I termovalorizzatori sono la soluzione, ma a Napoli non lo sanno

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I termovalorizzatori sono la soluzione, ma a Napoli non lo sanno

08 Gennaio 2008

Il 27 novembre scorso, la Fondazione Einaudi, assieme alla Fondazione
Cortese di Napoli, organizzò una riunione di lavoro sul ruolo della
“termovalorizzazione nella strategia integrata per la gestione dei rifiuti”. La
riunione si svolse presso la Camera di Commercio di Napoli. Einaudi aveva una
sua “filosofia” semplice per le decisioni: “ conoscere per
deliberare”.Essenziale ! Ed è su questa logica che la Fondazione Einaudi
organizza queste riunioni ristrette di lavoro, per approfondire i termini
tecnici e le implicazioni politiche e sociali dei diversi problemi che
richiedono interventi o soluzioni. Così fu approfondito il problema della
“termovalorizzazione”e cioè la combustione dei rifiuti per produrre elettricità
e calore. Alla riunione intervennero , con contributi di grande interesse
tecnico e scientifico, alcuni tra i migliori esperti italiani del settore,
anche di colori politici diversi. L’Azienda municipale di Brescia, che fa
questo lavoro da molti anni; la Federambiente; la Legambiente: il Politecnico
di Milano; le Università di Salerno e di Napoli. Con responsabili e Professori
di impianti, di chimica e biochimica e di ingegneria sanitaria e ambientale.
Non parteciparono alla riunione, sebbene invitati, né Pecoraro Scanio, né
Bassolino, né Russo Iervolino: né mandarono loro rappresentanti. Significa che
sapevano già tutto sulla materia o che erano disinteressati. Questa lunga
premessa serve solo a dimostrare alcuni fatti incontestabili, sulla cosiddetta
emergeza rifiuti a Napoli e in Campania:

– che lo smaltimento dei rifiuti, attraverso
inceneritori, è arrivato a livelli tecnologici di assoluta sicurezza, come
dimostrano, in teoria le analisi scientifiche degli esperti accademici in
materia e, in pratica, le macchine di Brescia, che lavorano da anni in piena
città (come le altre che lavorano in tutta Italia);

– che la gravità del problema energetico,
soprattutto in un Paese a totale dipendenza petrolifera, oggi richiede la
valorizzazione dei rifiuti, attraverso riciclaggio o combustione, per
produzione elettrica e termica;

– che i problemi di eventuali “inquinamenti”
prodotti da queste macchine sono invenzioni strumentali a usi o non usi
alternativi dei rifiuti;

– che queste invenzioni hanno nome e cognome e che
attorno a questi usi alternativi girano grandi interessi, facilmente
individuabili: o no ?

– che la situazione campana, unica in Europa , può
solo dimostrare che a Napoli e in Campania si producono rifiuti… particolari,
unici in Europa: (chissà come commenterebbe il fatto Totò!)

– che di questa situazione, con i relativi incendi,
incidenti e sommosse, ne hanno parlato i “media” di tutta Europa,
ridicolizzando l’Italia e Napoli.

“Conoscere per deliberare”. La presunzione e
l’arroganza , quando si tratta di prendere misure con implicazioni tecniche e
sociali, sono malattie tremende , in qualsiasi contesto vengano usate. Signor
Ministro dell’Ambiente, signor Presidente della Regione Campania, signora
Sindaco di Napoli , voi sapete con coscienza che cosa è oggi un
termovalorizzatore? Avete studiato il problema in tutte le sue implicazioni
tecniche, economiche e sociali? Siete consapevoli degli enormi danni materiali
che la vostra regione sta procurando al Paese? Volete per cortesia spiegare ai
bresciani e a tutte le genti che hanno i termovalorizzatori in casa (volete
farvi un viaggetto a Capannoli, vicino a Pisa, per esempio?), perché devono
sopportare sulle loro spalle l’onere di una anomalia o nevrosi (chiamiamola così)
napoletana e campana. Il 27 novembre scorso è stato dimostrato a Napoli, dove
voi non eravate, che i termovalorizzatori, costruiti a regola d’arte e con le
attuali tecnologie, non producono sostanze inquinanti, eliminano rifiuti
altamente nocivi e producono energia elettrica e calore : questo in Italia , in
Europa e in tutto il mondo. E perché non a Napoli?