Il Cav. convince Bruxelles ma ora la vera prova per il governo sono i fatti
26 Ottobre 2011
Sì. Così Bruxelles risponde a Roma, così Berlusconi incassa un via libera che vale molto sia sul versante della crisi, sia per il destino della legislatura. Non era facile, né scontato, presentando una lettera di intenti, ancorchè ferma nei toni coi quali si risponde per le rime a chi ha osato ironizzare sulla credibilità dell’Italia (Sarkozy e Merkel) e dettagliata nella tempistica. Ora quegli impegni vanno onorati e tradotti in fatti. Un’altra prova del nove per il Cav., soprattutto sul capitolo della riforma del mercato del lavoro, fissata entro maggio del prossimo anno.
Perché se sul dossier pensioni alla fine non ci sono novità sconvolgenti ma in pratica la conferma di quanto era già previsto, cioè il graduale innalzamento delle sole pensioni di vecchiaia a 67 anni da qui al 2026, non sarà una passeggiata portare in parlamento il punto della lettera alla Ue in cui si prevede maggiore flessibilità nei licenziamenti (ma pure nelle assunzioni per creare nuova occupazione) per le aziende in gravi e certificate difficoltà economiche. C’è da aspettarsi la levata di scudi dei sindacati e, ovviamente, di tutta l’opposizione. Ma è prevedibile che la cosa possa non essere digerita granchè anche da settori della maggioranza in fibrillazione per gli scenari su ciò che sarà, da ora a gennaio. Una finestra temporale che in molti indicano come uno spartiacque per capire se si andrà a votare nel 2012 o nel 2013. E ieri i rumors di un patto tra Berlusconi e Bossi per le elezioni anticipate, hanno gettato nuova benzina sul fuoco.
Entrambi smentiscono. Il Senatur lo fa rivendicando il ‘peso’ della Lega dentro l’esecutivo e il suo personale standing nei confronti del Cav. perché a decidere se e quando staccare la spina sarà solo lui. Un mesaggio che ha due destinatari: il premier, appunto, ma anche l’ex delfino Maroni che coi suoi non scarta a priori l’idea di un governo tecnico o di transizione che eviti lo show down delle urne in primavera. Insomma, dire a nuora perché suocera intenda. E ciò che suocera (Maroni) deve intendere è che le liste elettorali le farà ancora una volta il Senatur e dunque non c’è spazio per scalate o tentativi di assalto alla leadership del partito. Smentisce pure Berlusconi rilanciando la data del 2013.
Certo è che il leader leghista ha difeso a spada tratta – anzi con quella di Alberto da Giussano – le pensioni di anzianità puntando su un compromesso; e se fino a poche settimane fa la riforma previdenziale era considerata la madre di tutte le riforme, adesso non sembra poi così strategica a fronte di altre misure che, invece, l’Europa chiede e il governo considera fondamentali. Mercato del lavoro, età pensionabile, piano di dismissione del patrimonio pubblico, infrastrutture, privatizzazioni sono le direttrici lungo le quali Berlusconi calibra l’azione di governo e rassicura i partner europei, partendo da una premessa quanto mai opportuna: l’Italia ha sempre rispettato gli impegni europei e intende continuare a farlo. E’ l’incipit della lettera indirizzata a Barroso e Van Rompuy.
Non un elenco generico dei ‘faremo’ (checchè ne dica Casini convinto che si tratti di un libro dei sogni) , bensì un documento con date e tempi certi di attuazione delle misure che Roma intende adottare da qui ai prossimi otto mesi-un anno. Sicuramente frutto del pressing europeo che avrebbe costretto a una limatura del testo per renderlo più dettagliato, e tuttavia da questo momento in poi il Cav. sa che quella road map andrà realizzata punto per punto.
Un documento nel quale molti esponenti del centrodestra leggono un manifesto politico, quella ‘rivoluzione liberale’ incompiuta in questi venti anni che ora potrebbe essere portata a termine e al tempo stesso una ripartenza, appunto politica. C’è chi, invece, ci vede solo un modo per temporeggiare, in attesa del big bang a gennaio, mettendo già in conto che la riforma del mercato del lavoro sarà il nuovo scoglio parlamentare sul quale il premier potrebbe inciampare, definitivamente.
Quindici pagine piene di scadenze e date: è la vera novità che Berlusconi rivendica nella telefonata a Porta a Porta come garanzie di cose che devono essere fatte perché “i singoli punti sono corredati da un calendario per la loro concreta applicazione”, rassicurando sul fatto che i lavoratori che dovessero essere licenziati avranno la Cig, che la legislatura arriverà fino in fondo e che l’opposizione dovrebbe assumersi le proprie responsabilità perchè ciò che serve adesso, serve all’Italia e non alla maggioranza. E ancora: non c’è alcun attrito con Berlino, non a caso la Merkel è la prima a stringere la mano del premier quasi a sottolineare che lo scivolone a braccetto di Sarkozy non era voluto. Il problema resta con Parigi: nessun incontro tra i due leader a Bruxelles e lo stesso Berlusconi ammette che buona parte del raffreddamento nei rapporti tra Eliseo e Palazzo Chigi ruota attorno alla poltrona di Bini Smaghi alla Bce.
Se il Cav. convince Bruxelles, ora dovrà fare altrettanto in Italia. Magari puntando su qualche compromesso in meno e su qualche no pieno e fermo a chi tenterà di portare l’acqua al proprio mulino elettorale. Ora che la road map è fissata, non c’è più tempo per prendere tempo.