Il Brasile nega l’estradizione, Cesare Battisti è un uomo libero
09 Giugno 2011
A sorpresa, si è consumata nella notte la scarcerazione di Cesare Battisti e il no alla sua estradizione in Italia. La decisione è arrivata tramite votazione dalla Corte Suprema brasiliana con un punteggio di 6 a 3. Hanno votato a favore della liberazione i giudici Marco Aurelio Mello, Luis Fux, Carmen Lucia, Ricardo Lewandowski, Joquim Barbosa, e Ayres Britto. Contro si sono invece espressi il presidente del Supremo Tribunale Federale (Stf), Cezar Peluso, il giudice relatore Gilmar Mendes e la giudice Ellen Gracie.
Battisti è stato quindi liberato alle 5 di questa mattina (ora italiana) dal carcere di Papuda, a Brasilia, dove era detenuto da più di 4 anni. A quanto pare “ha scelto di vivere in Brasile, probabilmente per lavorare come scrittore, qui ha molti amici”, come ha spiegato Luis Roberto Barroso, il legale di Cesare Battisti, pochi minuti prima della liberazione.
Dal Brasile sono quindi arrivate le dichiarazioni, non proprio concilianti, dei giudici della Corte Suprema. Il giudice Barbosa ha sottolineato che il caso “è chiuso. Non c’è niente in cui lo Stato straniero possa immischiarsi”. Un altro magistrato, Marco Aurelio Mello, ha chiosato: “sono nel Supremo da vent’anni e non mi sono mai trovato davanti ad una situazione in cui l’esecutivo” si pronuncia su una questione riguardante la politica estera che viene poi “messa in discussione da un governo straniero”.
Non si sono fatte attendere le reazioni dal mondo della politica italiana. In una nota diramata dal Quirinale, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dichiara che la decisione del Tribunale supremo brasiliano “assume un significato gravemente lesivo del rispetto dovuto sia agli accordi sottoscritti in materia tra l’Italia e il Brasile sia alle ragioni della lotta contro il terrorismo condotta in Italia, in difesa delle libertà e istituzioni democratiche, nella rigorosa osservanza delle regole dello Stato di diritto”. Rammarico espresso anche dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: “La decisione non tiene conto delle legittime aspettative di giustizia del popolo italiano ed in particolare dei familiari delle vittime di Battisti. L’Italia, pur rispettando la volontà del Tribunale Supremo Federale, continuerà la sua azione e attiverà le opportune istanze giurisdizionali per assicurare il rispetto degli accordi internazionali che vincolano due Paesi accomunati da legami storici di amicizia e solidarietà”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro degli Esteri Franco Frattini che, attraverso un comunicato, “prende atto con profondo rammarico” della decisione e “pur rispettando la decisione del massimo organo giurisdizionale brasiliano ribadisce il convincimento del governo italiano, condiviso da tutte le forze politiche e dall’opinione pubblica, in merito alla fondatezza della richiesta di estradizione”. In più “da parte italiana si intende attivare immediatamente ogni ulteriore possibile meccanismo di tutela giurisdizionale presso le competenti Istituzioni multilaterali, e in particolare presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, per perseguire la revisione di una decisione che non si ritiene coerente con i principi generali del diritto e con gli obblighi previsti dal diritto internazionale”. Il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni ha invece spiegato che “la decisione dei giudici supremi brasiliani di non avallare l’estradizione di un criminale come Battisti, così come quella dell’allora presidente Lula, è stata l’ennesima umiliazione inferta alle famiglie delle sue vittime”.
Ma vediamo come si è arrivati alla liberazione di oggi. Battisti fu condannato con sentenza definitiva all’ergastolo per 4 omicidi. La prima vittima è Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria ucciso il 6 giugno 1978 a Udine, delitto rivendicato dai Proletari armati per il comunismo (Pac). Per il tribunale, Battisti era uno dei due killer. Altri due omicidi il 16 febbraio 1979: alle 15 il gioielliere Pierluigi Torregiani e alle 18 a Santa Maria di Sala (Venezia) Lino Sabbadin. Per il primo delitto è stato condannato come co-organizzatore, per il secondo – secondo i giudici – ha fornito “copertura armata”. Infine, l’ultimo omicidio il 19 aprile 1979: la vittima è Andrea Campagna, agente della Digos. Le accuse indicano l’ex Pac tra i killer.
Nel 1981 riesce ad evadere dal carcere di Frosinone, dove stava scontando la pena, grazie a un assalto di terroristi. E si trasferisce all’estero. Prima a Parigi, poi in Messico, a Puerto Escondido. In Messico fonda il giornale “Via Libre”, che porterà poi a Parigi. In Francia Battisti viene arrestato ma, dopo 5 mesi, viene negata l’ estradizione e torna in libertà. Il passaggio successivo lo porta, nel 2004, in Brasile. Il 18 marzo 2007 Battisti viene di nuovo arrestato a Rio de Janeiro. Portato in carcere passa sotto la giurisdizione carioca, in particolare del Supremo Tribunal Federal, che oggi ha definitivamente chiuso la vicenda.