Il Cav. chiarisce le sue mosse ma gli ostacoli sono molti e pericolosi

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Il Cav. chiarisce le sue mosse ma gli ostacoli sono molti e pericolosi

Il Cav. chiarisce le sue mosse ma gli ostacoli sono molti e pericolosi

21 Novembre 2007

di g.l.

C’è la fila davanti alla porta del loft di Walter Veltroni.
Lunedì il segretario del partito democratico incontrerà Gianfranco Fini, mentre
venerdì sarà il turno di Silvio Berlusconi. Dell’agenda di Casini non si hanno
ancora notizie ma si aspettano a breve.

E’ un giro di incontri destinato a chiarire molte cose dei
fatti turbinosi e improvvisi che hanno segnato lo scorso fine settimana. Fini
andrà da Veltroni in assetto di guerra, avendo militarizzato il partito a
scanso di defezioni e tentennamenti. Vuole presentarsi dal sindaco di Roma a
petto gonfio e nel pieno delle sue prerogative. Il tema dell’incontro sarà
ovviamente la legge elettorale e Fini avrà in 
tasca una cosa da chiedere e una cosa da offrire, com’è d’uso in ogni
trattativa. Il presidente di An vuole infatti la garanzia che il sistema  preveda l’obbligo di presentare la coalizione
prima del voto. E’ il modo con cui pensa di rimettere il guinzaglio a
Berlusconi e frenare la sua corsa solitaria. In cambio è pronto ad aprire da
subito e con Veltroni un tavolo sulle riforme costituzionali, anche qui per
spiazzare il Cav. che non vorrebbe sentirne parlare in questa legislatura.

Veltroni sarà probabilmente molto tiepido sulla richiesta perché a lui (come a
Berlusconi con il Pdl) conviene presentare il suo Pd senza l’ingombro degli
alleati marginali. Salvo poi contrattare in seguito con la sinistra radicale le
condizioni per un accesso al governo in caso di vittoria.
L’offerta invece potrebbe trovarlo sensibile. I sondaggi gli attribuiscono un
recupero e Veltroni potrebbe non aver fretta di andare a votare. Così mentre
Prodi disbriga il tirare a campare del governo, lui avrebbe il tempo di
dedicarsi alla riscrittura della carta fondamentale. C’è dunque un margine per
la trattativa.

Anche Berlusconi ha pronto un pacchetto interessante di
proposte, accompagnate però da un sovrappiù di peso specifico parlamentare. Gli
strateghi elettorali del Cav. sono già a lavoro nei dettagli ma nell’incontro
tra i capi si parlerà di questioni di fondo, anche perché le posizioni non sono
lontane. Berlusconi vorrebbe in sostanza alcune modifiche al sistema già
disegnato dagli sherpa veltroniani: una legge proporzionale di sapore spagnolo
con collegi non ampi e piccole liste bloccate. Il risultato sarebbe un
ragionevole sbarramento e la possibilità di controllare strettamente la formazione
degli eletti. Tutti risultati favorevoli per entrambi.

Berlusconi ha abbastanza chiaro il percorso che lo aspetta e
ne ha parlato sia con i gruppi parlamentari che con i segretari regionali,
riuscendo con qualche iniziale fatica, 
se non a convincerli, a dargli fiducia. Se grazie all’aiuto di Tremonti –
già in azione su questo fronte – il Cav. incassa un accordo preventivo con la
Lega, è possibile che, con la  legge
nuova  elettorale, il Pdl possa aspirare
a qualcosa più del 30 per cento, che sommato al risultato di Bossi, potrebbe
portare il blocco qualcosa sotto al 40.  A
quel punto non ci sarebbe gioco che non vedrebbe Berlusconi al centro. Con il
vantaggio di avere due scelte invece di una: recuperare gli alleati a nuove
condizioni o aprire alla ipotesi di larghe intese. Berlusconi era pronto ad
accettarle quando aveva perso per 24.000 mila voti. Veltroni potrebbe farlo da
posizioni anche più critiche.

In uno scenario del genere il partito dei moderati da tanto
e da tanti vagheggiato sarebbe di fatto già una realtà. Tanto più se si
considera che il Pd di Veltroni, dove il peso degli ex Ds è in continua
espansione mentre i cattolici sono destinati a un ruolo poco oltre la
testimonianza,  sarà sempre più sospinto
verso l’area del Partito socialista europeo. E’ plausibile pensare che questo
genere di considerazioni siano le stesse che hanno indotto Casini e il suo Udc,
contrariamente a Fini, a muoversi con
grande prudenza e ad evitare strappi con il Cav.

Il percorso è lucido e convincente e per questo irto dei
peggiori ostacoli. Sul fronte esterno la corazzata di Repubblica ha già dato
fuoco alle intercettazioni Rai-Mediaset e pare che il peggio sia ancora da
venire. Un intervento che pare fatto apposta per riportare in auge la legge
Gentiloni e lusingare quanti, specie in An, sono pronti a disertare le
barricate. Ma chissà quante altre inchieste sono già pronte per uscire dai cassetti
di procure e redazioni.

All’interno Berlusconi deve fronteggiare l’ira di Fini e la sua
promessa di eterno rancore. Ora i colonnelli sono tutti allineati  dietro al loro leader e anche i più
berlusconiani non azzardano un sussurro. Ma come faceva notare ieri il senatore
di An, Gramazio, si avvicinano molte consultazioni
locali (a Roma si rinnova la provincia all’inizio di dicembre e lo stesso vale
per molti comuni siciliani) e le strette tessiture già avviate dovranno prima o
poi essere riprese se non si vuole scomparire dal territorio.

Il crinale più difficile sembra quello della prossima
gestione parlamentare. Berlusconi è arrivato allo scenario odierno sull’onda di
un estremo tentativo di buttare giù il governo Prodi. A questa posizione va
assicurata continuità: se la Finanziaria torna al Senato il compito dei
senatori di Forza Italia sarà ancora quello di infliggere il colpo di grazia.
Allo stesso tempo però si è aperta una stagione nuova che va tenuta viva per
non chiudere gli spazi di dialogo e di trattativa. Si tratta di un equilibrio
difficile e faticoso da mantenere. I gruppi parlamentari di Forza Italia sono
sotto pressione e certo l’intervista di Michela Vittoria Brambilla su Libero di
oggi non ha aiutato a distenderli. Ma anche i parlamentari di An e Udc possono
essere un problema: se al momento decisivo, contro Prodi, mancasse un voto poi sarebbe
inutile andare a guardare da che parte è venuto meno.