Il 2012 sarà l’anno dell’auto elettrica (grazie agli incentivi)

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il 2012 sarà l’anno dell’auto elettrica (grazie agli incentivi)

12 Giugno 2012

Il 2012 sembra finalmente l’anno dell’auto elettrica. Le maggiori aziende automobilistiche hanno presentato e messo in produzione i nuovi modelli per il mercato europeo. Al salone dell’auto di Ginevra, proclamate auto dell’anno due elettriche. In Italia, dai 4 modelli fino allo scorso anno disponibili e le sole 308 immatricolazioni del 2011 (di cui il 60% destinate a flotte aziendali), si aprono nuove prospettive. La necessità di abbattere il livello di emissioni inquinanti imposta dalla normativa europea, ha favorito scelte industriali alternative ai motori termici alimentati con combustibili tradizionali, verso soluzioni che contribuiscano alla qualità dell’ambiente. Il motore elettrico, a zero emissioni, sembra adattarsi a pieno, consigliato come una soluzione per la mobilità sostenibile anche in un recente rapporto di Euromobility, elaborato con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente. Inoltre uno studio della Commissione Italiana Veicoli Elettrici rivela che, anche alle condizioni attuali, le emissioni della filiera dell’auto elettrica sono inferiori del 40% circa rispetto a quanto prodotto dal motore a benzina e relativa filiera. Ossia sebbene per ora l’energia elettrica necessaria per la ricarica arrivi in sostanza da fonti tradizionali e non da rinnovabili pulite, quindi da centrali alimentate a combustibili fossili, la filiera elettrica inquina di meno.

Ma in sostanza al consumatore conviene? Sfogliando le riviste di settore risulta che il primo limite è il prezzo: attualmente non si trovano sul mercato modelli di costo inferiore ai 28.000 €. A questo si aggiungono i limiti tecnici. La scarsa autonomia, in media 160 km a ricarica, anche se va detto che si tratta di un mezzo pensato per il traffico urbano, con una media di 60 km percorsi al giorno. In fondo la soluzione elettrica per le grandi distanze già esiste e si chiama treno. Poi la difficoltà di trovare punti di ricarica, e la lunghezza della stessa, dalle 3 alle 6 ore. Infine l’ingombro delle batterie, che riducono la capacità di carico del veicolo. Ma quali vantaggi? Una meccanica meno complessa, con costi di manutenzione molto inferiori, e soprattutto, con il prezzo della benzina ormai sui 2 € al litro, un costo di ricarica inferiore del 60% rispetto ad un tradizionale rifornimento al distributore! E secondo il rapporto annuale dell’Unione Petrolifera, il prezzo del petrolio non potrà che aumentare da qui al 2025. Vi sono poi i veicoli ibridi, ossia dotati di motore elettrico e tradizionale, o quelli ad autonomia estesa, con un motore tradizionale che ricarica la batteria elettrica: aumentano l’autonomia, ma hanno una meccanica ancora più complessa delle vetture tradizionali e non sempre convengono.

L’auto elettrica piacerebbe agli italiani, è quanto emerge dai risultati del III Osservatorio Deloitte dell’Auto Elettrica, a patto che non costi troppo, migliori l’autonomia e sia facile da ricaricare. Il nodo della questione è che senza incentivi pubblici il mercato dell’elettrico difficilmente potrà raggiungere quote utili, fissate dagli analisti del settore intorno al 10%, per passare ad un’economia di scala tale da rendere accessibili i prezzi. Ai problemi tecnici penserà lo sviluppo tecnologico, che vede impegnate l’industria dell’auto, in crisi nei settori tradizionali e dell’indotto, con buone possibilità di sviluppo dell’occupazione. Ma serve un sostegno da parte dei governi. Altrimenti si rischia che l’elettrico venga messo in listino solo per abbassare le emissioni medie della propria gamma sotto la soglia prevista dalla normativa europea. Ossia, se produco SUV che inquinano come treni a carbone, con un’auto a emissioni zero in listino posso rientrare nei termini di legge.

Secondo i piani del Governo, gli incentivi, già presenti in molti paesi europei, arriveranno anche in Italia, con contributi in caso di rottamazione fino a 5.000 euro nel 2013, 4.000 nel 2014, 3.000  nel 2015. Sono previsti anche in altre forme, tra cui un piano infrastrutturale per lo sviluppo di una rete pubblica di ricarica, tariffe agevolate sulla bolletta o semplificazione delle regole condominiali per installare punti di ricarica. Attesa quindi per la fine di giugno l’approvazione definitiva del piano di sostegno alla mobilità elettrica, ma la grande industria italiana potrebbe non approfittarne. Secondo Marchionne, amministratore delegato di Fiat-Chrysler, "la struttura finanziaria dell’auto elettrica non sta in piedi", così nel piano industriale dell’azienda torinese l’unico veicolo elettrico sarà prodotto per ora negli Stati Uniti, dove è obbligatorio avere un’auto a zero emissioni nel proprio listino e dove il presidente Obama ha promesso 10.000 $ di incentivi per ogni mezzo elettrico. In Europa, per ora, il problema non si pone. Qui il marchio Fiat è risultato per il quinto anno consecutivo quello a più basse emissioni, grazie ai modelli a GPL e metano e alla tecnologia dei motori e della guida. Così il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, rilancia l’auto elettrica Made in Italy: "Dato che FIAT non se ne occuperà, abbiamo deciso di creare una piattaforma delle imprese italiane di questo settore, con probabile sede ad Imola".