
“Il caso Salva-Roma dimostra che senza riforme non si va avanti”

27 Dicembre 2013
Ha passato il Natale a Firenze dove vive un pezzo di famiglia. Due passi tra palazzo Vecchio e piazza del Duomo, il feudo del rottamatore, gli hanno schiarito le idee sull’agenda del governo e fatto crescere il pensiero positivo sulla tenuta di questa nuova maggioranza. «Ottimista forse troppo -dice il ministro della Riforme Gaetano Quagliariello – diciamo che sono più positivo». E a Matteo Renzi che addirittura ne farebbe moneta di scambio di un rimpasto di governo, dice: «Sono lusingato di queste attenzioni: se Renzi è il modello del nuovo centrosinistra, il centrodestra deve averne uno alternativo. Poi, è chiaro che ognuno ha il suo stile e che quello di Renzi è diverso dal mio. Il rispetto, però, non si discute e spero sia bilaterale».
Il governo ha subito il ritiro del decreto salva-Roma o ha sfruttato l’occasione offerta dal Quirinale per togliere di mezzo un testo che non riconosceva più?
«Il governo ha colto la palla al balzo per liberarsi di un testo che era diventato altro rispetto a quello che doveva essere. Si tratta di una degenerazione antica, avvenuta con ogni tipo di maggioranza e in ogni tempo a prescindere dalle circostanze: la riprova che il nostro sistema istituzionale, il rapporto tra governo e Parlamento, non funziona più».
Avete accettato di uccidere il salva-Roma per mettere a nudo la crisi delle regole della nostra democrazia?
«La vicenda di questo decreto dimostra l’urgenza della riforma di questi meccanismi. Servono regole diverse. Un tale snaturamento dei contenuti di un testo di legge non sarebbe mai potuto succedere in nessuna altra democrazia europea dove esistono strumenti per evitare che la spesa finisca fuori controllo».
Uno o più colpevoli?
«I meccanismi istituzionali hanno permesso la sommatoria di interessi particolari. Alcuni dei quali, fra l’altro, sono anche legittimi ma fuori da un organico quadro d’insieme provocano risultano indecenti».
Non è che nel Mille proroghe rientrano i provvedimenti del salva-Roma?
«Il compito del governo oggi è quello del setaccio, far passare solo ciò che ha congruità dal punto di vista della sostenibilità di cassa. E, soprattutto, carattere di necessità e urgenza. Quindi sicuramente i comuni, come Roma, con grave disavanzo nel bilancio. E le amministrazioni che hanno dovuto fronteggiare calamità naturali. Solo per questo a fine ottobre il governo fece quel decreto»
Affitti d’oro dello stato. Tanto rumore per nulla visto che la norma c’è già?
«Il problema è noto e non da oggi. Alcuni strumenti ci sono già, altri ne arriveranno per rafforzare. Ma non è un merito dei Cinque stelle che forse non si sono accorti di quanto già si stia facendo in questa direzione».
Cosa ci sarà nell’agenda del 2014? Anche il rimpasto?
«Come dimostra il salva-Roma, serve una norma che eviti emendamenti che fanno lievitare la spesa. Questo non per limitare il potere del Parlamento ma per tenere conto dei vincoli di bilancio imposti oggi anche dalla Costituzione»
Serve una modifica costituzionale?
«Sarebbe meglio ma si potrebbe anche intervenire sui regolamenti parlamentari. Detto questo, verifichiamo ogni giorno la inattualità dcl bicameralismo perfetto in una situazione in cui i partiti hanno minor potere di obbligazione. Serve diversificare i compiti delle camere e che solo una dia la fiducia. È questo è un passaggio decisivo anche per la legge elettorale».
Come va il tavolo di riforma del sistema di voto?
«Quando si approfondisce la materia non ci sono grandi differenze, né sulla legge elettorale né sulla riforma del bicameralismo. Per intendersi basterebbe sostituire un anche a un invece. Voglio dire che la proposta di riforma deve partire dalla maggioranza e poi andare anche altre forze politiche. Non è congruo che sì dica in partenza invece rispetto alle forze di maggioranza. Sovvertirebbe le regole della politica».
E sulla riforma del lavoro?
«Qui mi pare ci sia più distanza che sulle riforme. Vedremo se il centrosinistra, tutto, vuole veramente accettare un sistema a burocrazia zero. E poi: è mai possibile che, nonostante i provvedimenti degli ultimi due anni, le partecipate pubbliche a livello locale siano addirittura aumentate? Serve una nonna precisa che dice basta e nuovi stipendi e gettoni di presenza».
Ce la farà il commissario Cottarelli a tagliare?
«Ncd ha recepito il suo grido di dolore. Bisogna essere chiari: se si taglia uno, si riduce uno. Se non è così, corriamo due rischi: che scattino le clausole di salvaguardia e quindi cresca veramente l’imposizione fiscale e allora il governo ha fallito. Secondo rischio: invece di fare operazione di taglio, facciamo operazione di mero spostamento della spesa».
Non ha risposto sul rimpasto.
«Non mi pare sia la priorità. Il governo faccia quello che deve, poi avrà anche la legittimità per discutere anche di altro».
Tra le cose da fare anche una legge sulla lobby?
«È molto complessa ma soprattutto servono meccanismi istituzionali che consentano di limitare gli interessi delle lobby».
Grillo insiste nell’impeachment di Napolitano.
«A questo Paese, anche a Grillo, servirebbe un po’ dì storia controfattuale, cioè cosa sarebbe successo se … Il paese è ancora in difficoltà ma senza quel sì strappato a Napoletano e senza l’atto di coraggio di Ncd, la situazione sarebbe molto peggiore.
(Tratto da L’Unità, intervista di Claudia Fusani)