Il Belgio sotto choc scopre che deve difendersi dai “kamikaze d’occidente”

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Il Belgio sotto choc scopre che deve difendersi dai “kamikaze d’occidente”

26 Gennaio 2009

Venerdì scorso un 28enne di Termonde, una cittadina vicino Bruxelles, si presenta all’entrata di un asilo nido quando suona la campanella d’entrata. Il giovane si chiama Kim De Gelder e nella tasca dell’impermeabile nasconde un coltello con una lama lunga 20 centimetri. Ha gli occhi truccati di nero e la faccia laccata di bianco. Lo chiameranno “il Joker”.

I bidelli fanno entrare l’ospite senza curarsi del suo aspetto stravagante. Il Joker corre dritto nella sala dove riposano i neonati e inizia la mattanza. Ammazza due bambini nella culla, ne ferisce altri 12, uccide anche la maestra che aveva cercato di salvarli. Finito il lavoro, rimonta tranquillamente in sella alla sua bicicletta e se ne va pedalando nelle strade del paese. Quando la polizia lo ferma, mezz’ora dopo, conserva ancora il coltello insanguinato nello zaino. C’è anche una mappa di un altro asilo dove aveva intenzione di recarsi per fare un replay della strage.

Il Joker non ha precedenti penali, non ha problemi psichiatrici, ha perso il lavoro da circa 2 settimane. Se negli ultimi dieci anni abbiamo scoperto e compreso le cause del terrorismo islamista – una furia offensiva rivolta contro le democrazie liberali –, personaggi come il Joker dimostrano che bisogna indagare profondamente anche sul male intestino che agita la nostra civiltà. Sui nuovi “kamikaze d’occidente” che ardono della stessa fiamma autodistruttiva che ispirò quelli dell’11 Settembre.

Sono giovani che perdono la testa e iniziano a odiare se stessi e il mondo che li circonda in modo sempre più radicale. Perdenti e sessualmente frustrati, rischiano di esplodere da un momento all’altro. Qualsiasi cosa può farli scattare: un licenziamento, una umiliazione sul posto di lavoro, la moglie che ti lascia, il pianto di un bambino. Alcuni di loro vivono un’esistenza orrenda, auto-segregandosi, credendo di essere al centro di una cospirazione di cui si sentono vittima e prigionieri. Pensano sempre che la colpa della loro condizione sia da attribuire agli “altri”: i loro genitori, i maestri, i negri, i comunisti e i fascisti, i servizi segreti, gli americani, le multinazionali, la politica, gli ebrei.

Il Joker è un degno erede di Marc Dutroux – “il mostro di Marcinelle” – barbaro assassino di bambine e stupratore di ragazzine. Società ovattate come quelle del Nord Europa o del mondo anglosassone tendono a relativizzate il male, credendo di averlo eliminato dal mondo. Ma non riescono a superarlo perché non si accorgono che il potere del male è reale. Il male c’è anche se tendiamo a considerarlo un effetto sociale indesiderato del progresso e della modernizzazione: qualcosa che va spinto ai margini del nostro sistema politico e sociale, ai confini della nostra civiltà, addossandolo interamente sulle spalle di altri popoli. Ma fino a quando non avremo fatto i conti con la malvagità nel nostro mondo difficilmente riusciremo a esportare altrove la democrazia.