I vecchi errori hanno pesato ancora sui risultati del Pdl
23 Maggio 2011
Il voto nelle amministrative, mai come in questo caso e anche, probabilmente, per la mancanza delle città più importanti, non ha avuto troppa valenza politica, ma ha premiato le persone e gli schieramenti di volta in volta ritenuti più credibili dagli elettori.
La lezione è assolutamente trasversale, ad ogni livello. Laddove c’era stata buona amministrazione, le forze politiche sono state in grado di unirsi, di presentarsi compatte e con proposte valide e credibili. Ed hanno vinto. Lo stesso può dirsi laddove c’è stata cattiva amministrazione: le opposizioni, tranne alcuni sciagurati casi, sono state in grado di fare lo stesso.
Il risultato elettorale, sia a destra che a sinistra, non premia le coalizioni litigiose, quelle che non riescono a mettersi d’accordo, ad esprimere un candidato valido ed unitario. Si perde quando le logiche della vecchia politica prevalgono su quelle della buona amministrazione. La gente non va a più a votare con pregiudiziali ideologiche, dà il proprio voto al “pacchetto” (candidato + coalizione) più convincente. In questa fase diviene fondamentale il modo di selezione del candidato, l’immagine di compattezza all’esterno, il radicamento sul territorio del partito che deve essere in grado di parlare il linguaggio dei residenti, di sapere esattamente come la pensano e quello che vogliono per costruire una linea politica che parta davvero dalla base.
Ci sono tante lezioni preziose in questa tornata elettorale, molte delle quali, per la verità, sono la conferma di quello che si è visto alle scorse elezioni regionali e, prima ancora, alle comunali di alcune città più importanti. La compattezza della coalizione e l’autorevolezza del candidato sono scogli sui quali il Pdl si è andato già ad infrangere. In Puglia c’è una vastissima area moderata, che va da alcuni soggetti accasati in pianta stabile nel Pd, fino ai gruppi di destra oltre al Pdl, alle liste civiche, all’Udc e la grande componente di centro che si disperde in tanti rivoli. Non esiste, purtroppo, un maestro in grado di far suonare quest’orchestra sul medesimo spartito. Alla fine, chi ha idee da proporre, chi vuole impegnarsi per la propria terra, trova più semplice scegliere come compagno di strada qualcuno che magari è completamente diverso per formazione, valori e idee, ma che riesce a mettere in campo quella struttura, quelle persone e quella credibilità di cui un progetto politico ha bisogno.
I personalismi, nel centrodestra, hanno ammazzato in molti casi l’idea di una squadra comune, facendo fuggire i migliori altrove, condannando un’area fondamentale alla marginalità. Laddove si è scelto qualcuno per i suoi riferimenti, per compiacere il potente di turno senza vedere il territorio, si è perso. Irrimediabilmente. Laddove ci si è divisi, si è scelto persone non autorevoli, poco presentabili o poco carismatiche, si è perso lo stesso. Laddove, invece, si è premiata la competenza, la credibilità, la buona amministrazione e si è scelto persone, anche di provenienza differente, ma fortemente radicate sul territorio, si è vinto al primo turno (ad esempio Bisceglie).
Nella Puglia dominata da Vendola, Emiliano e D’Alema, sarebbe bello che i moderati istituissero un patto di consultazione permanente, quantomeno per ragionare insieme su alcune questioni, fare fronte comune in alcune battaglie, tipo quella sulla pillola abortiva, ma anche sul rilancio delle nostre imprese, del turismo, dell’agricoltura o sul piano di riordino ospedaliero. Se s’incomincia a ragionare insieme, ad abbattere gli steccati della diffidenza, probabilmente alle prossime consultazioni sarà più facile dare la spallata alla trimurti di sinistra che governa la Puglia da troppo tempo speculando sulle nostre divisioni ed incapacità.