“Idea” e il patto federativo che nasce (e cresce) dal basso
14 Gennaio 2017
La classe politica italiana, almeno in apparenza, sembra congelata nell’immobilità, paralizzata nell’attesa della sentenza della Consulta sull’Italicum. Senza sapere quale sarà la legge elettorale non si può capire quali potranno essere gli schieramenti e le alleanze, in quale prospettiva muoversi. Ma non tutto è fermo. Sotto traccia, ovviamente, fervono i contatti e i tentativi di accordo, e affiorano voci su un Renzi disposto a tutto pur di andare alle elezioni, anche a concedere una legge elettorale dettata da Berlusconi, e su quest’ultimo fortemente tentato dal proporzionale, che lo riporterebbe al centro della scena, e forse a un nuovo Nazareno.
Nel centrodestra, un orizzonte di questo tipo ovviamente spingerebbe ai margini la Meloni, ma soprattutto Salvini, colpevole di strattonare e mettere in discussione Berlusconi con la richiesta di primarie, e adesso anche di irritarlo sostenendo che la scalata di Vivendi e l’acquisizione dell’azienda da parte francese “non sarebbe uno scandalo”, perché “altre sono le aziende strategiche”.
Ma il rischio più grave di un simile scenario è in realtà lo spazio offerto ai 5 stelle: offrendogli sostanzialmente il monopolio dell’opposizione (e non è un caso che la legge proposta dai grillini sia un proporzionale) si lascerebbe loro una vasta prateria in cui pascolare e crescere senza reali concorrenti. E’ anche per questo che altri, invece, si muovono su una linea diversa, seguendo tenacemente l’obiettivo di combattere la frammentazione del centrodestra, per riunire, non più in un unico partito come fu il Pdl (esperienza non più proponibile), ma attraverso rapporti più elastici e liberi, i pezzi sparsi di un’area che resta maggioritaria nel paese, ma si sente priva di rappresentanza.
Lo sta facendo, per esempio, Idea, il movimento guidato da Gaetano Quagliariello, che si è appena trasformato in partito. Venerdì scorso si sono incontrati a Roma i rappresentanti di una cinquantina tra associazioni, movimenti e liste civiche, distribuite su tutto il territorio nazionale, che comprendono circa trecento amministratori locali. L’effervescenza civica delle ultime tornate elettorali, che hanno visto moltissime liste e gruppi nascere sul territorio, rappresenta una risorsa che non può andare dispersa, ma è anche il frutto di un orphanage politico, di un’assenza di riferimenti credibili a livello nazionale.
C’è voglia e bisogno di politica, c’è un fai-da-te che testimonia vitalità, ma che rischia di non avere complessivamente peso. Bisogna unirsi, fare rete: ed è quello che sta facendo Idea, che fin dall’inizio è nata con l’obiettivo di costituire un punto di chiarezza nell’ambito del centrodestra, sia per quanto riguarda il merito che il metodo. Quindi: contenuti chiari e forti, identitari (Idea è l’acronimo di “identità e azione”), capacità di trasferirli in battaglie e iniziativa politica, e insieme un metodo aggregante, che parta dal basso e dal territorio.
Già da subito il piccolo ma combattivo gruppo di parlamentari di Idea ha dimostrato la volontà di unire, “prestando” due parlamentari al gruppo Cor (i Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto) a cui Verdini aveva sottratto alcuni senatori e che rischiava lo scioglimento. Un gesto significativo, un modo diverso di intendere la politica: non all’insegna del “mors tua vita mea”, ma della generosità, per costruire un progetto politico comune.
Il “patto di adesione” sottoscritto venerdì comprende realtà come quella di Stefano Casali (Verona Domani, che ha 50 amministratori nel Veneto), Massimo Ferraresi con Noi Centro, che ha eletto il sindaco di Brindisi, l’Abruzzo con l’ex governatore Gianni Chiodi, il Lazio di Cuori Italiani, e così via. Ma alla fine, non sarà un altro piccolo partito, che si inserisce in un tessuto già frammentato?
Lo chiediamo a Quagliariello, che ribatte: “E’ il solo modo per arrivare all’obiettivo, cioè un centrodestra unito con un’identità riconoscibile e adeguata ai nuovi tempi. Vale il vecchio detto: se vuoi la pace prepara la guerra. E noi prepariamo qualcosa che sia anche un modello per l’area del centrodestra, meglio: che sia un laboratorio. Vogliamo un’alleanza ampia, vogliamo allargare il campo e far tornare a votare chi oggi non si sente rappresentato. Ma per fare questo bisogna cominciare da qualche parte, altrimenti si rischia di girare a vuoto. Noi partiamo da qui, da Idea e da un patto federativo che mette insieme energie vive, con un forte aggancio con il territorio e i cittadini.”