Il Brunetta dei complotti dimentica l’anomalia italiana

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Il Brunetta dei complotti dimentica l’anomalia italiana

21 Maggio 2014

Brunetta è sempre brillante, ma abbiamo qualche osservazione da fare sulla sua "cronaca di un complotto" uscita oggi in volume e prima ben sintetizzata sul Giornale di lunedì. Andando al sodo, a leggere Brunetta emerge che nel 2011 a lavorare contro Berlusconi in primo luogo fu Giulio Tremonti, per molti aspetti il vero protagonista della vicenda. Poi ci sono stati diversi comprimari.

Possiamo aggiungere la Merkel e Sarkozy  ma siamo sempre in attesa di conoscere da Geithner i nomi degli alti dirigenti dell’Unione Europea che incitavano al complotto l’amministrazione americana), quindi un settore della magistratura d’intesa con Repubblica che diede il massimo risalto ai casi Noemi e Ruby, che a nostro avviso non avevano alcun rilievo penale ma che furono degli autogol comportamentali certamente controproducenti sul piano internazionale.

A tutto ciò vanno aggiunti la secessione di altri 5 parlamentari del gruppo del Pdl e poi l’esplosione della speculazione finanziaria. Nel bel mezzo di tutta questa vicenda ci fu anche un esplicito dissenso sulla politica economica del governo fra Berlusconi e Tremonti che disse a Napolitano che il decreto per la crescita elaborato da alcuni ministri non aveva copertura. Orbene, tutto ciò non è un complotto, ma è lotta politica senza esclusione di colpi.

Nel passato ne furono oggetto FANFANI nel 1959 (la Domus Mariae), ANDREOTTI accusato di collusione con la mafia, COSSIGA minacciato di impeachement, BETTINO CRAXI addirittura costretto a riparare in Tunisia per non essere arrestato. Questa purtroppo è l’anomalia italiana che certamente ha giocato anche contro Berlusconi ma non solo contro di lui. Crediamo piuttosto a qualcosa di più contraddittorio e complesso nel quale hanno giocato un ruolo anche tutti gli errori del centrodestra e la perversità del circo mediatico giudiziario.

Ad un complotto nel senso tecnico del termine francamente non crediamo anche perché se dovessimo crederci allora dovremmo dire che il capo di esso fu proprio Tremonti (che non a caso in quei giorni diceva: "Silvio, il problema sei tu").