Il candidato unico Abu Mazen “rieletto” per acclamazione capo di Fatah

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Il candidato unico Abu Mazen “rieletto” per acclamazione capo di Fatah

11 Agosto 2009

Paradossalmente il commento migliore sulla rielezione di Abu Mazen alla testa di Fatah arriva dagli arcirivali di Hamas. “La rielezione è una continuazione dello stato di collasso politico ed organizzativo di Fatah e della sua politica di dipendenza dall’estero e da fonti di finanziamento esterne”. Hamas naturalmente non ha riconosciuto la nomina, con buona pace delle trattative al Cairo.

Abu Mazen è stato rieletto per acclamazione. Era l’unico candidato in lizza. Nessuno sfidante, neanche l’ombra di un’opposizione interna. Continuerà ad essere il presidente dei palestinesi (ha esteso unilateralmente i termini del suo mandato di circa un anno) e il capo del principale partito che governa la West Bank.

Nel suo discorso ha ripetuto che i palestinesi si battono per avere un loro stato che abbia come capitale Gerusalemme. “Nonostante abbiamo scelto la pace, conserviamo il diritto di lanciare la resistenza armata che è legittimato dal diritto internazionale”. Alternare dichiarazioni minacciose con toni più soft è sempre stata la cifra del “pragmatismo” di Abu Mazen. Una linea che gli ha permesso di ottenere aiuti milionari dagli Stati Uniti, il Canada e l’Europa, senza offrire politicamente nulla in cambio, se non un governo accusato di corruzione e sprechi eccessivi.

Il mondo politico israeliano ha reagito in modo ambivalente alla rielezione di Abu Mazen. Il ministro degli esteri Lieberman ha spiegato che, proprio con quelle dichiarazioni su Gerusalemme, e più in generale sulla questione del “congelamento” degli insediamenti, “non c’è alcuna possibilità di raggiungere un accordo di pace con i palestinesi nei prossimi anni”.

Il presidente Peres invece dà ancora delle chance al capo di Fatah e punta sui risultati della “pace economica” proposta da Netanyahu. L’economia palestinese nella West Bank sta crescendo e su questa base, secondo Peres, si potranno riprendere le trattative seguendo le line guida della Road Map e della Conferenza di Annapolis. I nomi delle iniziative di pace restano sempre quelli, come le solite vecchie facce. Non è un buon segno.