I’iniziativa svizzera è stata un voto contro “l’Islam politico”
11 Dicembre 2009
Qualcuno dovrebbe seriamente pensare di dare vita al movimento “MMCM” (Musulmani Moderati Contro i Minareti) perché il divieto di costruire nuovi minareti in Svizzera non significa che il popolo svizzero è contro i Musulmani, bensì che gli elvetici sono contro l’Islam radicale. Il Partito del Popolo Svizzero (nazionalista) ha portato avanti una campagna contro la costruzione di nuovi edifici religiosi tramite dei manifesti che rappresentano una donna coperta da un burqa nero. Alle sue spalle, una bandiera Svizzera gettata per terra viene pugnalata da una serie di minareti a forma di missile. L’immagine non potrebbe essere più eloquente: l’SVP ha dichiarato che i minareti non sono simboli religiosi ma politici e che di conseguenza sono anticostituzionali.
Nonostante ciò, il divieto ha attirato molte accuse contro gli svizzeri, bollati come razzisti. Ma queste sono le stesse persone che (in nome del pluralismo) fanno convivere quattro differenti nazionalità (e quattro differenti religioni, incluso l’Islam) nello stesso Stato. Molte le voci che si sono alzate contro l’esito del referendum: il ministro degli Esteri Bernard Kouchner ha definito il divieto una “manifestazione d’intolleranza”. I politici svedesi (che ora presiedono l’UE) pensano che “il divieto sui minareti” sia l’espressione di un pregiudizio. Tobias Billstrom (il ministro dell’Immigrazione svedese) ha detto che “certe cose in Svizzera si decidono con referendum, mentre nel mio paese ci pensano quelli del piano regolatore”. Anche Human Rights Watch ha avanzato delle riserve. E poi, stando al gran muftì egiziano, Ali Gomaa, il divieto Svizzero rappresenta un “insulto a tutti i musulmani”.
Quello che tutta queste gente fatica a comprendere, però, è che gli svizzeri non sono contro i musulmani. Loro, infatti, raramente si mettono contro qualcosa o qualcuno e il caso dell’iniziativa non fa eccezione. Gli svizzeri invece sono molto bene informati e, se c’è da prendere una decisione importante, ritornano sui banchi di scuola. E sui banchi di scuola ci sono tornati anche questa volta, per scoprire che i minareti di mezza Europa stanno diventando simboli politici in cui gli Imam radicali predicano la supremazia morale e politica della loro religione. Ecco contro che cosa ha votato il 57% degli Svizzeri lo scorso 29 novembre. Gli Svizzeri sono contro la segregazione sociale dei gay, la condanna morale degli ebrei e l’annichilimento di ogni altra religione. Sono contro le bombe umane, l’infibulazione, la lapidazione e la limitazione dei diritti e della libertà delle donne, in una parola: sono contro la Sharia.
Stando al parlamentare dell’SVP, Oskar Freysinger, l’esistenza dei minareti riflette il desiderio di potere politico: “se veramente per loro si tratta di qualcosa di decorativo e secondario, perché si danno tanta pena per quel simbolo? La realtà è che per loro il minareto è un simbolo molto forte, che rappresenta il controllo territoriale e, per adesso, credo che sia meglio non ospitarlo nel nostro paese”. La scrittrice e dissidente Ayan Hirsi Ali pensa che, nella battaglia delle idee, i simboli siano molto importanti: “Quello che gli Europei stanno capendo dell’Islam mentre studiano questa religione è che in realtà non si tratta solamente d’una religione. Infatti, l’Islam non si limita ad offrire soltanto un quadro di riferimento spirituale per relazionarsi a questioni umane come la nascita, la morte e quello che c’è dopo la vita; ma prescrive anche un modo di vivere”.
Gli Svizzeri non sono razzisti, anzi. Per certi versi potremmo dire che quello svizzero è il popolo meno razzista di questo pianeta oltre ad essere un popolo molto rispettoso ed educato. Fatevi una passeggiata per le strade di Zurigo o Ginevra e osservate bene: la Svizzera è un paese moderno, ricco e cosmopolita e le persone che abitano questo territorio condividono gli stessi valori e lo stesso atteggiamento positivo nei confronti dell’umanità. Potreste facilmente scorgere ebrei ortodossi camminare per le strade del distretto di Wiedikon a Zurigo. Noterete che si fanno gli affari loro e vivono insieme a cristiani, musulmani, atei e chiunque altro si presenti.
In realtà non dovrebbe sorprendere che questa gente sia contro la costruzione di nuovi minareti perché, come ha scritto la Hirsi Ali: "l’Islam rappresenta un’idea di come la società dovrebbe essere organizzata; della relazione che esiste tra individuo e Stato; della relazione tra uomini e donne; delle regole d’interazione tra credenti e non credenti; di come si possa imporre certe regole; e del perché un governo islamico sia meglio di un governo basato su altre idee. Questo aspetti politici dell’Islam hanno i loro simboli: il minareto, la luna crescente, la khafia e la scimitarra. Il minareto è il simbolo della supremazia islamica, è un segno di dominio che ha poi simbolizzato la conquista islamica".
Ora, la Svizzera potrà anche essere un piccolo paese, ma è certamente grande nella sua diversità. Con quattro diverse lingue ufficiali e con il 21 per cento della popolazione composta da stranieri, il mix culturale qui è una parola chiave e il pluralismo una necessità. Anche la stessa Europa è un posto molto tollerante. Se così non fosse, i musulmani avrebbero da tempo cominciato a lasciare questo territorio invece di continuare a immigrare. Il divieto sui minareti è un divieto contro l’Islam radicale, non contro i musulmani. Il loro arrivo e la loro permanenza sono ben accetti, fin tanto che non provano a imporre i loro valori nella casa del loro ospite. I musulmani moderati dovrebbero indicare la via verso un’integrazione indolore in Europa. Noi, d’altronde, abbiamo i nostri valori: la separazione tra religione e Stato è forse uno dei più importanti, e questo dovrebbero averlo notato.