Il carcere per Sallusti è una mannaia sulla libertà di espressione

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Il carcere per Sallusti è una mannaia sulla libertà di espressione

27 Settembre 2012

di L. B.

In carcere per un’opinione. Anzi, per mancato controllo su un’opinione. La condanna non è solo contro Alessandro Sallusti ma una mannaia sulla libertà di espressione. Condanna definitiva. La Cassazione ha confermato il verdetto d’Appello per il direttore de Il Giornale. Diffamazione: 14 mesi dietro le sbarre.

Condanna piena. Respinto il ricorso della difesa, niente attenuanti generiche chieste dallo stesso procuratore generale prima che i giudici si riunissero in Camera di Consiglio. Sono bastate due ore e mezzo per decidere che sì, Sallusti merita il carcere come dice la legge, una legge che risale alla notte dei tempi e che la politica non ha mai trovato il tempo di cambiare. Non per cancellarla, ovviamente, ma per depennare la misura della detenzione in carcere che in un paese civile e per una tipologia che attiene la sfera delle opinioni e quindi la libertà di espressione, è una misura punitiva abnorme e incredibile. Chi diffama, me risponde in sede civile. Punto.

La realtà, invece, è che in Italia, paese democratico, si va in carcere per un’opinione. Come nei regimi totalitari, come in Corea del Nord, tuona Gaetano Quagliariello. La politica si indigna e promette tempi rapidissimi per cambiare quella legge: Cicchitto non esclude l’opzione di un decreto. Il Guardasigilli Severino sottolinea la necessità di rivedere la norma sulla diffamazione e i reati a mezzo stampa e tutti gli esponenti dei partiti sono pronti a fare e fare presto. Vedremo. Quello che colpisce è che in questo paese ci si sveglia sempre quando la frittata è fatta, si va avanti o si dice di voler far qualcosa per cambiare solo di fronte all’emergenza, a un fatto grave e contingente col quale tutti siamo chiamati a fare i conti. Incredibile, ma è così.

Intanto, Alessandro Sallusti tra un mese andrà in galera: non chiederà la misura alternativa dell’affidamento ai servizi sociali, né la grazia al presidente della Repubblica. Nell’editoriale di oggi, l’ultimo da direttore del quotidiano di via Negri dopo le dimissioni annunciate ieri, Sallusti scrive di non accettare di evitare “la cella chiedendo la pena alternativa dell’affidamento ai servizi sociali, per sottopormi a un piano di rieducazione”. Non chiederà la grazia a Napolitano (numerosi gli appelli di esponenti politici al capo dello Stato) che critica per non aver “arginato” nel suo settennato le intemperanze e le forzature di una certa magistratura politicizzata, ma ne ha anche per il governo e per tutti quelli che potevano fare e finora non hanno fatto.

Oggi rinuncerà alla scorta che lo protegge da due anni “da concrete e reiterate minacce”, perché – scrive Sallusti nel suo editoriale – “non posso accettare che una parte dello Stato, il ministero dell’Interno, spenda soldi pubblici per tutelare una persona che un’altra parte dello Stato, la magistratura, considera in sentenza definitiva soggetto socialmente pericoloso”. Ai lettori de Il Giornale dice che lascia la direzione perché “il foglio delle libertà non può essere guidato da una persona non più libera di esprimere ogni giorno e fino in fondo il proprio pensiero”.

Cos’altro deve succedere per cambiare una legge assurda? Non è la casta dei giornalisti che si erge a paladina di se stessa, qui è in gioco una questione ben più grande e fondamentale. Riguarda ogni cittadino: la libertà di espressione.