Idea: l’identità c’è, ora è il momento di passare all’azione!

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Idea: l’identità c’è, ora è il momento di passare all’azione!

13 Aprile 2016

“Idea” sta per identità e azione. Se l’identità è abbastanza chiara – lo si è visto in occasione delle prime battaglie qualificanti sulle quali il movimento è stato chiamato a misurarsi, come quella sulle unioni civili –, sul fronte dell’azione una partita importante si giocherà alle prossime amministrative. La creatura nata dalla scissione dell’Ncd ha posto come propria ragione sociale quella di aggiungere qualcosa alla potenziale alternativa al renzismo. E’ dunque il caso di fare il punto, a cominciare dalle grandi città chiamate al voto nel prossimo mese di giugno (ponte permettendo…).

A Milano è accaduto qualcosa d’importante, e alla determinazione di questo qualcosa probabilmente “Idea” non è del tutto estranea. E’ tornata la politica, e a farla tornare ha provveduto proprio colui che da taluni era stato tacciato di appartenere alla schiera dei “tecnici”. Convergendo e unendo le forze con Stefano Parisi, Corrado Passera non ha solo dimostrato lungimiranza e generosità, a quanto pare merce sconosciuta nella Capitale. Ha riequilibrato una coalizione e ha creato le condizioni per una virtuosa competizione interna tra la sua componente più radicale (quella rappresentata dalla Lega nord e da Fratelli d’Italia) e una nuova aggregazione cristiana, liberale, conservatrice. Oggi, accanto ai partiti, c’è una lista Parisi-Passera, capeggiata da un uomo esperto, saggio e ironico come Gabriele Albertini che aggiunge qualcosa e trasforma il cantiere dell’alternativa al pensiero unico. Il successo di questa lista, di cui “Idea” fa parte a pieno titolo, porterebbe all’emersione di un paradigma che da Milano potrebbe essere declinato su tutto il territorio nazionale.

A Roma, nonostante gli sforzi, la dinamica si è inceppata e il motore non si è messo in moto. Il Berlusconi di un tempo avrebbe da un pezzo chiuso la partita su Marchini, disegnando in chiave competitiva un centrodestra bilanciato e rendendo il ballottaggio un traguardo comunque difficile ma non più impossibile. Se sullo scacchiere capitolino non ci saranno cambiamenti, nel centrodestra si andrà comunque consumando qualcosa di non banale, di politicamente drammatico. Mettiamola sul canoro: Bertolaso è il remake di una vecchia canzone. Non per questo è scontato che sia un fallimento annunziato: Meraviglioso dei Negramaro è più bella dell’originale di Domenico Modugno. Tuttavia i due ragazzi (Meloni e Salvini) hanno detto di non volerla intonare. Marchini, dal canto suo – e “Idea” è con lui –, da tempo ripete che per vincere è necessario uscire dal coro del tempo che fu. Un dato è certo: se il quadro resterà immutato, matematicamente non potranno avere tutti ragione: Bertolaso, Meloni e Marchini. E alla fine qualcuno si farà male.

Delle tinte drammatiche della Capitale non si trova invece traccia in quel di Napoli. Purché non si passi direttamente alla commedia. Tra le grandi città chiamate al voto, quella partenopea appariva in origine la più semplice di approcciare (o forse la meno difficile) per lo schieramento di centrodestra. A Napoli, infatti, c’è un candidato sindaco – Gianni Lettieri – proveniente dal mondo dell’impenditoria, che avrebbe potuto essere il Marchini napoletano con in più il sostegno dei partiti. Perché la maionese prendesse, sarebbe stato necessario innescare una competizione virtuosa tra un polo partitico e un polo civico, con lo scopo di portare il primo a rinnovarsi e il secondo a catalizzare l’indignazione pre-politica nei confronti del sindaco De Magistris. E invece, alla vigilia del fischio d’inizio della campagna elettorale, Forza Italia appare intenta a dirimere il dilemma se affidare o meno al padre di Noemi Letizia il rango di capolista, gli altri partiti del centrodestra sembrano prendere il largo e di aggregazioni civiche non c’è neanche l’ombra. Intanto Renzi va in Campania una volta a settimana, chiude accordi di potere con importanti settori della città e lancia una sfida a De Magistris che ha la potenzialità di marginalizzare il centrodestra.

C’è tempo per recuperare? Speriamo! In caso contrario a Napoli bisognerà fare altro; farsi venire un’idea!