Il caso di Sanita Service svela la realtà nascosta dietro alle internalizzazioni

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Il caso di Sanita Service svela la realtà nascosta dietro alle internalizzazioni

06 Aprile 2011

Uno dei temi dominanti della campagna elettorale di Vendola è stato quello della lotta alla precarietà, in cui si è accreditato con autentiche leggi spot, adottate con straordinaria tempestività proprio a ridosso delle elezioni, in materia di “stabilizzazioni” ed “internalizzazioni”, tutte peraltro prevedibilmente bocciate dalla Suprema Corte per l’aggiramento, in esse contenuto, del precetto costituzionale relativo alla necessità di pubblici concorsi per pubbliche assunzioni.

In verità, le internalizzazioni contraffatte come pubbliche assunzioni, mentre altro non fanno che sostituire un’azienda privata con un’altra, altrettanto privata, anche se a capitale pubblico, non avevano nulla a che fare con la lotta alla precarietà, perché i dipendenti di cooperative di servizio convenzionate con la Regione erano già garantiti nella continuità del posto di lavoro dalla cosiddetta “clausola sociale”, che mette comunque al riparo da eventuali subentri di altra azienda nella gestione del servizio in questione. Esse, in realtà, da un lato consegnano i suddetti dipendenti a gestioni partitiche, come si è immediatamente visto nell’esempio pilota di “Sanita Service” di Foggia, che in campagna elettorale si è distinta per aver organizzato un pranzo con i candidati Vendola ed Arcangelo Sannicandro (già Capogruppo alla regione di Rifondazione prima e di Sel poi, ed oggi Presidente della Commissione Bilancio), per di più scaricandone il costo (30 euro cadauno) direttamente sulle già misere buste-paga; dall’altro comportano un grave rischio di dequalificazione dei servizi, non essendo più ipotizzabili – per esempio- sanzioni e rescissioni in caso di inadempimenti o di carenze, essendo l’azienda in questione nient’altro che una derivazione della Asl committente. A ciò si aggiunga che i tanto conclamati risparmi da internalizzazione si fondavano su un’inesistente esenzione dall’Iva, che in realtà per la mano pubblica nel suo complesso si sarebbe risolta in una mera partita di giro.

Sta di fatto che, mentre la favola della stabilizzazione si spegne nella malinconica regressione ad assunzioni a “tempo determinato”, proprio da Sanita Service ci arrivano le prime, incontrovertibili prove della truffa, mediatica e non, perpetrata con la santificazione elettoralistica delle “internalizzazioni”. Apprendiamo infatti che tale società, che gestisce anche il Servizio “118” è priva di ambulanze, che affitta dagli affidatari suoi predecessori, ma in compenso ha dotato il suo Amministratore di un rampante Suv del non indifferente costo di 43 mila euro.

Apprendiamo altresì che i presunti risparmi, in gran parte determinati peraltro dall’utilizzo di personale e strutture della Asl di Foggia, sottratti ad altri compiti con relativi costi e disagi, in realtà sarebbero quasi integralmente inghiottiti dai costi della struttura, alias impiegati et similia, e soprattutto dal mega compenso, 97 mila euro, del sullodato Amministratore delegato.

Apprendiamo ancora che sarebbe venuta fuori una lista di 80 assunzioni effettuate a ridosso della cosiddetta “internalizzazione”, con buona pace del limite del 31 dicembre 2007 disposto dalle norme, con a fianco i nomi dei relativi sponsor, politici ed affini, tra i quali anche un potentissimo dirigente Asl coinvolto nei più recenti arresti a carico dei quali, insieme ad altre pendenze giudiziarie, gravano due condanne passate in giudicato per rapina.

Apprendiamo infine che, sempre il sullodato Amministratore, è stato denunciato dalla Digos per avere capeggiato una squadraccia introdottasi nella redazione del quotidiano “L’Attacco”, ove avrebbe picchiato un giornalista reo di avere scritto cose sgradite proprio su “Sanita Service”, la sua gestione ed i suoi referenti.

Ferma restando la presunzione d’innocenza, non si può non rilevare che tra gli arrestati, in quanto presunto promotore-beneficario di acquisizioni di costosissime forniture per la Asl, c’è il potente fratello di una Consigliera regionale della lista personale di Vendola, Anna Nuzziello. Ove si consideri che le sue attività professionali nel settore sanitario, per cui è diffusamente reputato il Tarantini foggiano, erano ben note a tutti, non si può non rilevare che i “conflitti d’interesse” nella galassia vendoliana non soltanto non si sono estinti con le dimissioni di Alberto Tedesco, ma sono addirittura estesi alla lista personale del Governatore. Né trattasi del solo caso, nella “Puglia per Vendola”, visti i noti legami di altro, autorevole Consigliere in talune accreditatissime cooperative.

Ma forse è la Asl di Foggia ad essere sfortunata. Si pensi che il suo precedente Direttore Generale, notissimo e storico esponente della sinistra locale, è stato condannato in prima grado ad 1 anno e 4 mesi di reclusione per avere falsato la graduatoria di un concorso a favore della moglie dell’onorevole Bordo, ultimo segretario regionale dei Ds ed attuale deputato Pd.