, col passare del tempo, e l’inasprirsi dei bombardamenti a tappeto, le forze occidentali hanno aumentato il numero dei civili colpiti.
Questo il quadro tratteggiato da Human Rights Watch, che andrebbe completato con qualche postilla. Nella stragrande maggioranza dei casi le vittime provocate dagli attacchi aerei degli Usa e delle forze NATO è dovuta a degli errori, tragici, ma pur sempre errori, causati dallo scarso coordinamento tra le truppe a terra e l’aviazione – soprattutto quando i soldati ISAF agiscono con la copertura americana di “Enduring Freedom” (o viceversa). La cattiva intelligence sul terreno e problemi tecnici fanno il resto, per esempio quando le i missili perdono l’aggancio con il riflesso del laser sul bersaglio, mostrandosi meno “intelligenti” del previsto.
Il report di HRW accenna di sfuggita al fatto che molte vittime afgane sono civili usati come scudi umani dai talebani, pratica che si va diffondendo in tutti i cosiddetti movimenti di "resistenza anti-imperialista" del mondo. Senza contare il fatto che molto spesso i talebani costruiscono le loro postazioni di combattimento, o si nascondono, vicino le abitazioni dei civili. Il risultato è pratico e propagandistico nello stesso tempo: si sfugge agli attacchi alleati, che tendono a non colpire zone con alta densità di civili, e – nel caso l’attacco arriva, è una buona occasione per mostrare i cadaveri di donne e bambini uccisi nelle tv di mezzo mondo.
Un altro elemento molto importante su cui interrogarsi è questo: chi ci dice che i cadaveri delle vittime civili non siano quelli dei miliziani che fino a qualche attimo prima stavano imbracciando un kalashnikov? Del resto parliamo di soldati che non hanno divise o identità, fantasmi. Tanto che diventa impossibile stabilire chi è veramente il nemico.
La stampa araba e quella occidentale invece preferiscono stendere un velo su questioni del genere puntando il dito unicamente contro i raid arei delle forze occidentali, che non sono certo una passeggiata, sono anch’essi sanguinosi e devastanti, ma non quanto le rappresaglie e gli attacchi bomba talebani. Il conformismo giornalistico occidentale cavalca l’emotività dell’opinione pubblica e su questo costruisce i suoi scoop e i suoi “scandali” politicamente corretti. Oggi tocca alla strage dei civili afgani, ieri al fosforo bianco in Iraq.
Il Comando Centrale Usa ha ammesso i suoi errori e sta cercando altre soluzioni per evitare troppi bombardamenti a tappeto (certe volte un cecchino ben armato vale più di dieci bombe intelligenti). Chiediamoci se abbiamo mai sentito qualche kapò talebano scusarsi per aver ammazzato i suoi connazionali. Al contrario, sembrano felici di averlo fatto. La loro missione è proprio quella di uccidere civili e militari, senza alcuna distinzione.