Idealisti e non. La guerra in Iraq secondo Tony Blair e Barack Obama

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Idealisti e non. La guerra in Iraq secondo Tony Blair e Barack Obama

03 Settembre 2010

Sia i democratici americani che i laburisti inglesi appartengono alla famiglia socialista e condividono alcuni temi come l’eguaglianza sociale e il multiculturalismo, ma hanno prodotto due leader, Tony Blair e Barack Obama, con posizioni diversissime sulla guerra in Iraq. Il Presidente Obama ha annunciato il ritiro delle truppe americane da Baghdad senza pronunciare la fatidica parola “vittoria”, assicurando che nella nostra epoca non esiste più la “resa” di un Paese ad un altro. In passato ha sostenuto che il “surge” del Generale Petraeus sarebbe stato inutile. Dopo l’11 Settembre, quando era ancora un senatore, ha tenuto dei discorsi pubblici contro l’invasione. Con la sua politica della deferenza, Obama ha fatto del multilateralismo il sinonimo della lenta ritirata degli Usa. Al primo posto ci sono i problemi economici dell’America, figuriamoci se pensa a esportare la democrazia. Meglio un “governo mondiale” a cui demandare la soluzione delle crisi internazionali.

L’ex premier inglese Blair invece ha presentato il suo nuovo libro di memorie rivendicando la decisione di rovesciare Saddam Hussein. Il Presidente Bush è stato un uomo capace di affrontare "in modo semplice" un mondo completamente trasformato dall’attacco alle Torri Gemelle, confessa Blair che ricorda di aver cambiato radicalmente opinione quando percepì la minaccia jihadista. E’ vero, gli inglesi passarono agli americani le prove esibite da Powell all’Onu, le foto dei silos in cui Saddam Hussein avrebbe conservato le armi di distruzioni di massa. Armi che non sono mai state trovate e che servirono come uno spauracchio per dare inizio alla guerra. Ma la vera causa del regime change iracheno non furono le armi di Saddam, fu il regime al potere a Baghdad, una minaccia per la sicurezza internazionale e per il principio della libertà politica che caratterizza le democrazie moderne. La sinistra di Blair fu accusata di imperialismo ma ha rinnovato profondamente l’idea novecentesca delle “guerre di liberazione”. Due visioni contrapposte, quelle di Blair e Obama. Una orgogliosa della identità atlantica, l’altra non ha ancora dimostrato di esserlo fino in fondo.