“Il banchiere innamorato”, la straordinaria vita di Giorgio Zanotto

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“Il banchiere innamorato”, la straordinaria vita di Giorgio Zanotto

18 Novembre 2011

Lo scorso 16 novembre, nella cornice barocca di  Palazzo Altieri, presso la Sede di Rappresentanza del Banco Popolare in Roma, è stata ricordata la figura del prof. Giorgio Zanotto con la presentazione del volume “Il banchiere innamorato” di Giancarlo Galli. Il libro ripercorre la vita del prof. Zanotto, storico presidente della Banca Popolare di Verona, di cui in quasi venti anni di guida ha promosso crescita e affermazione nel panorama nazionale. È stato uno dei più attivi animatori di quello che gli economisti e i sociologi hanno ribattezzato il “miracolo del Nord-Est”.

L’incontro è stato moderato dal Sen. Pedrizzi, che ha ricordato come la figura del prof. Zanotto sembra lontana anni luce dalla realtà odierna affermando: «Oggi nel mondo della finanza sarebbe l’unico ad intendere il denaro non come fine a sé stesso, ma come mezzo al servizio dell’uomo. È stato innamorato della sua terra rifiutando, probabilmente, anche incarichi di notevole importanza che lo avrebbero allontanato da essa».

Primo relatore l’On. Rocco Buttiglione, che ne ha tracciato la sua figura di banchiere profondamente ispirato dal dono della Fede Cattolica: «Il prof. Zanotto è stato un banchiere, ma cosa vuol dire fare banca? Significa prendere i risparmi di altri uomini e farne un buon uso, finanziando imprenditori e famiglie delle rispettive comunità. Questo comporta una responsabilità morale e la capacità di assumere un rischio: per sé stessi e per il denaro degli altri. Il mestiere del banchiere ha una sua intima moralità, egli deve essere in grado di costruire una comunità, e può farlo attraverso una comprensione forte del territorio, che passa per una profonda conoscenza delle persone che di esso fanno parte, quasi fosse un confessore laico».

Il Sen. Quagliariello ha voluto legare l’esperienza di vita di Giorgio Zanotto all’enciclica “Caritas in veritate” ed è intervenuto così sul volume: «Sono le persone e i principi che le ispirano a fare veramente la differenza. Non a caso Zanotto ha avuto ruoli politici prima ancora che bancari. Il servizio per il bene comune è stata la traccia che ha unito attività diverse, nella sua vita di politico, banchiere, ecc. In ogni momento è rimasto sempre “innamorato”. È questo lo spirito necessario per un giusto impegno verso la comunità».

Nel suo intervento il Card. Giovan Battista Re ha inserito il nome del prof. Zanotto a pieno titolo fra i protagonisti della crescita del Nord Est del nostro Paese, e si è riferito a due qualità che lo hanno distinto nella sua vita meravigliosa: «È stato un uomo contrassegnato da onestà e competenza professionale. Questo ha origine nella sua Fede, che fu la spina dorsale della vita. Il senso del dovere e un innato spirito religioso, unito ad una forte spiritualità, facevano parte del suo DNA. Non va dimenticata poi l’importanza che ebbe per lui la famiglia: la considerò sempre come un valore assoluto da proteggere e difendere in ogni caso. È stato il focolare che gli ha permesso di riscaldarsi e riprendersi per tornare poi a servizio del bene comune con maggior vigore».

Il dott. Roberto Mazzotta ha ricordato il professore come uno di quei banchieri che hanno difeso strenuamente le Banche Popolari e la loro identità: «Zanotto faceva parte di quei banchieri con una forte personalità e preparazione. Era figlio della sua zona, e da essa era riconosciuto come tale. Capì che la realtà bancaria segue le mode, e che sarebbe passata quella che vedeva – negli  anni ’90 – nella banca universale l’istituto ideale. La banca ideale oggi torna ad essere quella che si dedica alla raccolta e agli impieghi, proprio come le Banche Popolari hanno sempre fatto nel corso della loro storia. Ricordare persone come Zanotto significa, necessariamente, richiamare alla mente un modello di banca che vive sulla fiducia, la quale si traduce poi in depositi, e attraverso di essi può fare impieghi nella piena conoscenza della comunità».

Il Presidente di Federcasse, l’Avv. Alessandro Azzi, ha focalizzato il suo intervento sull’attività di banchiere del prof. Zanotto: «Oggi il banchiere, nella definizione comune, viene visto come una macchina umana volta alla massimizzazione del profitto, così non è stato per Giorgio Zanotto. È stato un civil servant legato soprattutto alla sua Verona, a cui sentiva di appartenere profondamente. Fare banca con queste caratteristiche significa soprattutto servire la comunità. È stato molto attivo anche nel dialogo fra le due realtà bancarie cooperative del nostro Paese: Banche Popolari e Credito Cooperativo, che proprio quest’anno hanno siglato un patto di collaborazione e consultazione permanente. Questo è nato sulle basi delle premesse poste dal prof. Zanotto, che più volte è venuto da me presso la mia banca a Montichiari».

L’On. Rosy Bindi ha riconosciuto, nella figura del prof. Zanotto l’unità della persona, segnata da una profonda Fede, in tempi che certamente non furono più semplici dei nostri e si è poi posta un interrogativo: «mi chiedo perché persone del calibro di Giorgio Zanotto non potrebbero andare bene oggi. Cosa hanno, o cosa avevano di sbagliato? Credo nulla! A mio avviso, servirebbero proprio persone come queste per correggere il verso che il mondo ha preso».

Durante il suo intervento l’On. Giorgetti si è soffermato sulla realtà veronese degli anni di Zanotto, quale preambolo per tracciarne un ritratto, partendo da quanto appreso dalla lettura del libro: «La provincia di Verona in quegli anni era la più povera del Centro Nord per Pil pro capite, ed è cresciuta molto anche grazie a “banchieri innamorati” che furono ispirati ad alti principi. Ci troviamo di fronte a una persona che prima ha fatto politica, e poi è diventato banchiere. Oggi di norma avviene il contrario! È stato quindi un politico a tutto tondo, e l’attività di banchiere è stata una naturale prosecuzione dell’attività politica».

Il Presidente di Assopopolari, l’Avv. Carlo Fratta Pasini, ha concesso ai presenti un ricordo profondamente personale del prof. Zanotto: «Aveva delle sue caratteristiche diverse come uomo: era molto legato alla realtà e aveva la passione per ogni persona, cliente, imprenditore e per la gente comune. Profondamente vicino al mondo della produzione, era consapevole del suo contributo alla crescita economica. La sua vita è la storia personale di un uomo di fede e, come hanno detto altri relatori, era in grado di vivere tutte queste dimensioni in modo unitario. Parafrasando mi sento di dire che era un “ottimista cosmico” poiché metteva passione in ogni momento della sua vita. La lezione più attuale che Giorgio Zanotto ci lascia è di non perdere mai la visione positiva delle cose su un futuro di lungo periodo».