Il calo della disoccupazione è un segnale

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Il calo della disoccupazione è un segnale

Il calo della disoccupazione è un segnale

01 Giugno 2011

La ripresa c’è e comincia a farsi sentire. La rilevazione dell’Istat dei dati sull’occupazione di aprile 2011, infatti, consegna un generalizzato calo del tasso di disoccupazione – si assesta all’8,1% con la diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto a marzo e una discesa di 0,6 punti percentuali su base annua. Nota (più) positiva è la flessione del tasso di disoccupazione giovanile, cioè dei soggetti con età compresa tra i 15 e i 24 anni, che passa al 28,5% dal 28,6% di marzo 2011 (con un calo, quindi, dello 0,1 per cento). “Della ripresa beneficiano per ora prevalentemente i cassintegrati che vengono richiamati all’attività lavorativa”, ha osservato il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Che ha fatto notare “un saldo sostanzialmente stabile, anche se rimane leggermente in crescita l’occupazione e leggermente in calo la disoccupazione, il cui differenziale con la media europea si è ampliato (meno 1,8 rispetto alla media europea)”.

La rilevazione dell’Istat, effettuata ad aprile 2011, spiega che gli occupati sono 22.895 unità, in diminuzione dello 0,3% (–71 mila unità) rispetto al mese di marzo, dopo il forte aumento del mese precedente. Una flessione dovuta sia alla componente maschile che femminile. Nel confronto con l’anno precedente (aprile 2010), l’occupazione è sostanzialmente stazionaria (con un –0,1%). Il tasso di occupazione è pari al 56,9%, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto sia a marzo 2011 sia ad aprile 2010. Il numero dei disoccupati, pari a 2.005 unità, diminuisce del 2,9% rispetto a marzo 2011 (–60 mila unità). La caduta riguarda sia la componente maschile e sia quella femminile. Su base annua (aprile 2010) il numero di disoccupati cala del 7,6% (–164 mila unità). Il tasso di disoccupazione si attesta all’8,1%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto a marzo 2011; su base annua (aprile 2010) registra una discesa di 0,6 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione giovanile si porta al 28,5%, registrando una flessione di 0,1 punti percentuali. A fronte della discesa degli occupati e disoccupati, gli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumentano dell’1,0% (+152 mila unità) rispetto al mese precedente, portando il tasso d’inattività al 38,1%, con 0,6 punti percentuali in più rispetto ad aprile 2010.

Ed è proprio sul dato statistico degli inattivi che si sono maggiormente concentrate le osservazioni dei sindacati. Gli inattivi “comprendono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ovvero quelle non classificate come occupate o disoccupate”. Insomma si tratta di soggetti che non solo non hanno un lavoro, ma che non hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nell’ultimo mese precedente la rilevazione Istat. Per Giorgio Santini, segretario generale aggiunto Cisl, “il mercato del lavoro è pericolosamente bloccato”. Per cui “sono urgenti misure concrete per l’occupabilità: il nuovo apprendistato e il credito d’imposta per le assunzioni al Sud sono le risposte più urgenti per la disoccupazione giovanile”.

Con noto sensazionalismo catastrofico, Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil, parla invece di situazione in cui “non solo manca lavoro, ma si smette anche di cercarlo”, contraddicendosi però quando aggiunge che esiste un “proliferare di lavoro precario, insicuro, mal pagato e senza prospettive previdenziali che fa refluire nel sommerso”.

Per Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, “l’ulteriore aumento della quota d’inattivi potrebbe segnalare la possibilità di un allargamento della platea di coloro che vengono riassorbiti dal mercato del lavoro irregolare”. Per ovviare a ciò “è necessario far ripartire subito l’apprendistato e legarlo a una buona formazione, funzionale alle esigenze di aziende e territori; creare nuovi posti di lavoro cantierando opere infrastrutturali”.