Il Cav. dà la precedenza ai processi più gravi ma la sinistra grida allo scandalo

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Il Cav. dà la precedenza ai processi più gravi ma la sinistra grida allo scandalo

Poco più di un mese di Governo ed è già in crisi il progetto della Legislatura costituente, delle riforme condivise, del clima nuovo tra maggioranza e opposizione.

Il desiderio di dialogare, cui avevano fatto da prologo i toni a lungo soft in campagna elettorale, aveva inaugurato la nuova stagione con le misure condivise sull’emergenza dei rifiuti campani ed aveva resistito ai primi contrasti sul pacchetto sicurezza. Aveva poi preso a vacillare per via dell’euroscetticismo sbandierato dalla Lega, per alcune provocazioni di Di Pietro e soprattutto per il disegno di legge per porre freno all’abuso delle intercettazioni nelle inchieste.

Il rischio del tracollo definitivo di tutti i buoni propositi di scelte condivise si profila oggi su un altro provvedimento in materia giudiziaria: l’emendamento al decreto sulla sicurezza presentato dai Senatori del Pdl Berselli e Vizzini sulla sospensione dei processi per i cosiddetti reati minori.

La misura, correttiva del Decreto legge approvato a Napoli nel corso del primo Consiglio dei Ministri, determinerebbe automaticamente la sospensione di un anno per tutti i procedimenti in corso e non ancora conclusi in primo grado, che riguardino fatti di scarso allarme sociale commessi fino al 30 giugno 2002.

Si verrebbe così a creare una sorta di corsia preferenziale per i reati più gravi puniti con l’ergastolo o con una pena superiore ai dieci anni.

Il presupposto della sospensione sarebbe, dunque, da ricollegarsi all’emergenza sicurezza che ispira l’intero provvedimento legislativo, poiché si mirerebbe a dare la precedenza ai procedimenti per fatti gravi e gravissimi: dalla mafia al terrorismo, dagli omicidi volontari a tutte quelle fattispecie che, per effetto dello stesso decreto sicurezza, debbono ora essere trattate con il rito direttissimo o immediato.

L’emendamento dei senatori Berselli e Vizzini ha già avuto l’onore di essere ribattezzato dall’opposizione, che ha subito parlato di norme salva premier, perché tra i processi sospesi rientrerebbe quello di Milano sul caso Mills, in cui Silvio Berlusconi è imputato per corruzione.

La sospensione, peraltro, hanno subito ammonito dal Pd, non sarebbe che il primo colpo, perché allo stop di un anno sarebbe destinato a seguire quello per tutta la durata del mandato, con l’approvazione di un altro disegno di legge che riproduca il così detto Lodo Schifani, quello che sospende i giudizi in corso nei confronti delle più alte cariche dello Stato, facendo salvo il decorso del periodo di prescrizione, fino al termine dei rispettivi incarichi.

Nella serata di ieri poi, dopo che Veltroni aveva lanciato un vero e proprio aut aut, minacciando di porre fine ad ogni trattativa a fronte dell’approvazione della norma descritta, e dopo che Casini e Di Pietro avevano fatto pervenire anche il proprio invito a ritirare l’emendamento, è intervenuto lo stesso Premier, con una lettera al Presidente del Senato, in cui difendeva l’emendamento al Dl sicurezza e definiva indispensabile l’approvazione di un provvedimento che riproduca, in una nuova veste, il lodo Schifani.

Si tratta chiaramente del primo autentico scontro di questa Legislatura tra maggioranza ed opposizione e non è di certo una sorpresa che lo scenario sul quale è destinato a consumarsi sia quello della Giustizia.

Pd e Pdl, del resto, dimostrano di non aver smarrito la capacità di riversare proprio su questo tema cruciale per il Paese tutti i propri difetti.

La maggioranza, di fronte a certe situazioni, smarrisce improvvisamente il senso dell’opportunità politica e presta il fianco con disarmante ingenuità alla reiterazione della critica più odiosa, ma anche più assidua, che le possa essere rivolta. E’ infatti inevitabile che si torni a parlare di leggi ad personam, perché gli interventi preannunciati riflettono fatalmente l’immagine di un Presidente del Consiglio che ha troppo a cuore la tutela dei propri interessi.

L’opposizione, dal canto suo, non si fa scrupolo di strumentalizzare l’errore altrui, ricorrendo addirittura alla menzogna, quando evoca l’inserimento del Lodo Schifani nel corpo del Decreto sicurezza.

Lo scontro andrà probabilmente avanti a lungo. Non risparmierà nemmeno la Consulta, che sarà strattonata dai due schieramenti nel tentativo di far pendere sul proprio versante la bilancia della legittimità costituzionale, né lascerà spazio per avviare finalmente un ragionamento serio sul tema dell’obbligatorietà dell’azione penale, che pure, poco a poco, dalla circolare Maddalena in poi, sembra stia aprendo una breccia nel muro dell’opposizione di una certa magistratura.

Speriamo almeno che non si traduca in un nulla di fatto, perché di una svolta la Giustizia ha davvero bisogno, che consenta di porre da subito un freno all’impunità almeno dei delitti più gravi.

In fondo sarebbe un miglioramento rispetto all’attuale situazione di impunità diffusa e generalizzata.