Il 25 aprile è sempre più la festa de “l’Unità”
25 Aprile 2008
Vecchie streghe e antichi
stilemi. Il 25 aprile per la
Sinistra, ormai extraparlamentare, e per il Pd sconfitto da
Berlusconi e dalla Lega, si carica di significato. E diventa, per l’ennesima
volta, una ricorrenza condannata dagli uomini e dalle esigenze politiche del
momento a dividere piuttosto che a unire. La scintilla parte dal sito
dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani. Sulla home page, nella
presentazione della Festa della Liberazione, si legge testuale: “A sessant’anni
dal primo gennaio 1948, da quando la Costituzione entrò in vigore, l’Italia sta
correndo nuovi pericoli. Emergono sempre più rischi per la tenuta del sistema
democratico. Per questo motivo, per difendere nuovamente le conquiste della
democrazia, il 25 aprile assume il valore di una ricorrenza non formale. Ci
rivolgiamo ai giovani, ai democratici, agli antifascisti, per una mobilitazione
straordinaria in tutto il Paese”.
Allarme rosso, insomma. E il
motivo? Semplice, la vittoria elettorale del centrodestra, conseguita in libere
elezioni con un consenso schiacciante. Ma non è finita qui perché il manifesto
è firmato praticamente da tutto il centrosinistra, dal Pd, al Prc, allo Sdi, al
PdCI, Sd, Verdi, Italia dei Valori, Cgil, Cisl e Uil. Una quasi assoluta
unanimità (la Uil decide, infatti, di dissociarsi da “un giudizio politico non
corretto”) che rappresenta la prova che il vecchio sport della demonizzazione
dell’avversario, con l’equazione vittoria del centrodestra uguale fine della
democrazia, continua ad essere praticato e riesumato alla prima occasione
utile.
La polemica assume diverse
forme, o meglio si aggrappa a ogni pretesto disponibile. C’è l’indignazione per
l’assenza di Letizia Moratti, pure presente alle ultime due manifestazioni. Il
sindaco fa sapere: “Non sarò a Milano, ma la giunta sarà rappresentata
alle celebrazioni della Liberazione”. Moratti, poi, è “fuori
città”, anche il primo Maggio. L’Anpi, l’associazione dei partigiani, con
un comunicato si dice “rammaricata”. A Roma, s’intreccia con la vigilia
dell’infuocato ballottaggio tra Francesco Rutelli e Gianni Alemanno. Il Manifesto
rilancerà l’appello di Valentino Parlato: “Tutti a Porta San Paolo, il 25
aprile per una manifestazione tutt’altro che rituale visto il voto che ci sarà
due giorni dopo”. Mentre lo spareggio per il Campidoglio tiene con il
fiato sospeso il centrosinistra, si mobilitano anche i centri sociali. Da
Indymedia parte un tam-tam. Assemblea al centro “Cortocircuito” con
Francesco Caruso, il no-global ex deputato del Prc e Andrea Alzetta detto
Tarzan. Lo slogan è: “Ricominciamo da qui, ora e sempre Resistenza”.
Qualcosa di simile al 25 aprile del 1994, dopo la prima vittoria di Berlusconi.
Quattordici anni fa, il Manifesto
aveva chiamato alla mobilitazione a Milano; adesso, a Roma. Tuttavia Alberto
Asor Rosa pensa che non ci sarà “quella gigantesca presenza del ’94. Oggi
lo spirito è più ripiegato, deluso frustrato”. Non c’è stato neppure il
tempo per prepararlo un grande appuntamento. A dare la misura, c’è la
stanchezza di Bertinotti, dopo la resa dei conti interna al suo partito e la
vittoria di Paolo Ferrero. Un ex ministro che non trova niente di meglio che
invitare a mobilitarsi contro una “destra razzista, che ricorda i
movimenti filonazisti degli Anni Venti: noi siamo abituati a un 25 aprile
contro la nostalgia del fascismo”, però questa volta è peggio, sostiene, è
in atto “una rivoluzione conservatrice”, con rigurgiti
“pericolosi”.
Non si può non esserci,
aggiunge Giovanni Berlinguer di Sd: “Ho letto delle posizioni del Pdl e della
Lega che chiedono di cancellare dai libri di storia la Resistenza, questo mi
indigna. Essere in piazza per la
Liberazione è un modo per riaprire una strada che sul piano
parlamentare è stata bloccata”. Ad Alghero, dove il sindaco ha vietato di
cantare “Bella ciao” ci sarà un “contro corteo” ed è
scontro tra il primo cittadino forzista Marco Tedde, Antonello Cabras per il Pd
e la Sinistra. La colpa di Tedde? Avere scelto l’inno nazionale, con la sua
carica di unità, concordia e fratellanza.
Le manifestazioni si susseguono in tutt’Italia. Corone, omaggi ai caduti,
cortei, fiaccolate, proiezioni di film, spettacoli: tutta l’Italia, dal nord al
sud della penisola, si appresta a celebrare, con una sorta di tam tam della
memoria, il 25 aprile, data che ricorda la liberazione del Paese dal fascismo.
Il presidente Giorgio Napolitano sarà a Genova, dopo la cerimonia all’altare
della Patria a Roma con i ministri Giuseppe Parisi e Giuliano Amato, dove sarà
anche Walter Veltroni. Rutelli forse concluderà con un comizio la sua campagna
il 25 aprile, Veltroni sarà con lui. Gianni Cuperlo alla Risiera di San Sabba.
Rosy Bindi a Sant’Anna di Stazzema.
Al corteo romano dell’Anpi,
inevitabilmente, saranno presenti molti leader del centrosinistra e
sindacalisti. Giordano osserva che è la prima occasione, con il primo Maggio,
per “ridare vita e forza alla sinistra. Fini ha detto che il 13 e 14
aprile è stata la liberazione dell’Italia. No. Dopo un voto tanto
drammaticamente spostato a destra, va ricordato che la nostra Liberazione è il
25 aprile e non bisogna consegnare Roma alla destra di Alemanno”.
Ugualmente, Giovanni Russo Spena chiama alla mobilitazione in nome dei valori
fondanti della democrazia. E Liberazione, nel suo titolo d’apertura, detta il
suo invito ai lettori. «Adesso andiamo in piazza (e, per favore, votate
Rutelli)». «E’ il 25 aprile” scrive il quotidiano del Prc. “C’è chi vorrebbe
cancellare la memoria del fascismo. Rispondiamo con i cortei e le
manifestazioni. E, a Roma, bocciamo Alemanno». Una sovrapposizione tra passato
e presente, tra storia e cronaca, tra vetero-ideologia e realtà che si muove
sempre sullo stesso spartito e produce sempre la stessa musica: quella di un 25
aprile che a 63 anni di distanza continua a dividere il Paese, nell’eterna
ripetizione del già visto.