“Il 150° dell’unità d’Italia è un plebiscito a cui teniamo ancora”

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

“Il 150° dell’unità d’Italia è un plebiscito a cui teniamo ancora”

16 Marzo 2011

di N. B.

”Come diceva Renan, la nazione e’ un plebiscito che si rinnova ogni giorno. Dunque festeggiare oggi l’unita’ ha un senso insieme, politico, culturale, etico: è difficile distinguere i diversi aspetti. Festeggiare i 150 anni significa innanzitutto dire che a quel plebiscito ci teniamo ancora". Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori Pdl, ordinario di Storia contemporanea alla Luiss di Roma, veste con disinvoltura questo suo doppio ruolo analizzando la ricorrenza.

”Il mio ‘mestiere’ mi ha aiutato anche come politico”.  Per lui, insomma, e’ facile spiegare il senso di queste celebrazioni del 150esimo dell’Unità d’Italia, che va ricercato anche alla luce del fatto che ”in una storia nella quale l’idea di nazione non ha avuto una grandissima fortuna, perché é stata insidiata dalla concorrenza del nazionalismo e di altri principi concorrenti, come la classe, può anche significare riflettere sulle difficolta’ della nostra storia nazionale, per cercare di superarle".  

Senatore Quagliariello, lei è uno storico, un politico, un uomo del Sud. Quale dicotomia tra le seguenti la disturba di più: quella di studioso e politico, tra uomo del sud e italiano, tra esponente del Pdl nei confronti della Lega?

”Non trovo che le contraddizioni siano un fatto negativo, sono al contrario il sale della vita. Devo dire però che in questo caso non le vivo come tali. Come politico e come storico ho sempre creduto che l’unita’ d’Italia fosse un fatto positivo, e in questo mi ha aiutato il mio mestiere. In ogni fenomeno complesso il bene ed il male, il giusto e l’ingiusto sono compresenti e dunque dire che un fenomeno è positivo significa affermare che gli effetti positivi sono prevalenti. Si tratta di un concetto che ovrebbero imparare anche i politici, per non correre il rischio di diventare manichei e moralisti, e tra i politici italiani ce ne sono tanti, purtroppo".

Come uomo del Sud?

”Ho sempre ritenuto anche che al Sud l’unita’ sia convenuta. Storicamente sono con Pasquale Turiello, Giustino Fortunato, Benedetto Croce, Rosario Romeo, Guido Pescosolido. Non ho mai creduto alla favola storica del Sud come un paradiso guastato dall’unita’. Questa per l’appunto e’ una favola. I problemi per il Sud semmai si sono posti dopo l’unita’, ma questa e’ altra storia".

E nei rapporti con la Lega?

”Non ho mai visto contraddizioni tra questo mio retroterra e l’alleanza con la Lega, non solo perché la Lega rappresenta un filone di pensiero federalista che comunque era presente nella fase dell’unita’ (penso a Cattaneo, Ghisleri, Ferrari), ma soprattutto perché la storia di Forza Italia e la Lega prima e del Pdl e la Lega poi è stato un rapporto per il quale una forza che si trovava al confine tra separatismo e federalismo, si e’ integrata, con tutta una serie di differenze, all’interno della storia nazionale”.   

Ci sono molte recenti riscritture dell’impresa dell’unità d’Italia e della conquista sabauda del Sud, con l’evidenziazione di pagine cruente e sopraffazione a carico soprattuto della popolazione. Condivide questa impostazione?

”Dire che la storia dell’unita’ d’Italia si iscrive sotto il segno positivo, non significa negare che ci siano state pagine oscure, violente e persino truci. Quelle pagine non vanno cassate, e vanno recuperate, ma devono servire ad un giudizio storico, non morale, nè moralistico. Altrimenti, applicando lo stesso metro, ci troveremmo a condannare senza appello anche la Rivoluzione francese e la Resistenza”.

Una domanda più frivola: le è piaciuto Benigni a San Remo?

”Non l’ho visto a San Remo, ma ho riascoltato il suo intervento due volte nei giorni seguenti, su Youtube. E devo dire sì, mi è piaciuto. Escludendo alcune cose di ascendenza mazziniana, l’ho trovato un pezzo di cultura conservatrice di massa. E mi è piaciuto ancora di più il fatto che sia piaciuto a tanti progressisti che non l’abbiano capito”.

Alcuni intellettuali progressisti potrebbero dire la stessa cosa, ma al contrario, che è lei insomma a non aver capito…

”Sono pronto alla sfida, ad un’analisi filologica del testo!”.

Insomma per lei queste celebrazioni sull’unità hanno un senso?

”Mi auguro di si’, mi auguro che lo trovino”.