Il bio-testamento non è vincolante per i medici. E’ scontro aperto tra Pd e Pdl

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Il bio-testamento non è vincolante per i medici. E’ scontro aperto tra Pd e Pdl

26 Marzo 2009

Oggi in Senato si voteranno gli ultimi articoli della legge sul testamento biologico. E nel tardo pomeriggio dovrebbe arrivare il voto finale sulla legge. Ora per il ddl Calabrò sul fine vita tutto dovrebbe filare più o meno liscio, almeno a Palazzo Madama. Prima tappa di un iter legislativo meno tormentato di quanto il battage politico e mediatico che si è scatenato dopo il caso Englaro avevano lasciato intendere.

In effetti, a leggere tra le righe di quanto è accaduto tra gli scranni del Senato nei giorni scorsi, i segni di una certa sorpresa ci sono stati da subito. Dal primo giorno di votazioni, quello in cui le disposizioni generali della legge avevano raccolto molti più consensi di quanto ci si aspettasse dalla sola maggioranza. Ma la conferma c’è stata ieri, col superamento dell’ostacolo più insidioso per il centrodestra: quell’articolo 3 della legge che riguarda idratazione e alimentazione. Su quell’articolo, nonostante il voto segreto, infatti, il centrodestra ha tenuto, e gli emendamenti che richiedevano la possibilità per il paziente "in condizione estrema di fine vita", di esprimersi anche sull’idratazione e l’alimentazione artificiale – esattamente il caso Eluana, per capirsi – sono stati respinti con 164 voti contrari, 105 favorevoli e 9 astensioni.

Tutto è nato da lì e – almeno per ora – sempre lì si è consumato. Quando la corte di Cassazione, arrogandosi un diritto non suo, stabilì che a Eluana Englaro era possibile sospendere alimentazione e idratazione in nome di una presunta volontà della giovane donna e di una altrettanto presunta condizione di accanimento terapeutico, infatti, il mondo politico prese atto della necessità di coprire un vuoto normativo con una legge che regolamentasse il fine vita. e il cerchio si chiude. “Così non sarà più possibile un caso Englaro”, ha commentato ieri il Maurizio Sacconi dopo le votazioni degli emendamenti. “Era quello il cuore del provvedimento quella la ragione principale della legge, anche perché la magistratura aveva aperto un problema lì dove evidentemente la regolazione non era sufficiente”, ha chiosato il ministro.

E mentre governo e maggioranza incassano con soddisfazione un primo parziale successo politico e di principio, tra i banchi dell’opposizione la sconfitta è dura da accettare. E non basta scomodare Aldo Moro, appellarsi della Costituzione, e gridare al tradimento dei principi di libertà, per appannare le divisione interne alla sinistra. Franceschini ci ha provato, e senza riuscire ad abbandonare la linea Veltroni, ha tentato di nascondersi dietro i soliti “ma anche”. “Il Pd ha – ha detto – ha una posizione largamente prevalente, che è no, condivisa da laici e cattolici, ma rispetta la libertà di coscienza di quei senatori che non se la sentono di votare un giudizio negativo”. Ma ieri al Senato si è consumato molto di più. Non solo perché non è stato recepito quello che Anna Finocchiaro voleva presentare come un “emendamento-ponte lanciato tra due modi di concepire la vita e la propria libertà”, ma soprattutto perché  i tentativi di dialogo avviati dalla maggioranza per trovare un compromesso con l’opposizione su alcuni punti della legge sono naufragati per veti incrociati di entrambi gli schieramenti, di cui proprio i più estremisti del Pd si sono resi responsabili. Estremisti a cui i moderati del Partito democratico non hanno saputo tenere testa. È accaduto con l’emendamento presentato dalla senatrice diessina Dorina Bianchi, che ammetteva la sospensione in caso di perdita irreversibile delle funzioni di assorbimento e metabolismo, e su cui il governo aveva dato parere favorevole. Ed è accaduto per l’emendamento presentato dal senatore del Pdl Lucio Malan che prevedeva l’estensione della validità delle dat a soggetti in stato vegetativo o “in stato di assenza della coscienza e delle funzioni somatiche, con evidenza clinica di condizioni di persistenza”."Le divisioni interne alla sinistra e il prevalere delle posizioni più estreme hanno rispedito al mittente i nostri tetativi di dialogo, ha detto Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo del senatori del Pdl.

Il resto, per ora, è cronaca parlamentare. E pure rovente. Il Senato ha approvato, infatti, con 141 sì e 111 no e 4 astensioni l’articolo 4 del testamento biologico che riguarda la forma e la durata della dichiarazione anticipata di trattamento. Ed è passata una modifica sostanziale al testo di legge in esame che, accogliendo un emendamento dell’Udc, cancella, di fatto, la vincolatività delle dichiarazioni anticipate di trattamento (dat) per i medici. Il voto, come era prevedibile, ha scatenato una bagarre in aula, con le proteste violente dell’opposizione, che ha accusato la maggioranza di aver “svuotato la legge”. “Eravamo qui – ha tuonato Anna Finocchiaro – per scrivere un testo sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, ma con questo emendamento mi chiedo di cosa stiamo discutendo, visto che le dichiarazioni non conteranno assolutamente nulla. C’è un limite oltre il quale la finzione non si regge più”.  Risponde a tono Quagliariello: "la dichiarazione anticipata di trattamento (Dat) non è obbligatoria né il ddl è stato pensato per renderla tale", ha dichiarato in risposta alla Finocchiaro. "La Dat – ha spiegato Quagliariello – non è obbligatoria, abbiamo soltanto reso più chiaro il testo su questo punto. Nessuno può imporre una volontà. Se il medico troverà una soluzione migliore per il paziente ha il dovere di parlarne al paziente, alla famiglia o al fiduciario. Non c’è stato nessuno stravolgimento. Il provvedimento fissa due paletti precisi: no all’eutanasia di Stato e no all’accanimento terapeutico. e all’interno di questi paletti ci siamo mossi. Altri hanno cercato di valicarli o aggirarli. Ma la Dat non può essere un pretesto per far passare l’eutanasia". Il testamento biologico “non è rigido” e sottoposto alla valutazione del medico. A cui, in questo caso, resta l’ultima parola.