Il “cantiere dei moderati” parte dalla bioetica ma guarda lontano

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Il “cantiere dei moderati” parte dalla bioetica ma guarda lontano

22 Settembre 2010

Il cantiere è aperto. La prima pietra sono i temi della bioetica, l’ultima alla fine dell’opera sarà (o dovrebbe essere) il ‘grande partito dei moderati’ per stare all’auspicio di Gaetano Quagliariello e all’obiettivo di prospettiva che Maurizio Sacconi fissa fin d’ora spronando cattolici e riformisti dei vari schieramenti a verificare sul campo (vedi ddl e atti parlamentari) le condizioni per costruire ‘l’unità politica nel nome di una laicità adulta”. La strada da fare, certo, è ancora molto lunga e i mattoni vanno sistemati l’uno accanto all’altro con pazienza e senza fretta, ma i segnali di possibili intese su temi condivisi e soprattutto su valori ‘non negoziabili’ ci sono già.

Come dimostra la sintonia registrata sull’agenda bioetica del governo che ha messo a confronto esponenti della maggioranza e dell’opposizione nel convegno promosso dal gruppo parlamentare del Pdl al Senato. Convergenze peraltro tradotte in fatti concreti già in questa legislatura: dalla legge 40 al testo sulle cure palliative, dalla pillola abortiva (Ru 486), al testamento biologico.

Se sui valori di fondo nella grande area dei moderati, cattolici e riformisti (Pdl-Pd-Udc), sono tutti d’accordo il punto semmai è come orientare l’azione politica e renderla efficace, non solo sulle questioni bioetiche ma anche su quelle che investono la sfera degli interventi di carattere sociale: famiglia e scuola in testa. La ‘chiave’ è un nuovo approccio di carattere culturale e antropologico ed è su questo che si gioca la sfida. Specie a sinistra, dove i cattolici vivono una situazione di disagio che il senatore Daniele Bosone non nasconde quando rileva la difficoltà a “far pesare la nostra cultura. Talvolta si ha la sensazione di essere considerati un soprammobile elettorale. Manca un’elaborazione culturale e politica nel partito. C’è insomma la sensazione di non essere del tutto ascoltati nel momento in cui si assumono delle decisioni”.

Un disagio che è poi lo stesso che proprio nell’area democratica ha portato Francesco Rutelli, Paola Binetti, Enzo Carra, Renzo Lusetti, Dorina Bianchi, solo per citarne alcuni a tagliare i ponti col Pd. Per Bosone, oggi la preoccupazione maggiore è quella di “recuperare un’azione politica forte per un partito che vuole parlare a tutti gli italiani”. Come? Restituendo uno spazio centrale ai valori che la tradizione cattolica porta con sé e garantendo quella pluralità culturale in nome della quale “noi che venivamo dalla Margherita abbiamo deciso di sciogliere un partito per crearne un altro con un progetto ben preciso che oggi non è più quello originario”. Bosone guarda con interesse al cantiere dei moderati, al lavoro comune giù fatto e a ciò che da ora in poi si potrà realizzare, semmai il problema – osserva – sta in come “interpretiamo in Parlamento i valori che accomunano i cattolici impegnati nei diversi schieramenti politici”.

Un esempio: il testamento biologico. “Noi chiedevamo una discussione più aperta e non la chiusura un po’ dogmatica che c’è stata. Per difendere e affermare i valori del cattolicesimo non c’è bisogno di leggi ad hoc e oltretutto sarebbe una forzatura rispetto alla laicità dello Stato, piuttosto dobbiamo far crescere questi valori nella società”. Per l’esponente democrat (tra i firmatari del documento di Veltroni) una convergenza trasversale è possibile e del resto “c’è già stata sulle cure palliative. Il punto è estendere un lavoro comune a temi che non sono solo quelli della bioetica ma che investono ad esempio tutto il capitolo degli interventi a sostegno della famiglia. Capitolo sul quale a mio avviso il centrodestra finora non ha mostrato azioni particolarmente efficaci”.

Su famiglia, scuola, lavoro, giovani – osserva l’esponente democrat – “si può avviare un percorso comune ma occorre uscire dalla logica del ragionierismo tremontiano”. Quanto al cantiere dei moderati, Bosone è cauto. Si può e di deve lavorare su specifici provvedimenti in Parlamento – è il ragionamento – ma da qui a ipotizzare in una visione di prospettiva “un’esperienza politica comune mi pare azzardato. Anche perché si tratta di un processo che deve maturare anzitutto nella società, nel paese”. Più ottimista, invece, l’ex democrat Claudio Gustavino oggi senatore Udc, convinto della bontà del progetto “soprattutto perché serio dal momento che mette al centro il cosa fare, l’elaborazione culturale, il concetto di antropologia positiva, ovvero introdurre rapporti di fiducia tra politici e lavorare insieme su questioni che hanno una grande rilevanza sociale”.

Condivide i punti inseriti nell’agenda bioetica del governo e auspica che il cantiere dei moderati “divenga permanente. Della serie: ci si ritrova ogni volta che si mette in comune una visione di società e se questa visione si traduce in fatti significativi, se veramente ci sarà la capacità da parte del governo di tradurre questo lavoro comune in atti politici veri, così come si evince dall’agenda bioetica, allora il progetto è destinato a funzionare”. Per questo occorre concretezza. “Io ho votato a favore del testamento biologico quando ancora ero nel Pd ma è necessario che su questa questione il governo dia segnali anche di carattere economico sostenendo ad esempio quelle famiglie che decidono di seguire a casa le persone ridotte in stato vegetativo”.

Il cantiere dei moderati c’è, il progetto “è interessante” ma “non servono accelerazioni né bisogna farsi prendere dalla fregola o mischiare la validità di un lavoro comune con le tensioni elettorali” avverte l’esponente centrista. Come dire: pronti a camminare insieme ma “con pazienza e guardando al futuro, non solo al domani”. Sulla stessa lunghezza d’onda, il ragionamento di Dorina Bianchi, ex Pd oggi vicepresidente dei senatori Udc. Ricorda come sulle questioni etiche e sul tema della sussidiarietà “la collaborazione trasversale tra parlamentari di diversi schieramenti politici c’è stata in questi anni anche se in maniera non continuativa”, quindi da questo punto di vista considera il cantiere dei moderati “un progetto ambizioso che sarebbe utile portare avanti perché a trarne beneficio è la società ma anche la politica”.

Il punto è far crescere il ruolo dei moderati “che sono abituati a confrontarsi con serenità, lontano dagli schemi di una politica urlata e becera. Del resto la disaffezione della gente alla politica deriva anche da questa sorta di degenerazione e di scontro permanente a prescindere”. Bianchi auspica una convergenza di fondo “culturale e politica” non solo sulle questioni etiche ma anche sui temi che riguardano “le necessità quotidiane delle persone, a cominciare dalla famiglia e dalla scuola. Certo è che iniziative come quella del convegno sull’agenda bioetica del governo sono apprezzabili perché rappresentano un buon inizio di quel cammino comune che i moderati possono e devono fare”.

Dunque, il cantiere è aperto. Le convergenze si misureranno sui temi di fondo ma anche sui singoli atti che arriveranno in parlamento. Sarà quello il banco di prova per capire se il progetto centrerà anche l’obiettivo “dell’unità politica dei moderati”.